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Elecciones in Spagna: larghe intese unica condizione di governabilità

Anche i risultati eclatanti conseguiti in Euskal Herria e Catalunya, dove Podemos diventa primo partito rappresentano varchi possibili per invertire alcuni quadri statici. Se in Euskal Herria l’arresto della sinistra abertzale di Bildu sembra aver premiato Podemos, in Catalunya, dopo le ambiguità di settembre, quando Podemos, non pronuncianciandosi sull’indipendenza, prestò il fianco a critiche incrociate che portarono al fallimento della propria lista Catalunya Si Que Es Pot che non raggiunse neanche il 10%, ora Podemos si candida a principale interlocutore delle istanze catalaniste in vista delle riforme costituzionali. Iglesias ha teso in queste ore la mano al PSOE se dovesse accettare il referendum catalano. La questione delle riforme, che investe anche una perversa legge elettorale riflesso dell’impianto bipolare, peserà tanto nei giochi per la formazione di un esecutivo rappresentando forse l’ultima occasione per PP e PSOE per salvare la pelle. Non a caso Renzi suggerisce che un Italicum à la Iberica avrebbe comunque garantito un “vincitore”.

Un quarto attore della contesa, responsabile della demolizione del bipolarismo, Ciudadanos, la forza di Albert Rivera, il cosiddetto estremista di centro, un volto televisivo d’assalto, interprete da destra della critica anti-casta, pur registrando un’affermazione consistente, non è stato all’altezza delle aspettative. Non ha replicato l’exploit alle autonomiche catalane del 27 settembre e ha fallito nell’obiettivo politico di rappresentare l’ago della bilancia nei futuri assetti politici, proponendosi eventualmente anche come stampella del PP. La somma dei seggi del PP e di Ciudadanos non raggiungerebbe comunque la maggioranza utile alla formazione di un esecutivo essendosi la formazione di Rivera attestata al 13,9% dei consensi con 40 deputati.

Quello di ieri è innanzitutto un voto di sfiducia all’asse popolari-socialisti. Una sfiducia, come confermato da un’affluenza al voto in leggero aumento rispetto al 2011, in cerca di strumenti di politicizzazione e comunque espressione di forze nuove dentro la società iberica. Queste sono cresciute anche dentro o in parallelo con i movimenti di critica all’austerità e non sono disponibili a venir ricondotte a un quadro interamente occupato dai partiti al contempo fonte e realizzazione del comando ordoliberale. La nuova instabilità del quadro politico, prima della proposta di chi prova, come Podemos, a raccogliere da queste forze un mandato politico – per inciso, operazione mai riuscita ai nostrani 5 stelle -, è l’elemento più significativo di queste elezioni generali, rappresentando in ogni caso una possibilità destinata a contare come dato di lungo periodo da ora in avanti.

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