InfoAut
Immagine di copertina per il post

Gli USA uccidono Osama. Effimera vittoria: “tutto sarà come prima”!

Dopo 10 anni (10!) di ricerca ininterrotta tra le montagne di Afghanistan e Pakistan, gli Stati Uniti riescono infine a catturare (e uccidere con un colpo alla testa) la più temuta nemesi incarnata del progetto politico-militare-culturale dell’American Dream dalla fine del Satana sovietico.
Per uno strano scherzo della Storia, Obama verrà ricordato dai posteri per avere portato a termine un obiettivo fondante della dottrina bushiana (non importa se velo di altri e più importanti interessi). Le grandi riforme promesse del welfare non sono state neanche abbozzate (se si eccettua una riforma della Sanità che ha invece facilitato la penetrazione del meccanismo assicurativo-finanziario -quindi del debito- in ampie sacche di proletariato statunitense) ma la cattura del “super-cattivo” cade a proposito nel sancire, ex-post, il conferimento di un Nobel per la Pace invero molto bellicoso.
Chissà se l’uccisione del numero uno di Al-Qaeda riuscirà a zittire i dietrologi che in questi anni hanno fatto a gara nel trovare le prove ingegneristiche dell’attentato auto-inflitto… probabilmente troveranno nuove ragioni per avvalorare i loro deliri. La stessa vicenda della foto falsa, più che accreditare la narrazione delle lobby occulte, ci pare invece confermare la natura sempre più integrata e al contempo porosa della info-sfera mediatica.

11 settembre: tutto è possibile!

Benché l’evento-Twin Towers sia diventato il concentrato emblematico di tutte le teorie del complotto – di quanti hanno bisogno di una visione semplificata della Storia e dei suoi attori – l’attacco alle Torri Gemelle del settembre 2001 crediamo vada invece ripensato dentro il processo di lungo corso del declino della potenza statunitense.
Un grande teorico (e storico) come Immanuel Wallerstein, capace di interretare anche il verso dei singoli accadimenti storici perché immersi in processi di lunga durata, suggeriva di leggere l’invasione saddamiana del Kuwait del ’90 aldilà delle sue conseguenze, come la sfida di un raiss regionale alla più grande superpotenza del mondo. Lo stesso autore, pochi mesi dopo l’attacco di Al-Qaeda su Manhattan, invitava a interpretare la caduta delle Torri come “metafora” del rapporto Usa-resto del mondo. L’attacco alle Twin Towers – scriveva – ha rappresentato per gli americani un “doppio trauma”. In primis per la scoperta che c’era qualcuno al mondo che, non solo li odiava, addirittura osava sfidarli sul loro stesso territorio. In seconda battuta perché tanta sfrontatezza ebbe successo. In un sol colpo andava a farsi fottere la presunta inviolabilità e invulnerabilità della ‘land of hope and glory‘.

Appena al di qua dell’Atlantico, la musica cambiava già di tono. Non si può negare come in molti ambienti non-riconciliati, sotto le parole pubbliche di rito dell’equidistanza (e aldilà della razionale preoccupazione politica per la chiusura del ciclo NoGlobal), covasse in fondo agli animi di molti un malcelato ghigno di approvazione e rivalsa. Saranno pure passioni tristi e frutto del risentimento ma non si può negare che hanno – anche loro – una certa importanza. Per tant* fu la prova che la la superpotenza Usa non era imbattibile (ed era la prima volta dalla guerra del Vietnam). Emblematica la fortuna del logo détournato che affiancava al “Just Do it!” del brand Nike un aereo schiantantesi contro le Torri. A Torino una produzione indipendente arrivo a farne una T-shirt in centinaia di esemplari che andò letteralmente a ruba.
Se poi spostiamo retrospettivamente lo sguardo sulle popolazioni del mondo arabo e del più vasto mondo islamico, che dal medio-oriente si amplia all’immenso  sub-continente indiano, ebbero luogo  scene di vero e proprio giubilo collettivo. Una festa invero molto laica cui parteciparono emozionalmente larghi strati di proletariato non occidentale. Qui da noi furono soprattutto gli immigrati di origine maghrebina a salutare giovialmente la caduta delle Torri. Ci ricordiamo ancora i servizi scandalizzati dei Tg nazionali commentare inorriditi i brindisi (così poco islamici) che si consumavano in alcuni bar della cintura milanese o nei ghetti palestinesi della Cisgiordania (mentre Arfafat, preoccupato, donava il suo sangue per il “popolo americano”).

Queste note non vogliono certo individuare un impossibile segno di classe in una tendenza combattentistica portatrice di ben altri interessi e finalità, sorretta da un’ideologia e da pratiche reazionarie. Né sminuire i disastri prodotti in tutti questi anni dal qaedismo. Ci sembrava però necessario ricollocare l’evento nel panorama storico, sociale e politico dei primi anni 2000, ricordando alcuni sentimenti che riuscì a provocare.

Legittimazione di 10 anni di “enduring freedoom” (?)

Il problema politico più stringente che ora si pone per il dopo-Osama è piuttosto quello di capire quanto l’eliminazione del “cattivo” che ha fatto epoca segnerà una ri-legittimazione politica dell’iniziativa imperialistica statunitense dopo l’11 settembre. Già li vediamo blaterare i lacché guerrafondai di ieri, ancor oggi sulla scena.

Negli Stati Uniti la febbre è già schizzata dalle redazioni alle strade. Se la Fox e le altre Tv corporate della Destra statunitense inneggiano alla vittoria rivendicando la giustezza di una politica estera aggressiva incarnata da Bush jr. e i suoi neo-cons, sarà soprattutto Obama a trarre politicamente profitto dalla riuscita del blitz pakistano. Alcune immagini o vignette che stanno circolando in rete rendono esplicitano bene questo sovrappiù di popolarità: in molte foto si vedono manifestanti portare cartelli fatti a mano con la scritta “Obama 1- Osama O”; una vignetta satirica mostra invece un Obama che afferma gongolante “ecco il mio certificato di nascita.. sapete, ero impegnato ad uccidere Bin Laden”. Di certo, la riuscita dell’operazione consentirà una più incisiva ripresa di consenso per il Presidente in carica. Più in generale è l’intera ideologia da Grande America a festeggiare oggi la propria vittoria. I media occidentali seguono a ruota nel celebrare la vittoria di Obama o nel rivalutare la giustezza della mission bushiana.

Passate però le prime due settimane di sbornia a stelle e strisce, tornerà la dura realtà a ricordare quando sul terreno politico-militare “tutto sarà come prima”: l’Afghanistan è oggi un territorio completamente fuori controllo delle truppe Nato, obbligate a uscire da basi militari blindatissime col sostegno dei bombardamenti aerei e dei droni; l’Iraq continua ad essere un paese frastagliato e ben poco governabile: un intricato mosaico di poteri e interessi molto ambiguamente al servizio degli invasori; il Pakistan un paese con l’atomica attraversato da una guerra civile senza fine. Intanto le cellule qaediste iniziano a proliferare in Africa, nuovo terreno di proselitismo militante, cercando anche d’infilarsi (per ora senza successo) nelle rivolte che attraversano i paesi del Maghreb.

Tolta la testa, resta la lunga coda del nemico. La pratica basista di Al-Qaeda, internazionale del salafismo militare più estremo, troverà ancora terreni fertili di riproduzione.
Non ce ne rallegriamo! Di ben altre istanze hanno bisogno i percorsi di liberazione. Percorsi che oggi si stanno sviluppando proprio in quel medioriente che la retorica della guerra preventiva vedeva come focolai del terrorismo o laboratorio di una democrazia portata sui carri armati. Processi di altro segno, ostili ad entrambe queste ideologie, stanno prendendo piede in questi mesi. Ad essi guardiamo come traiettorie di speranza e trasformazione.

 

Redazione Infoaut

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

bin ladenguerraobamaUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il cambiamento climatico è una questione di classe/1

Alla fine, il cambiamento climatico ha un impatto su tutti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il coltello alla gola – Inflazione e lotta di classe

Con l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo tradotto questo ottimo articolo del 2022 di Phil A. Neel, geografo comunista ed autore del libro “Hinterland. America’s New Landscape of Class and Conflict”, una delle opere che più lucidamente ha analizzato il contesto in cui è maturato il trumpismo, di cui purtroppo tutt’ora manca una traduzione in italiano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Controsaperi decoloniali: un approfondimento dall’università

n questo momento storico ci sembra inoltre cruciale portare in università un punto di vista decoloniale che possa esprimere con chiarezza e senza peli sulla lingua le questioni sociali e politiche che ci preme affrontare. Sempre più corsi di laurea propongono lezioni sul colonialismo, le migrazioni e la razza, ma non vogliamo limitarci ad un’analisi accademica: abbiamo bisogno dello sguardo militante di chi tocca questi temi con mano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Stati Uniti: soggetti e strategie di lotta nel mondo del lavoro

L’ultimo mezzo secolo di neoliberismo ha deindustrializzato gli Stati Uniti e polverizzato il movimento operaio.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale. Problemi e prospettive

L’Ai attuale è una grande operazione ideologica e di marketing, confezionata per aumentare il controllo delle persone e restringere il margine di libertà digitale” (1) Intervista a Stefano Borroni Barale, da Collegamenti di Classe L’Intelligenza artificiale (Ai) è un tema oggi talmente di moda che persino il papa ha ritenuto indispensabile dire la sua sull’argomento. […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’enigma Wagenknecht

Dopo le elezioni regionali del Brandeburgo, il partito di Sahra Wagenknecht (BSW) ha confermato di essere una presenza consolidata nel panorama politico tedesco. di Giovanni Iozzoli, da Carmilla Il profilo stesso di questa aggregazione non autorizza la sua collocazione nel campo delle performance elettorali effimere o occasionali: le radici sociali sono solide e si collocano […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ribellarsi per la Palestina è possibile e necessario più di prima: una riflessione dal casello di Roma Ovest su sabato 5 ottobre e DDL 1660

Con questo articolo vogliamo proporre una riflessione sulla giornata di mobilitazione per la Palestina di sabato 5 ottobre a partire dall’esperienza di lotta e conflitto che abbiamo avuto come studentə e giovani di Pisa partitə con il pullman di Studentə per la Palestina, per arrivare a Roma.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il trattore torna al campo.. e adesso?

I primi mesi del 2024 sono stati segnati in molti paesi d’Europa dall’esplosione del cosiddetto “movimento dei trattori”.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Militarizzazione, guerra contro il popolo e imprese criminali in Messico

Nessuno con un minimo di sensibilità umana può rimanere indifferente alla violenza esorbitante che viviamo in Messico, sono circa 30.000 le persone uccise solamente nel 2023, mentre nel maggio di questo 2024 ne sono state assassinate 2.657.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Abbecedario dei Soulèvements de la Terre – Composizione

Pubblichiamo di seguito un estratto del libro “Abbecedario dei Soulèvements de la Terre. Comporre la resistenza per un mondo comune” in uscita per Orthotes Editrice, curato nella versione italiana da Claudia Terra e Giovanni Fava.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Leonardo occupata: costruire una prassi per boicottare la guerra

L’Intifada ha annunciato sin dall’inizio dell’anno accademico l’intenzione di proseguire con l’azione di boicottaggio contro Israele e i suoi alleati.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Amerika Trump again

Fin dalle prime ore dall’inizio dello spoglio, la vittoria elettorale di Trump si stagliava netta, ben oltre le previsioni di chi scommetteva sulla sua rielezione, macinando stato in bilico dopo stato in bilico, mentre Fox News si sbilanciava a dichiarare la vittoria in anticipo su tutte le testate nazionali del mainstream media a stelle e strisce. 

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Ancora Trump, non stupitevi

Ad un primo sguardo superficiale queste elezioni negli Stati Uniti sono state un replay di quelle del 2016. Trump vince nonostante le previsioni dei sondaggisti più autorevoli.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’esplosione delle spese militari italiane

Nel 2025 a 32 miliardi (di cui 13 per nuove armi).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Appesi sulla facciata di Palazzo Madama: protesta di XR alla festa delle forze armate

Due persone si sono appese all’impalcatura di Palazzo Madama durante la Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale, srotolando uno striscione con scritto “Onorano guerre, distruggono terre”.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Gli Stati Uniti verso le elezioni: guerre e guerra civile

Manca poco più di una settimana alle elezioni negli Stati Uniti e nonostante i pronostici regna l’incertezza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Vertice dei Brics a Kazan: si prospetta la fuoriuscita dal dollaro?

In questi giorni si è tenuto l’incontro internazionale dei Brics+ che ha coinvolto 36 Paesi a Kazan, alla guida la Russia di Putin.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Strike in USA. Sulla conflittualità sindacale negli Stati Uniti.

Abbiamo parlato con Vincenzo Maccarrone, corrispondente del Manifesto, dell’aumento della conflittualità sindacale negli Stati Uniti