La Fratellanza nazionale dei lupi neri
La prima uscita della cosiddetta Fratellanza nazionale dei lupi neri, programmata in contemporanea a Milano e a Roma per l’11 settembre scorso, si è risolta in un disastro. A Roma la manifestazione promossa senza alcuna richiesta di autorizzazione è stata sciolta dalla polizia dopo l’identificazione dei presenti; a Milano, dove si puntava a una forte visibilità, anche qui un presidio indetto senza autorizzazione in piazza Risorgimento, gli identificati sono stati 18 (tra i 20 e i 55 anni) e 12 i denunciati per apologia di fascismo (sventolavano una bandiera della Repubblica sociale e salutavano romanamente), dopo essersi arrampicati sulla statua di San Francesco d’Assisi. Due sono anche stati denunciati per possesso di coltelli a serramanico. Ambedue i presidi «nazionalpatriottici» erano stati indetti «pro forze dell’ordine ed esercito».
Costituitasi circa un anno fa a opera di ex paracadutisti e qualche ex poliziotto ed ex carabiniere, la Fratellanza sul proprio blog, in questi giorni, aveva propagandato: «campi legionari» svoltisi in diverse località, l’ultimo dalle parti di Bovezzo (in provincia di Brescia) il 6 settembre scorso, con l’ostentazione di armi (non sappiamo se vere o finte); simboli della Rsi, un video di saluto del battaglione paramilitare ucraino Azov ai camerati italiani (la Fratellanza è schierata con Kiev); istantanee collettive con saluti romani; foto di pistole e mitra d’assalto in dotazione ai paracadutisti italiani del Col Moschin (vere); immagini di flaconi di olio di ricino con l’effige di Benito Mussolini. Le manifestazione fallite qualche strascico lo hanno comportato con polemiche interne su chi doveva occuparsi dei permessi e su chi davvero ora è all’altezza, dopo queste traversie, di poter guidare l’organizzazione.
A leggere su facebook le discussioni interne si sarebbe tentati di liquidare sbrigativamente questa nuova sigla neofascista consigliando ai suoi aderenti qualche sana seduta psichiatrica. A noi non va, invece, di sottovalutare fenomeni di questo tipo, anche se fuori controllo e apparentemente demenziali, tanto più se formati da ex aderenti alle forze armate e ai corpi di polizia, sintomo anch’esso di un’involuzione antidemocratica in corso da anni negli apparati.
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