
WORLD INVASION di Jonathan Liebesman

Recensione a cura di KinoGlaz_
Un film bestiale, al di sotto della decenza. Talmente rozzo da escludere qualsiasi tipo di interpretazione che non rimandi al film stesso; in altre parole, in questo che è un film di guerra, non si può nemmeno parlare di metafora di un qualunque conflitto realmente in atto, nè tantomeno di paure da esorcizzare o di propaganda pro USA. Qui ci sono soltanto dei soldati che urlano e sparano a un nemico, extraterrestre, che di fatto viene rappresentato come il Male assoluto. E se il nemico è il Male, come si fa a non stare dalla parte dei marines? Tutto viene ridotto alla rappresentazione di due estremi: bene/male, vita/morte, buono/cattivo, giusto/sbagliato ecc. In mezzo, il nulla.
La scena  chiave, dal nostro punto di vista, è quella della cattura dell’alieno  agonizzante. Per un paio di minuti, forse più, i soldati provano a  finirlo, sparandogli raffiche una dietro l’altra, ma questo continua a  resistere e non vuole saperne di morire. Ecco allora che il  sergente-eroe del film, in questo caso aiutato dalla donna che ha appena  salvato (una veterinaria (!)…), prende l’iniziativa e comincia a  squartare l’alieno, alternando allo scanno svariate pugnalate mirate a  scoprire quale sia l’organo vitale da colpire per uccidere il mostro.
La  regia indugia non poco nel mostrare questa sorta di autopsia in vita,  con l’intento di aggiungere ulteriore repulsione nei confronti del  nemico, che risulta composto di vari strati di carne putrida e  grigiastra. Una “sapiente” ellissi ci fa poi capire che l’operazione è  lunga e impegnativa. Ma quando la cinepresa ritorna sul sergente-eroe,  finalmente l’alieno muore. Lui e la veterinaria hanno scoperto che per  ucciderlo, bisogna colpire il cuore… Pensiamo che sia sufficiente e ci  fermiamo qui.
Questa assoluta riduzione del nemico a puro e  semplice oggetto da annientare, aggiunta alla sequela di frasi  pronunciate dai marines in combattimento (“vanno giù come birilli”,  “passaci sopra con le ruote”, “hai sentito dolore?” ecc.), e ai vari
“yuhuuu”,  “yippeee”, “uohuuu” esclamati ad ogni alieno ammazzato, ci dà comunque  conto di un modo di pensare, di un modo di vedere le cose, di ragionare,  che non è solo della finzione. Al nemico, che ormai è sempre più nemico  assoluto, non viene più concesso nulla. Non c’è spazio per alcun tipo  di umanità, perchè già nella sceneggiatura l’umanità è data in esclusiva  a una sola delle parti in conflitto. Non vi possono essere sfumature o  contraddizioni, perchè altrimenti la storia si complica. Così tutto è  giustificabile, e il distacco con cui è girata la scena dello  scannamento di cui sopra, provoca involontariamente un’inquietudine che è  data dall’indifferenza con cui vengono commesse le atrocità.
Se  oltre a tutto questo aggiungiamo ancora la banalità di ogni scelta di  messinscena e di inquadratura (tutti clichè e tutte cose già viste in  decine di altri film), la mediocrità di sceneggiatura e dialoghi (si  rimpiange la “creatività” di Berretti verdi),  l’utilizzo, incredibilmente spudorato e davvero imbarazzante, della  peggiore retorica sull’eroismo dei marines, non si può che concludere  che World Invasion sia uno dei peggiori film che negli ultimi anni ci sia capitato di vedere.
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