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8 marzo: sciopero globale transfemminista nella pandemia (aggiornamenti dalle piazze italiane)

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Otto marzo: è sciopero globale femminista e transfemminista. In tutto il mondo giornata di iniziative e di lotta contro il patriarcato e la violenza sistemica.

Per il secondo anno di seguito l’otto marzo si svolge all’interno del contesto pandemico. Scrive NON UNA DI MENO nell’appello di lancio della giornata: “Dobbiamo creare l’occasione per dare voce a chi sta vivendo sulla propria pelle i violentissimi effetti sociali della pandemia, e per affermare il nostro programma di lotta contro piani di ricostruzione che confermano l’organizzazione patriarcale della società contro la quale da anni stiamo combattendo insieme in tutto il mondo. Non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza di questa lotta. Le tantissime donne che sono state costrette a licenziarsi perché non potevano lavorare e contemporaneamente prendersi cura della propria famiglia sanno che non c’è più tempo da perdere. Lo sanno le migliaia di lavoratrici che hanno dovuto lavorare il doppio per ‘sanificare’ ospedali e fabbriche in cambio di salari bassissimi e nell’indifferenza delle loro condizioni di salute e sicurezza.”

Dunque molte città d’Italia sono attraversate in questo momento da iniziative, picchetti, presidi, speaker’s corner, flash mob, striscionate, sciopero dallo smart working.

A Cosenza da questa mattina le attiviste del collettivo Fem.In stanno occupando la sede dell’ASP di Serra Spiga per rivendicare una sanità pubblica, accessibile e di qualità. “Abbiamo deciso di esprimere il nostro dissenso occupando simbolicamente la sede dell’U.S.C.A. fantasma di Serra Spiga, travolta da uno scandalo nazionale e che ad oggi resta nelle condizioni in cui era stata impietosamente filmata a ottobre 2020. Un luogo fatiscente, che ospita inoltre uno dei tre centri sclerosi multipla in Italia nonché una tra le principali centrali del 118 i cui operatori sono costretti a turni in condizioni invivibili specie nel weekend poiché, ad esempio, senza riscaldamenti, in quanto questi sono centralizzati. L’ASP spende ogni mese per questa struttura maltenuta 20 mila euro di affitto, una cifra esorbitante.” scrivono nel comunicato che annuncia l’occupazione.

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A Pisa in mattinata è avvenuta la denuncia pubblica delle molestie da parte di un professore al liceo artistico di Pisa, insieme alle studentesse che per mesi sono state inascoltate e zittite. Successivamente la mobilitazione si è spostata in piazza XX Settembre dove sono state installate 9 sagome rosa e una bianca, a simboleggiare le 99mila disoccupate a fronte delle 101mila persone totali nel mese di dicembre: un dato sconcertante che abbiamo deciso di rendere manifesto con questa installazione. In questo momento è in corso una critical mass in attesa del presidio transfemminista delle 17.

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A Bologna nonostante la zona rossa la pratica dello sciopero produttivo e riproduttivo ha dato i suoi risultati: “hanno scioperato ancora una volta le operaie migranti di Yoox, da mesi in lotta contro un’azienda che impone turni impossibili alle lavoratrici madri, costringendole a fare i salti mortali per potersi occupare di figlie e figli; hanno scioperato le operatrici sociali ed educatrici delle cooperative organizzando un presidio di fronte a Lega Coop, perché sono stanche di vedersi chiedere condizioni di lavoro impossibili nella gestione pandemica di asili e scuole, senza avere in cambio nessuna garanzia contrattuale e salariale. Hanno manifestato la propria partecipazione allo sciopero le insegnanti e docenti universitarie in DAD, che anche di fronte all’impossibilità di interrompere il lavoro – dovuta alle limitazioni imposte dalle nuove regole sugli scioperi – hanno organizzato lezioni dedicate allo sciopero femminista e transfemminista e alle sue rivendicazioni, oppure forme di «disconnessione» da un’attività online diventata onnipervasiva e sempre più difficile da gestire insieme al lavoro riproduttivo e di cura.”

A Piacenza questa mattina si è svolto un presidio durante la deposizione della perizia dell’assassino reo confesso di Elisa Pomarelli per denunciare la violenza maschile, i femminicidi ed i lesbicidi.

A Torino in mattinata le lavoratrici Jakala sono scese in sciopero con un picchetto e il blocco della produzione. Successivamente alle 10:30 è iniziata una lunga giornata di lotta in piazza Castello che durerà fino a sera. “In questo anno segnato dall’emergenza Covid-19, la gestione della pandemia ha fatto leva sullo sfruttamento di centinaia di migliaia di donne: Le attività di riproduzione sociale, svolte per lo più da donne, sono state definite ‘essenziali’, non si sono potute interrompere neanche nei momenti più gravi della pandemia esponendo migliaia e migliaia di lavoratrici al rischio di contagio. Il lavoro produttivo (il cosiddetto “smart working”) e quello di cura si sono sovrapposti nello spazio domestico. Siamo state costrette per mesi in casa, più che mai luogo di violenza per le donne e le soggettività lgbtqia+. La tutela della salute, in particolare nei settori essenziali, è stata completamente assente.”  Durante il presidio è stata presa parola contro la narrazione tossica che i media continuano a riprodurre in occasione di femminicidi e violenza di genere ed è stata rimarcata la vocazione dell’8 marzo come giornata di lotta e sciopero piuttosto che come momento di festa.

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A Roma nonostante la pioggia torrenziale NUDM si è riunita in presidio “per il Flashmob davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze per ribadire che ESSENZIALI SONO LE NOSTRE VITE e che il #RecoveryPlan ci riguarda! Vogliamo Reddito, diritti, dignità, autodeterminazione. Solidarietà alle insegnanti e a chi oggi non può scioperare.” L’appuntamento per continuare la giornata di lotta è alle 16 in Piazza dell’Esquilino. Ieri pomeriggio invece a Quarticciolo un nutrito numero di donne del quartiere hanno installato uno striscione permanente e attaccato un panuelo #NONUNADIMENO sul monumento in ricordo di Nicole Lelli e di tutte le vittime di femminicidio.

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A Napoli è stato occupato il centro antiviolenza del comune di Napoli a palazzetto Urban. “Da luglio IL CAV della città di Napoli non risponde nemmeno al telefono. Fino a Dicembre l’amministrazione non aveva rinnovato l’appalto per la gestione dei percorsi di fuoriuscita dalla violenza domestica e delle case rifugio. Inoltre, nonostante la Convenzione di Istanbul raccomandi un posto letto in casa rifugio ogni 10.000 abitanti, in Regione Campania ce ne sono solo 13, ognuna con 6 posti. Nella città di Napoli, con una popolazione di circa un milione di abitanti, esiste solo una casa rifugio. Gli sportelli antiviolenza attualmente attivi sono garantiti solo per l’impegno delle volontarie che, senza alcun tipo di riconoscimento istituzionale o retribuzione di sorta, sono da sempre attive nella lotta alla violenza maschile sulle donne nel nostro territorio.”

A Brescia il nodo di “Non una di meno” in mattinata ha dato vita ad un flashmob sotto la sede del Giornale di Brescia, per ricordare le responsabilità dei media nella narrazione tossica che viene fatta nei confronti delle violenze degli uomini sulle donne. Qui il racconto di Radio Onda d’Urto.

A Pavia NUDM si unisce alle lavoratrici essenziali in lotta della cooperativa La Lucentezza che sono scese in sciopero.

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A Milano la giornata di lotta ha avuto inizio davanti a Piazza Affari. Il presidio si è diviso in quattro tavoli tematici con le seguenti rivendicazioni: Una sanità pubblica, laica, accessibile che garantisca la salute di tuttə; una scuola pubblica che sia antidoto alla violenza maschile contro le donne e di genere. In questo momento più che mai ci teniamo a ribadire che la scuola si_cura in presenza; il reddito di autodeterminazione come unica strategia possibile per uscire dalla pandemia e dalla crisi; finanziamenti reali e incondizionati ai Centri anti violenza femministi e transfemministi, perchè la violenza è strutturale e come tale va affrontata. “Con il dito medio rivolto verso il palazzo della borsa: perchè la patrimoniale è solo una piccola parte di quello che ci dovete.”

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In aggiornamento…

 

 

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