Sciopero della spesa nel carcere di Asti
Ad Asti il rincaro si è verificato a luglio. Immediatamente i detenuti hanno scritto una lettera alla direzione contestando la variazione di prezzo, da 1,20 euro a 2 euro, e richiedendo una verifica dei prezzi delle bombolette di gas e degli altri prodotti con i prezzi che gli stessi articoli hanno nei supermercati fuori, come prescrive l’ordinamento penitenziario. Ma fino ad ora nessuno ha dato loro una risposta.
Così hanno deciso di iniziare uno sciopero della spesa che, eccezion fatta per tabacco, sigarette, cartine e francobolli, riguarda tutti gli altri articoli acquistabili in carcere.
Nei prossimi giorni cercheremo di darvi notizie più precise sull’andamento della protesta. Di certo se, dopo Brissogne ed Asti, iniziative simili dovessero diffondersi anche in altri penitenziari, i profitti di chi lucra sulla spesa dei detenuti comincerebbero a risentirne, fornendo così una buona indicazione sul che fare, in carcere, per far sentire la propria voce.
Intanto nel carcere astigiano, da una settimana, è stata imposta la censura sulla posta a Michele e ad Andrea. La motivazione ufficiale di questo provvedimento è il fatto che, nonostante i due compagni abbiano un divieto d’incontro, potrebbero scriversi e quindi comunicare attraverso posta ordinaria.
Non è certo un’ipotesi azzardata pensare che l’imposizione della censura sia legata al giornale realizzato da alcuni detenuti di Quarto Inferiore che dalla fine di agosto circola tanto all’interno quanto all’esterno del carcere. Probabilmente la direzione non vede di buon occhio che notizie sulle condizioni generali della detenzione, così come sul comportamento della guardie e sulle proteste che avvengono all’interno del carcere astigiano, possano uscire al di fuori delle mura di cinta e essere lette da un buon numero di persone.
da Macerie
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