Torino: Askatasuna “bene comune”.
E’ di due giorni fa la delibera passata al Comune di Torino che ha avviato il percorso per rendere “bene comune” il centro sociale Askatasuna, spazio sociale che esiste da 27 anni sul territorio cittadino.
La notizia ha scatenato sin da subito una bufera mediatica che ha occupato le prime pagine dei quotidiani della cronaca locale e nazionale, creando reazioni immediate in particolare nella galassia delle destre, sfociate nella proposta di referendum abrogativo della delibera e nell’interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni Matteo Piantedosi.
Il centro sociale Askatasuna ha preso parola tramite un comunicato in cui evidenzia le ragioni che hanno portato ad accogliere questa proposta in questa precisa fase storica, caratterizzata da un attacco repressivo su differenti fronti nei confronti dell’esperienza del centro sociale, dall’accusa di associazione a delinquere all’effettiva minaccia di sgombero dello spazio.
“Apriamo spazi al quartiere per i bisogni collettivi! così 27 anni fa scrivevamo su uno striscione il giorno in cui in tante e tanti occupavamo il Centro Sociale Askatasuna” è l’incipit del comunicato apparso sulle pagine social e sui giornali che ha specificato la consequenzialità di questa scelta con le prerogative portate avanti negli anni di intervento politico in città.
Molti sono gli interrogativi che riguardano il futuro del centro sociale a partire da ora in avanti, rispetto a cosa implica questa scelta, cosa cambierà, le conseguenze sulla città e le ragioni politiche che hanno spinto a praticare questo percorso.
Gianluca, compagno del centro sociale Askatasuna, prende parola ai nostri microfoni per esplicitare i ragionamenti alla base di questo passaggio e rispondendo alle domande di ascoltatori e ascoltatrici.
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