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«Denunciateci tutti». I metalmeccanici sfidano il decreto sicurezza

A Bologna al corteo dei metalmeccanici i lavoratori bloccano la tangenziale violando il dl Sicurezza. In diecimila rischiano la denuncia

da Osservatorio Repressione

Se con il decreto Sicurezza il governo Meloni voleva spaccare il paese e dividere le lotte fra proteste legali e illegali, la prima prova di forza non è riuscita un granché. Nella mattinata dello sciopero nazionale dei metalmeccanici che gli organizzatori considerano un successo – adesione al 70 per cento, e del resto le immagini delle manifestazioni in tutta Italia sono eloquenti.

A Bologna in diecimila tute blu deviano il corteo verso la tangenziale, i camionisti e gli automobilisti bloccati nell’ingorgo strombazzano con i clacson in segno di solidarietà. Una violazione pacifica delle norme del nuovo dl Sicurezza. Che alla prima prova della piazza è già un problema per il governo che l’ha voluto e un guaio per chi deve applicarlo.

La questura, subito con zelo annuncia che pioveranno denunce, poi in serata, quando le proteste sono un profluvio, tenta una mezza retromarcia

«Era un corteo normale, l’anomalia è il dl Sicurezza non il fatto che si manifesti per una vertenza contrattuale», dice Simone Selmi, segretario generale della Fiom di Bologna. «Al di là del rallentamento del traffico – aggiunge – non è successo nulla che riguardasse l’ordine pubblico, il tema è politico ed è la repressione del diritto di sciopero da parte del governo». «Noi non ci fermiamo, vediamo se mandano 10mila denunce», rivendica Primo Sacchetti, responsabile organizzazione Fiom Bologna. È stato lui a trattare il percorso con le forze dell’ordine:

«Ho chiesto di cambiare percorso dopo la richiesta dei lavoratori che volevano dare un segnale forte e parlare al paese delle condizioni dell’industria. Non è stata una discussione semplice – racconta – ci hanno detto in tutti i modi di non farlo e noi abbiamo risposto che invece saremmo andati sulla tangenziale, garantendo la sicurezza: è necessario sfidare Federmeccanica, la misura è colma». Anche Ferdinando Uliano, leader della Fim (i metalmeccanici della Cisl), dal parco Nord di Bologna, punto di raduno del corteo, è netto: «Non abbiamo provocato alcun disagio alla cittadinanza, nonostante i lavoratori abbiano addosso la rabbia del mancato rinnovo, non abbiamo creato situazioni di difficoltà e non abbiamo cercato scontri con la polizia, siamo pronti a far valere le nostre ragioni coi nostri legali».

«Arrestateci tutti», gridavano le tute blu mentre con singolare coincidenza il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon annunciava un progetto di legge della Lega per impedire gli scioperi il lunedì e sabato, definendolo «pacchetto salva-vacanze per liberare gli italiani dai capricci sindacali». Di fatto rendendo ancora più esplicita la volontà della destra di limitare il diritto di sciopero.

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