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Un altro suicidio nel carcere di Torino, era dentro per aver rubato delle cuffie

L’epidemia di suicidi nelle carceri non si ferma. Questa mattina un detenuto del Lorusso Cutugno di Torino si è tolto la vita impiccandosi, il giovane era stato arrestato pochi giorni fa per il furto di un paio di cuffie bluetooth.

Il detenuto stava attendendo l’esito dell’udienza di convalida dell’arresto.

Si tratta del secondo suicidio in pochi mesi all’interno delle mura del carcere di Torino, dopo quello dello scorso agosto in cui un ragazzo di 25 anni si era soffocato con un sacchetto di plastica.

La cronaca dalle carceri assomiglia ormai ad un quotidiano bollettino di guerra. Nonostante il cronico sovraffollamento e le condizioni di vita precarie, le prigioni vengono riempite di detenuti, in maggioranza giovani, poveri e stranieri, che sono accusati di reati minori, come il furto di un paio di cuffie, che magari in altri tempi ed in altri contesti si sarebbero risolti con una denuncia ed una tirata d’orecchie.

Decenni di giustizialismo quasi sempre e solo rivolto contro i più deboli ed in difesa della proprietà privata come bene supremo stanno mostrando i loro frutti. Un degrado generalizzato delle istituzioni e della loro capacità di affrontare la microcriminalità come un problema sociale, derivato dalla disuguaglianza e dall’esclusione, a cui è necessario dare risposte sociali e non come un mucchietto di polvere da nascondere rinchiudendolo dietro le sbarre delle prigioni.

Oggi, come sempre, assistiamo al contrito cordoglio di varie istituzioni, ma nulla o molto poco si sta facendo per farla finita con questo sistema detentivo ed affrontare i veri nodi del problema.

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