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L’accoglienza e l’integrazione si trovano nelle lotte…MAI PIU’ CIE

I flussi migratori, gli accordi di partnerariato fra stati, il ricatto del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, le varie leggi liberticide e i CIE compongono un quadro dove la figura del migrante subisce dall’inizio alla fine un’agressione alla propria dignità a favore dei profitti di stati, aziende private, cooperative e associazioni. Da un lato si aumenta la ricattabilità sui posti di lavoro e si abbassano i salari, dall’altro viene alimentato il paradigma securitario data la necessità per chi non ha niente di vivere di illeciti e di espedienti. Questa mobilitazione per la chisura del CIE di Ponte Galeria nasce inoltre dalla determinazione che c’è stata in particolare negli ultimi mesi dentro al centro di reclusione romano. Infatti la dignità e il coraggio delle proteste e delle rivolte dei reclusi e delle recluse dall’inizio della storia di questi centri sono state l’unica spinta concreta per la loro chiusura.

Senza esaltazioni ideologiche, parliamo della stessa potenza che vediamo davanti alla Granarolo a Bologna e a difesa dei picchetti antisfratto,quella forza con la quale vogliamo metterci in collegamento per allargare le nostre lotte a tutti i soggetti colpiti dalle scelte scellerate dei governi, dell’Europa o del padrone di turno. La mobilitazione si inserisce inoltre in una diffusa presa di parola sul tema CIE che rappresenta, da una parte un’ulteriore risultato delle proteste dei reclusi e da un altro la voglia di politici e associazioni varie di mostrarsi “di sinistra” nei confronti di strutture simili a lager. Ci sono anche in arrivo i famosi “fondi Europei” con i quali secondo molti si potrebbe migliorare la situazione che vive un migrante all’arrivo sul suolo italiano, superando la “gestione monopolistica dell’accoglienza”.

Non vogliamo negare la necessità di ripensare complessivamente la questione delle migrazioni e dei centri per l’accoglienza, ma pensiamo che dobbiamo avere tutti chiaro che questi cambiamenti andranno imposti dal basso, sta a noi rimboccarci le maniche per rappresentare una minaccia nei confronti di chi ha forti interessi nel permanere di questa situzione o in un cambiamento fittizio e in un’umanizzazione della questione. Quello che ci sembra più rilevante sottolineare rispetto a quest’ultimo punto sono le dichiarazioni del Viminale che evidenziano «la possibilità di rivedere la disciplina dei tempi di permanenza all’interno dei Centri di identificazione ed espulsione» e «rivedere il capitolato generale d’appalto»; dichiarazioni che mostrano in maniera lampante come la chiusura una volta per tutte di questi centri non sia minimamente in discussione per ora, ci sembra più probabile l’intenzione di una modifica in una direzione “umanizzata” dei centri e di una possibile diversificazione dei detenuti,che di fatto renderebbe i CIE sempre più simili a delle carceri. Allora saranno i movimenti a fianco delle lotte di chi si vive questi centri a gridare “MAI PIU’ CIE!”; consapevoli che la lotta alla chiusura di questi centri non si può arrestare, e che una volta fuori saremo insieme a lottare per la casa, come per la dignità sul posto di lavoro.

 

Nel frattempo FACCIAMOLI USCIRE!!

Degage_Studentato Occupato Sapienza Clandestina

 

Oggi, Mercoledì 12 Dibattito “Giovani, Stranieri e Criminali.La repressione, l’approccio securitario, le resistenze” Dalle leggi che colpiscono i migranti a quelle sullo spaccio e sul consumo delle droghe @Lucernario Occupato

SABATO 15 FEBBRAIO ORE 14 STAZIONE OSTIENSE ORE 15 PIAZZALE CARAVAGGIO (PARCO LEONARDO) CORTEO AL CIE DI PONTE GALERIA

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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