SUI FATTI DI IERI IN SAPIENZA: L’Università di polizia e di merito
Ieri mattina, 25 ottobre un gruppo di studenti e studentesse di diversi collettivi antifascisti dell’università La Sapienza si sono ritrovati nel cortile antistante alla Facoltà di Scienze Politiche per costruire un contraddittorio ad una conferenza dal titolo “Il Capitalismo: il profilo nascosto del sistema” organizzata da Azione Universitaria, propaggine di Fratelli d’Italia. A parlare anche il giornalista Daniele Capezzone e il deputato di Fdi e presidente di Gioventù Nazionale, Fabio Roscani.
Dalla. prime ore della mattina il presidio di persone che si andava riempendo per costruire un’opposizione a questa conferenza ha trovato chiusi i cancelli della propria facoltà, difesi, come se non bastasse, da un folto schieramento di digos.
Mentre però Azione Universitaria veniva scortata e chiusa dentro a braccetto con l’amministrazione della facoltà e con la polizia, saliva spontaneamente lo sdegno e la rabbia per quello che stava succedendo di fronte agli occhi degli studenti e delle studentesse che tutti i giorni attraversano quegli spazi e che invece li ritrovavano chiusi per garantire l’accesso a un piccolo gruppo neofascista.
Di fronte alla volontà di affiggere uno striscione con su scritto “Sapienza Antifà: per questo, per altro, per tutto” sulle grate del cancello chiuso della facoltà, la digos, con il supporto degli agenti in divisa antisommossa, arrivati in grande stile per l’occasione, ha più volte caricato con l’utilizzo di manganelli gli studenti. Più studenti hanno riportato contusioni per le cariche e uno studente è stato temporaneamente fermato e denunciato dalla polizia dell’ateneo.
Fa sorridere la particolare concomitanza di eventi per cui mentre venivano alzati i manganelli alla Sapienza, la neopremier Giorgia Meloni pronunciava nel suo discorso di fiducia alla Camera di provare “un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza contro le politiche del governo”.
Di fronte alle spietate cariche della polizia gli studenti e le studentesse scesi in cortile per la grida o accorse per la rapida diffusione del video delle cariche e degli abusi della polizia si sono mosse in corteo per la Città Universitaria arrivando fino al Rettorato, responsabile primario di quanto successo nel corso della mattinata: l’ingresso della celere deve passare per il suo assenso.
Un silenzio assordante quello de La Rettrice, Antonella Polimeni, che si è rifiutata di scendere dal suo ufficio per un confronto pubblico con le migliaia di studenti e studentesse che chiedevano spiegazioni rispetto alla gestione schizofrenica della “sicurezza e dell’ordine pubblico” in Università. La giornata si è chiusa con un partecipato e animato corteo per le strade dell’Ateneo, che si è riunito in una ricca assemblea pubblica. “È solo l’inizio” gridano i partecipanti alla discussione.
La giornata di ieri restituisce degli elementi significativi che parlano chiaramente del profilo che l’università sta assumendo di fronte al neo-governo a guida Meloni, nonché del sempre più esplicito posizionamento politico che l’ateneo sta scegliendo di mostrare nella gestione tanto delle iniziative accademiche che propone quanto della gestione del dissenso.
Abbiamo di fronte un istituto formativo che proponendosi apolitico e neutrale, sostiene e difende gruppi politici e personaggi decisamente schierati politicamente. Dietro alla retorica della democrazia e della libera espressione di tutte e tutti si nasconde in realtà un posizionamento chiaro che parla di una deriva sempre più destrorsa dell’amministrazione firmata Sapienza, ormai impossibile da nascondere anche per i più abili burocrati dell’università.
Molte sono le dichiarazioni della Rettrice in solidarietà alle donne in Iran o a sostegno dell’Ucraina nella guerra in corso, mentre nulla cambia in materia dei tanti accordi che la Sapienza stipula con aziende che producono armi e morte in tutto il mondo. Il riferimento ineludibile è all’accordo con la Leonardo S. p. a. tutt’ora in vigore, mentre vengono affisse bandiere della pace per l’università e organizzati proclami di solidarietà. L’università resta collusa, e anzi finanzia, chi la guerra la rende possibile. La Sapienza si riflette in uno specchio che inizia a deformarne il volto.
A tratteggiarne ulteriormente il tetro scenario, a pochi giorni dalle elezioni di Giorgia Meloni, arriva l’invito della Sapienza in una conferenza sul diritto di famiglia di Simone Pillon, uno dei personaggi più schierati in senso anti-abortista e omofobo di questo paese. È una maschera quella che indossa la Sapienza. Gli studenti e le studentesse ne riconoscono il reale volto, la conferenza è contesta.
È una faccia, quella che mostra di sé l’università, che con impaccio prova a raccontarsi come luogo di democrazia e libertà, mentre viene richiesto agli studenti e le studentesse che più volte domandano la possibilità di fare iniziative di attualità sugli attacchi israeliani in Palestina o sulla Rivoluzione Confederale Siriana di disporre di un contraddittorio per evitare iniziative troppo politiche. Contemporaneamente per le iniziative di un gruppo di neo-fascisti nessun contraddittorio è richiesto e anzi è impedito agli studenti l’accesso all’università a suon di manganelli e fermi dii polizia.
I democratici liberali si indignano, gli studenti e gli studenti lo chiariscono bene: il fascismo non è un’opinione. La democrazia concreta, la libertà reale inizia dove i fascisti non esistono. La maschera democratica e pacifista dell’amministrazione dell’Ateneo orami è in frantumi. Cade di fronte ai manganelli, alle cariche e alla violenza istituzionale di “contenimento” del dissenso.
Ecco che compare chiaramente un’università che presta il fianco alle più argute sperimentazioni di contenimento delle libertà e di repressione. Non un caso che le cariche siano arrivate il giorno del voto di fiducia alla Camera del nuovo governo. Non un caso che le forze dell’ordine difendevano un gruppo politico connesso con il partito di maggioranza attualmente al potere.
La giornata di ieri all’università restituisce anche però il dato di partecipazione e indignazione degli studenti e delle studentesse, disposti spontaneamente a mobilitarsi di fronte ad un episodio ritenuto inaccettabile in uno spazio di formazione. L’odio per le forze dell’ordine e per la violenza della polizia contiene in sé il germe della possibilità di opporsi a questo nuovo governo, che già dalle prime ore ci mostra il suo volto più duro.
La partecipazione spontanea mossa dall’indignazione di fronte ai manganelli che si è mossa in corteo, ieri in Sapienza, descrive lo sdegno di un segmento generazionale che sembra disponibile allo scontro, anche diretto, con il reale sistema meritocratico e oppressivo che si va delineando. “Sono loro a non meritarsi quelle poltrone” grida una studentessa nel corso del presidio.
Domani, 27 Ottobre, gli studenti e le studentesse si sono date un nuovo appuntamento per proseguire la mobilitazione: “Alla luce dei fatti accaduti ieri 25 ottobre nella nostra facoltà, chiamiamo un’assemblea pubblica nel cortile di scienze politiche giovedì’ 27 alle ore 17.00, per discutere dell’accaduto e costruire insieme l’università che vogliamo, libera da ogni forma di violenza e repressione” (Collettivo di Scienze Politiche).
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