Turchia: evasione di 18 detenuti, accusati di far parte del PKK
Il ministro della Giustizia, Sadullah Ergin, profondamente imbarazzato dall’accaduto ha rilasciato diverse dichiarazioni al riguardo e hai spedito immediatamente sul posto un suo rappresentante per “prendere parte alle indagini”. Ecco che da subito hanno preso vita delle ipotesi degne da miglior film poliziesco per non dare credito a un’evasione sotto il naso delle guardie (la prigione di Bingol conta un direttore, tre vicedirettori e 103 agenti penitenziari): i detenuti avrebbero scavato il tunnel per un anno, altri prigionieri li avrebbero aiutati e sicuramente all’uscita del tunnel qualcuno aspettava gli evasori. Il ministro degli Interni, Muammer Güler, ha affermato con convinzione che la fuga è stata realizzata durante il cambio di guardia e ha reso pubbliche alcuni dati come il fatto che per ora la polizia non ha trovato gli strumenti con i quali è stato realizzato il tunnel e che all’interno hanno trovato un impianto d’illuminazione. Güler ha anche dichiarato che è stata lanciata un’operazione in tutta la nazione per trovare e catturare gli evasori. L’area di Bingol e le vicinanze sono sorvolate da elicotteri e sulle strade principali della regione sono stati organizzati dei posti di blocco. Siccome gli investigatori non hanno trovato né strumenti utili per lo scavo né la terra estratta, i responsabili della prigione hanno annunciato un controllo capillare tra i detenuti per identificare gli eventuali complici. Inoltre, le autorità hanno annunciato che i visitatori dei fuggitivi saranno sorvegliati per escludere qualunque coinvolgimento.
Mentre i vari ministri rilasciano dichiarazioni sull’accaduto, cercando in tutti i modi di salvarsi la faccia, il Primo ministro Erdogan a breve presenterà il pacchetto di riforme per proseguire i fragili negoziati di pace con la popolazione curda. I militanti hanno avviato i processi di disarmo e ritiro dalla Turchia nel maggio di quest’anno in cambio di una riforma che avrebbe dovuto assicurare i diritti ai rimanenti curdi, ma Ankara non ha mantenuto le sue promesse. All’inizio di settembre, i militanti hanno annunciato che avrebbero interrotto la loro ritirata, se il governo non si fosse impegnato maggiormente nei negoziati, dunque Erdogan deve correre ai ripari.
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