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Daniela Santanchè: la tipica imprenditrice Made in Italy

Un’inchiesta di Report ha scoperchiato il vaso di pandora mettendo insieme vicende in parte note sulla vita imprenditoriale di Daniela Santanchè: alti guadagni per i manager, lei ed ex consorte, dipendenti licenziati che attendono ancora il pagamento di fine rapporto; cene regali per chi comanda e fornitori finiti sul lastrico con buona pace del made in Italy, ipotesi di falso in bilancio, scatole cinesi e impiegati che lavorano mentre sono in cassa integrazione.

Open to Merdaviglia. Mentre la nostra veniva invitata in televisione ad inveire contro poveri e migranti, contro il Reddito di Cittadinanza e qualsiasi misura in grado di rendere il lavoro un po’ più degno, la stessa, a quanto pare, si esercitava nella violazione di più o meno ogni legge riguardante l’imprenditoria ed i rapporti di lavoro. Non dovrebbe stupire, la Santanchè è di fatto l’epitome di una buona parte dell’imprenditoria italiana, parassitaria e incline allo schiavismo.

Il punto è proprio questo, che una parte considerevole del famoso Made in Italy, e soprattutto dell’indotto turistico si basa su una logica predatoria che distrugge i territori ed impoverisce. Oggi molti chiedono chiarimenti, magari gli stessi che per anni hanno condiviso i banchi parlamentari con la Santanchè, ma appena qualche mese fa il limite di età per il contratto di apprendistato nei settori turistico e termale veniva innalzato da 29 a 40 anni, una legge ad personam per Santanché e la sua gang al fine di pagare poco e non assumere con contratti di lungo periodo lavoratori esperti. Legalizzando di fatto un altro strumento di vessazione della forza lavoro.

L’illegalità è solo un aspetto di questa vicenda ed è connaturata al capitalismo come sistema di sviluppo basato sul profitto ad ogni costo. Il problema è che molti, anche a sinistra, hanno pensato negli scorsi anni che inseguire questo modello della piccola e media impresa potesse salvare l’economia italiana dalla globalizzazione. Vane speranze, ciò che ha prodotto è solo un aumento del tasso di sfruttamento e la concentrazione delle ricchezze in sempre meno mani.

Forse oggi alcuni inizieranno a comprendere che quando imprenditori ed imprenditrici prestati alla politica aizzano la caccia ai poveri ed agli esclusi stanno solo difendendo i loro interessi e distraendo l’attenzione dal disastro culturale e politico in cui stanno sprofondando questo paese. Il vero Made in Italy è devastazione e sfruttamento nascosto dietro un Patria, Dio e Famiglia di cui ubriacare le masse.

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pubblicato il in Sfruttamentodi redazioneTag correlati:

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