In uno “spirito di confronto”, un convoglio per un’equa condivisione dell’acqua parte da Sainte-Soline alla volta di Parigi. Obiettivo: aprire il dialogo e ottenere una moratoria sui megabacini.
Dopo quattro giorni di incontri sul Larzac, i collettivi di lotta locali hanno fatto il punto della situazione e annunciato le loro intenzioni. Dall’agroindustria al nucleare, l’estate e l’autunno saranno ricchi di mobilitazioni in tutta la Francia.
La marcia verso la liberazione è una marcia collettiva del colonizzato e del colonizzatore, dell’oppresso e dell’oppressore. E chi si rifiuta di andare avanti nella direzione della liberazione la subirà comunque, ma in modo molto doloroso e molto crudele.
La Nuova Caledonia – Kanaky è il vero nome di questo arcipelago del Pacifico colonizzato dalla Francia – ha notevoli giacimenti di nichel. La popolazione si mobilita regolarmente contro il saccheggio di queste risorse minerarie da parte delle multinazionali.
Domenica sera il Niger ha chiuso il proprio spazio aereo affermando che la misura è necessaria per contrastare la minaccia di un intervento militare da parte di un paese vicino.
Misurarsi su un piano politico e teorico su come i comunisti si debbano organizzare in un contesto come l’attuale è sicuramente un compito di estrema difficoltà. D’altra parte le opzioni oggi esistenti non ci sembrano soddisfacenti e, soprattutto, crediamo che vadano riviste alla luce di una elaborazione e confronto approfondito.
In quell’occasione i gendarmi, disseminati sui sentieri di montagna per impedire lo sconfinamento in terra “francese”, avevano attaccato pesantemente i manifestanti con lacrimogeni e bombe stordenti.
Nella serata del 30 luglio, a Modane, nell’alta Val Maurienne sono andati a fuoco ben 5 tra ruspe e macchinari da scavo nel cantiere del Tav. Si tratta della prima volta che in Francia viene attuata una azione diretta di tale intensità contro i cantieri della Tav Torino-Lione.
Si cerca così una soluzione diplomatica, anche se sul piatto restano le opzioni militari: i golpisti accusano la Francia e l’Ecowas, la Comunità dell’Africa Occidentale guidata dalla Nigeria, di volere invadere il paese.
Come incidere in questo scenario? Come porre una rigidità nei confronti delle dirigenze occidentali, a partire dal nostro governo, per frenare l’escalation bellica alla quale stiamo assistendo? Assumendosi il compito di non voler fare parte di chi può essere sacrificabile e, con noi, la nostra parte.