Il compromesso della NATO con lo Stato turco e il suo pubblico sostegno alle violente politiche anti-curde di Erdoğan dimostrano che l’alleanza è ancora una volta disposta a commettere gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, lo afferma il KNK.
A Vilnius la Nato sta definendo un nuovo pacchetto di aiuti militari per Kiev. La Francia invierà missili a lungo raggio mentre la Germania promette armamenti per ulteriori 700 milioni.
Mentre la controffensiva ucraina langue, gli USA annunciano l’invio di bombe a grappolo e la Turchia si riavvicina alla NATO. Segnali della volontà degli Stati Uniti di continuare ad alimentare il conflitto.
La campagna di disinformazione sui danneggiamenti alle infrastrutture civili presenti in territorio ukraino non conosce sosta da parte di quasi tutti i paesi aderenti alla Nato, con l’Italia in testa.
Se è vero come ha scritto qualcuno che Putin si avvantaggerà internamente per aver chiuso bene la partita, senza grandi danni o spargimenti di sangue, è altrettanto vero che la cosa non può non aver ripercussioni sull’immagine internazionale della Russia e sull’efficacia del comando putiniano.
Come possiamo lottare efficacemente contro la loro guerra, contro il coinvolgimento sempre più diretto promosso dal governo Meloni?
Insomma, ancora una volta non si tratta di ribaltare le sorti militari sul campo ma di dissanguare la Russia di Putin, dal punto di vista dei costi umani ed economici, per rendere il futuro di Putin più incerto e costringerlo a mitigare le sue posizioni.
A pochi giorni dal 2 giugno, occasione sfruttata dalla propaganda mediatica e governativa per rafforzare la normalizzazione della cultura militarista, ritorniamo su alcune vicende recenti relative alla militarizzazione del nostro territorio, in particolare in Sicilia.
Sono i frutti avvelenati del nazionalismo e della contrapposizione etnopolitica, che si riversa non a caso anche sui tavoli della diplomazia.
Oltre 900 tra caccia, velivoli da trasporto ed intelligence, unità navali, sottomarini, mezzi terrestri (obici, carri armati, blindati, ecc.) e 4.000 partecipanti tra militari di Esercito, Marina, Aeronautica, Guardia di Finanza e Capitanerie di Porto, funzionari e addetti di Protezione Civile, Croce Rossa Italiana e Vigili del Fuoco e finanche un’agguerrita pattuglia di studenti universitari e laureandi in qualità di consulenti delle forze armate.