Modena: Un 25 Aprile fuori e contro i loro schemi
In questa città l’esigenza di mettere in piedi una giornata che non fosse una ricorrenza è ormai diventata una piacevole realtà: dai facchini agli studenti, dai lavoratori, al mondo della formazione, la prima esperienza di piazza antiriformista è stata coronata da un successo pieno.
Per realizzare questo 25 aprile è stata scelta una piazza del centro storico in una zona popolare all’interno della quale sono arrivati bambini di ogni età e di ogni provenienza, accompagnati da genitori che sentivano il bisogno di confrontarsi con coloro che volevano capire ed ascoltare le voci di rabbia e di sofferenza che i settori sociali proletari vivono con sempre maggiore consapevolezza.
L’odiosa presenza della polizia è stata contenuta ai margini della piazza e, anche se l’atteggiamento è stato abbastanza intrusivo, nessuno è rimasto intimorito, anzi : facce nuove, che mai si sarebbero affacciate alla piazza ufficiale, sono state ben contente di potersi incontrare e di riapproprirsi di una parte di città.
Nella piazza ufficiale istituzioni ormai non più rappresentative, riescono a parlare solo con coloro che in questo appuntamento vedono una data cui non poter mancare per un affetto legato ad un passato che non è più. Lì ormai questa giornata è una commemorazione che non deve incidere sull’oggi, una ricorrenza come tante che poco si differenzia da quella che può essere la festa della mamma o del papà.
Nella piazza antagonista sono passati coloro che vogliono raccogliere il significato di trasformazione dell’esistente, la lotta per un mondo diverso e migliore, la lotta contro lo sfruttamento, il razzismo, il sessismo e la dittatura delle classi al potere, che erano le ragioni per le quali molti giovani partigiani e molte giovani partigiane credettero logico ed indispensabile scommettere la vita.
Una piazza che ben presto ha sentito l’esigenza di attraversare i quartieri e le vie della città, si è trasformata in un corteo spontaneo, non programmato. Un corteo con a testa uno striscione con su scritto ” ieri banditi, oggi ribelli nessuna memoria condivisa. #casa #reddito #dignità, che si è affacciato alla piazza ufficiale, spiegando ai curiosi le ragioni di una scelta differente, ricordando e ineggiando alla lotta NoTav, per poi attraversare il quartiere in cui si trovano il laboratorio Scossa e l’ex Deposito occupato.
E’ stato un corteo gioioso e comunicativo, che ha portato diverse decine di compagne e compagni di ogni età a fermarsi sulla strada occupata e chiusa alla circolazione, in un pranzo popolare che è continuato fino al pomeriggio.
Un modo antagonista di vivere il quartiere, che sta cominciando a svilupparsi in questa parte di città, con i bambini che possono circolare finalmente liberi per la strada e con le forze repressive che devono forzatamente allontanarsi perchè non gradite e perchè nessuno ne sente l’esigenza.
Spettacoli teatrali gratuti e giochi messi in comune, sono riusciti a dare l’idea di un modo di intendere la vita che non è in nessun modo compatibile con la frammentazione e l’individualismo che viene riprodotto ad ogni piè sospinto dai mezzi di comunicazione ufficiali e da tutte le istituzioni che riescono a misurare gli esseri umani solo in base al portafoglio titoli di cui si può fare vanto.
Pubblichiamo qui sotto il manifesto che ha lanciato la giornata del 25 aprile e a seguito i link degli articoli realizzati dallo spazio Guernica che hanno caratterizzato le giornate precedeti al #25A:
Memoria condivisa? Con chi governa non c’è da condividere niente!
Ogni anno che passa assistiamo con rammarico al fatto che la nostra storia, quella storia che ci appartiene, quella storia che ci ha portato a essere quello che siamo oggi, diventa sempre più una ricorrenza legata all’abitudine, dove i contenuti non sono più importanti, anzi sono contenuti traditi da chi ancora si finge legittimo portatore dei valori dell’antifascismo.
Sentiamo parlare ogni anno di “memoria condivisa”, una memoria che anno dopo anno viene tradita nell’agire quotidiano da politiche che di sociale non hanno nulla, ma che anzi ci riportano a quei tristi anni che hanno fatto si che giovani e meno giovani, scegliessero le armi e le montagne e una scelta di vita precisa per un mondo migliore.
Bene noi siamo quella scelta, noi siamo quella memoria e rigettiamo al mittente l’idea della memoria condivisa perché: noi che stiamo nelle piazze, con chi usa il manganello contro studenti precari e lavoratori, come il 12 aprile 2014 che brucia ancora nella consapevolezza che dietro le mani che brandivano i manganelli ci stanno coloro che governano oggi con il pugno di ferro contro i subalterni, non abbiamo nulla da condividere;
noi che resistiamo agli sfratti, con chi sfratta e specula sul diritto all’abitare non abbiamo nulla da condividere; noi che stiamo a fianco dei facchini, con chi va a braccetto con i padroni che licenziano e manganellano operai non abbiamo nulla da condividere; noi che liberiamo spazi, con chi sgombera esperienze di spazi sociali non abbiamo nulla da condividere; noi che veniamo denunciati per le lotte contro l’inceneritore, con chi specula su territorio e ambiente non abbiamo nulla da condividere; noi con chi usa nella quotidianità logiche impregnate di fascismo facendo governi con destre di ogni ordine e grado, non abbiamo nulla da condividere.
Per questo il nostro 25 aprile, con tutto il rispetto che portiamo dentro di noi per quei compagni che sono morti nella lotta per un mondo migliore, saremo altrove, non a festeggiare, ma a ridare un senso a questa ricorrenza e riconsegnandola al suo significato progettuale per una società diversa da quella dei nuovi potenti.
#25A chi ci deve essere e invece manca!
Il 25 Aprile , i C.I.E., loro e noi.
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