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“Senza il contratto, il Paese si blocca”

La lotta dei metalmeccanici per il rinnovo contrattuale non sembra affievolirsi ma anzi dimostra forza e determinazione.

Sommando le 8 ore di ieri si arriva a 40 ore di sciopero da quando, più di un anno fa, è saltato il tavolo di trattativa con FEDERMECCANICA, non si vedeva una lotta così aspra dal 1997. Oltre alla significativa adesione allo sciopero la giornata di ieri ha visto scendere in piazza migliaia di tute blu in tutta Italia, manifestazioni regionali molto partecipate in Piemonte, in Liguria, in Lombardia, in Campania ed in Emilia Romagna dove 10000 lavoratori hanno bloccato la tangenziale Bolognese. Lo slogan utilizzato dai metalmeccanici parla chiaro: “Senza contratto il Paese si blocca”, sono infatti circa 1 milione e seicentomila i lavoratori inquadrati con il CCNL dei metalmeccanici in Italia, si tratta di operai ma non solo, sono coinvolti informatici, ingegneri e tecnici di varia natura, questo significa che se i metalmeccanici scioperano si blocca la filiera produttiva dalle radici, a partire dalla ricerca e sviluppo di tecnologie fino ad arrivare all’ assemblaggio.

Dentro il corteo torinese erano molte le realtà di provincia da tutto il Piemonte, ci hanno parlato dei loro tentativi di ricomposizione coi lavoratori interinali e della necessità di portare a casa una vittoria sulla questione contrattuale per i più giovani e dell’impatto dell’IA sul lavoro. Anche a Bergamo dove si sono radunati 5000 lavoratori da tutta la Lombardia si respirava aria di riscatto, rivendicazioni sulla riduzione oraria, su ambienti di lavoro più salubri e consapevolezza del peso che ha la categoria dei metalmeccanici, la rigidità di Federmeccanica infatti non sembra scalfire la decisione dei lavoratori nel riprendersi degli spazi.

Il fatto che la piazza più determinata si sia data in Emilia Romagna assume rilevanza se si guarda alle differenze di vedute interne a Federmeccanica, le aziende che fanno capo all’ente infatti stanno attuando strategie diverse di fronte alla lotta dei lavoratori, da un alto vediamo colossi come Leonardo che tendono alla pacificazione: nel mese di maggio il gigante della produzione bellica aveva pubblicato una lettera aperta nella quale chiedeva la riapertura del tavolo di trattativa. Dall’altro vediamo i tenaci e numerosi padroncini Veneti ed Emiliani che, ostinati nel mantenere immutati i rapporti di classe, non vogliono cedere.

Naturalmente non ci sono buoni e cattivi dentro FEDERMECCANICA ma solo nemici. La politica di Leonardo è chiaramente quella di regalare uno zuccherino per mantenere la pace nello zuccherificio, per un’azienda che nel 2024 ha fatturato 17 miliardi e per la quale si apre una stagione vacche grasse, grazie agli investimenti per il riarmo, è fondamentale quietare i propri lavoratori perché è proprio lì che anche solo 8 ore di sciopero possono inceppare gli ingranaggi sui quali si stanno poggiando le basi di una reindustrializzazione dell’orrore. E’ quindi fondamentale per tutti noi sostenere la lotta dei lavoratori metalmeccanici, perché una vittoria sul rinnovo del CCNL e su condizioni di lavoro migliori, significa togliere terreno ad aziende che sussumono le capacità e le conoscenze dei lavoratori per metterle al profitto della guerra e intascarsi tutti gli utili.

Quello che si sta dando dentro le mobilitazioni è uno scontro politico che non riguarda solo la questione contrattuale, ma apre a discorsi più ampi a partire dal DDL sicurezza fino alle spese per il Riarmo. La base dei lavoratori è determinata a portare avanti la lotta e spinge verso l’alto portando anche i sindacati a scelte un minimo meno compatibili, ci chiediamo quindi se questa può essere una fiammella che se continuerà a bruciare potrà portarsi dietro altri pezzi di società e del mondo del lavoro (Trasporti? Telecomunicazioni?).

Ciò che è sicuro è che non si vedeva da tempo una presa di protagonismo tale da parte dei lavoratori del settore metalmeccanico, nelle piazze si sono intrecciati i discorsi, si sono viste sventolare bandiere della Palestina da lavoratori dell’aereospazio e rivendicare condizioni di vita migliori.

Se vuoi raccontarci la tua storia scrivici a:
inchiesta.lavoro@gmail.com

Trovi gli altri articoli dell’inchiesta qui.

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