InfoAut
Immagine di copertina per il post

Haiti di fronte alle debacle politiche ed ecologiche

Queste debacle non hanno solo lasciato la popolazione haitiana in condizioni di estrema vulnerabilità, ma sono state argomento e giustificazione affinché un noto gruppo di mercenari internazionali ingrossasse i propri beni con gravi conseguenze per la sovranità del popolo haitiano.

Fondamento socio-storico

Haiti è considerato il paese più povero dell’America Latina e dei Caraibi, nonostante ciò, fu il primo che conquistò le libertà politiche promulgando nel 1804 la propria indipendenza dalla Francia, l’abolizione della schiavitù e la proclamazione di un governo “di e per” gli afro-antillani. La Ribellione dei cimarrones (schiavi fuggiaschi, ndt), ex schiavi nelle tenute produttrici di caffè e canna da zucchero, rappresentò un affronto per i colonizzatori europei che imposero un debito storico come forma di indennizzo e castigo.

Durante i suoi primi 100 anni di vita, il paese fu diretto da una sequela di militari che si incistarono nel potere delineando regimi autocratici e repressivi. Il costante scontro tra mulatti e negri non permise politicamente e socialmente il consolidamento di uno stato unificato, lasciando da parte la costruzione del progetto paese. Nel frattempo, le attività economiche furono monopolizzate da una borghesia bianca e straniera composta nella sua maggioranza da immigrati germanici e olandesi, mentre la società haitiana si strutturò sulla base di un antagonismo di classi fondato sul razzismo.

Agli inizi del XX secolo, messi in guardia dal dominio economico europeo su un territorio di interesse geostrategico, gli Stati Uniti – facendo riferimento alla Dottrina Monroe – invasero Haiti, occupazione militare che durò 19 anni fino al 1934. Attraverso la sua presenza, l’impero cercò di influenzare la cultura politico-amministrativa del paese senza maggiori risultati e volle riaffermare la vocazione agricola agendo a detrimento delle masse contadine. Questo episodio lasciò uno scenario sociopolitico incandescente che aprì la strada ad una nuova era di repressione rampante.

L’arrivo al potere nel 1957 del dittatore François Duvalier, “Papa Doc”, decise la storia politica di Haiti scatenando, a partire dalla sua figura messianica legata al vudù, il controllo assoluto della popolazione. L’esercizio del monopolio smisurato della violenza fu istituzionalizzato con l’attività repressiva del corpo militare dei “Tontons Macoutes”, milizia che installò nelle aree rurali le sue proprie regole e forme di estorsione. Duvalier organizzò un sistema dittatoriale basato sul culto della personalità, modificando nel 1964 la costituzione per essere rieletto e autoproclamarsi presidente a vita con diritto alla successione. Si calcola che durante il suo regime morirono più di 30.000 civili. La sua dinastia nel 1971 proseguì con l’ascesa al potere di suo figlio Jean Claude Duvalier o “Baby Doc” che a 19 anni assunse la carica di presidente a vita, dedicandosi ad ammassare una enorme fortuna a costo di diversi illeciti. Intorno al 1986, un movimento popolare abbatte la dittatura duvaleriana, a cui succede una serie di governi militari.

In quel tempo, il sacerdote Jean Bertrand Aristide si era profilato come una figura politica di rilievo legata alla teologia della liberazione e conosciuta per la sua azione a favore dei diritti della classe oppressa ad Haiti. Nel 1991, si celebrano le prime elezioni democratiche del paese e Aristide è eletto presidente, venendo abbattuto solo sette mesi più tardi da un nuovo golpe militare capeggiato da Raoul Cédras.

Dopo l’esilio in Venezuela e successivamente negli Stati Uniti, verso il 1994 Aristide riprende il potere, favorendo l’ingerenza di Washington negli affari interni del paese, promuovendo – tra le altre cose – la dissoluzione delle Forze Armate e la loro sostituzione con un corpo di Polizia Nazionale. Nel 1996, giunge alla presidenza René Préval, che dà il via ad una serie di riforme neoliberali.

Verso l’anno 2001, Aristide vince nuovamente le elezioni presidenziali e si pone come alleato geopolitico delle sinistre latinoamericane rappresentate da Cuba e Venezuela, governando sotto una forte pressione politica orchestrata dagli USA, dalla destra e dai suoi gruppi armati (Fronte di Resistenza Artibonito e Nuovo Esercito). Durante questo periodo, il suo governo è criticato per non aver contenuto la corruzione e fatto riprendere l’economia, e viene abbattuto nel 2004 da un golpe armato. Il presidente del tribunale supremo, Bonoface Alexandre, assume la guida del paese e sollecita alle Nazioni Unite un intervento militare per attenuare la crisi sociopolitica, per cui viene decisa la “Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite in Haiti” – MINUSTAH.

Nell’anno 2006, René Préval assume per la seconda volta la presidenza e viene accusato di condizionare le elezioni del 2011, scatenando una crisi elettorale e politica, risolta a partire da negoziati che terminano con la proclamazione dell’attuale presidente Michel Martelly, questionato per le sue strette relazioni con la diplomazia statunitense.

 

Ecatombe ambientale

Haiti o “Terra di Montagne” in idioma Creolo, comprende la parte occidentale dell’isola “La Hispaniola” che condivide con la vicina nazione dellaRepubblica Dominicana. Essendo un territorio dalla morfologia montagnosa con clima tropicale, la geografia haitiana ha sofferto gravi trasformazioni prodotto di secoli di sfruttamento indiscriminato delle sue risorse naturali. È così come nell’epoca coloniale, sono state tagliate grandi estensioni boscose con il fine di trasformarle in terreni adatti alla monocultura intensiva della canna da zucchero, arrivando il territorio haitiano ad essere il principale produttore  zuccheriero delle Antille. Da allora la deforestazione si è andata stabilendo come una pratica comune e costante, che oggi ha come principale obiettivo la produzione di carbone vegetale per il consumo umano.

Questa storica e indiscriminata deforestazione ha creato come conseguenze il degrado dei bacini fluviali, l’erosione dei suoli, la perdita di copertura vegetale e la scomparsa di flora e fauna nativa – tra le altre cose. Panorama di devastazione ambientale che rende il territorio haitiano estremamente vulnerabile di fronte alle inclemenze naturali che con frequenza colpiscono l’isola (siccità, cicloni, terremoti) e acutizzano gli effetti derivati dal cambiamento climatico come l’aumento della temperatura nelle zone desertiche senza alcun ombrello vegetale.

La crisi ecologica ha inevitabilmente compromesso la sovranità alimentare attraverso il degrado dei lavori agricoli, la perdita dei semi creoli tra i contadini e delle risorse fitogenetiche del paese, sottoponendo i suoi abitanti ad una estrema scarsità alimentare, con caratteri particolarmente critici nella zona di frontiera del Nordest.

Ripristinare il territorio con specie native e alimentari, moltiplicare i sistemi agro-ecologici e le tecniche per la captazione delle acque e dispiegare le energie rinnovabili sono alcune delle speranze che albergano nelle montagne haitiane.

Mercenari dell’instabilità

È risaputo che le costanti situazioni di instabilità politica, economica e ambientale intorno alle quali gira il paese, hanno comportato che le terre haitiane siano al centro di una molteplicità di azioni di “aiuto” intraprese da enti esteri tra i quali si trovano la cooperazione internazionale, gli organismi delle Nazioni Unite, ONG e Fondazioni. Alcune di queste iniziative si muovono motivate più che per attenuare crisi politiche e catastrofi naturali, per interessi economici e stranieri.

Attualamente il caso più emblematico è la Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite in Haiti – MINUSTAH, costituita nel 2004 da soldati di eserciti di tutto il mondo e di alcuni paesi del Latinoamerica tra i quali si trovano: Cile, Argentina, Uruguay, Ecuador e Brasile.

Questo processo militarista, che è iniziato sotto il pretesto di offrire sicurezza al paese, ha comportato un ingiustificato aumento della violenza e della criminalizzazione, riducendo la sovranità del popolo haitiano che si domanda chi controlla i caschi azzurri della MINUSTAH? Riconosciuti come mercenari e invulnerabili che a costo di repressione, corruzione, di ostacolare l’esercizio della cittadinanza, e di difendere gli interessi delle transnazionali, sogliono avere un reddito tra i 4000 e i 6000 dollari mensili.

Li si accusa anche di aver introdotto ad Haiti il colera attraverso i soldati nepalesi che hanno contaminato le acque del fiume Artibonito. Attualmente giocano un ruolo strategico nel favorire il saccheggio delle risorse a favore di multinazionali minerarie di capitali statunitensi e canadesi come Unigold e Barrick Gold.

La restituzione dei diritti politici e civili del popolo, e la sovranità sulle risorse naturali devono essere il motore di ogni azione sensata che cerchi di dirigersi sul territorio haitiano, riconoscendo la dignità di un popolo che non smette di cantare la propria vocazione antischiavista.

 

05-08-2013

Mapuexpress

tratto da Otramérica

da Comitato Carlos Fonseca

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

haiti

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il cambiamento climatico è una questione di classe/1

Alla fine, il cambiamento climatico ha un impatto su tutti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il coltello alla gola – Inflazione e lotta di classe

Con l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo tradotto questo ottimo articolo del 2022 di Phil A. Neel, geografo comunista ed autore del libro “Hinterland. America’s New Landscape of Class and Conflict”, una delle opere che più lucidamente ha analizzato il contesto in cui è maturato il trumpismo, di cui purtroppo tutt’ora manca una traduzione in italiano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Controsaperi decoloniali: un approfondimento dall’università

n questo momento storico ci sembra inoltre cruciale portare in università un punto di vista decoloniale che possa esprimere con chiarezza e senza peli sulla lingua le questioni sociali e politiche che ci preme affrontare. Sempre più corsi di laurea propongono lezioni sul colonialismo, le migrazioni e la razza, ma non vogliamo limitarci ad un’analisi accademica: abbiamo bisogno dello sguardo militante di chi tocca questi temi con mano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Stati Uniti: soggetti e strategie di lotta nel mondo del lavoro

L’ultimo mezzo secolo di neoliberismo ha deindustrializzato gli Stati Uniti e polverizzato il movimento operaio.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale. Problemi e prospettive

L’Ai attuale è una grande operazione ideologica e di marketing, confezionata per aumentare il controllo delle persone e restringere il margine di libertà digitale” (1) Intervista a Stefano Borroni Barale, da Collegamenti di Classe L’Intelligenza artificiale (Ai) è un tema oggi talmente di moda che persino il papa ha ritenuto indispensabile dire la sua sull’argomento. […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’enigma Wagenknecht

Dopo le elezioni regionali del Brandeburgo, il partito di Sahra Wagenknecht (BSW) ha confermato di essere una presenza consolidata nel panorama politico tedesco. di Giovanni Iozzoli, da Carmilla Il profilo stesso di questa aggregazione non autorizza la sua collocazione nel campo delle performance elettorali effimere o occasionali: le radici sociali sono solide e si collocano […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ribellarsi per la Palestina è possibile e necessario più di prima: una riflessione dal casello di Roma Ovest su sabato 5 ottobre e DDL 1660

Con questo articolo vogliamo proporre una riflessione sulla giornata di mobilitazione per la Palestina di sabato 5 ottobre a partire dall’esperienza di lotta e conflitto che abbiamo avuto come studentə e giovani di Pisa partitə con il pullman di Studentə per la Palestina, per arrivare a Roma.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il trattore torna al campo.. e adesso?

I primi mesi del 2024 sono stati segnati in molti paesi d’Europa dall’esplosione del cosiddetto “movimento dei trattori”.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Militarizzazione, guerra contro il popolo e imprese criminali in Messico

Nessuno con un minimo di sensibilità umana può rimanere indifferente alla violenza esorbitante che viviamo in Messico, sono circa 30.000 le persone uccise solamente nel 2023, mentre nel maggio di questo 2024 ne sono state assassinate 2.657.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Abbecedario dei Soulèvements de la Terre – Composizione

Pubblichiamo di seguito un estratto del libro “Abbecedario dei Soulèvements de la Terre. Comporre la resistenza per un mondo comune” in uscita per Orthotes Editrice, curato nella versione italiana da Claudia Terra e Giovanni Fava.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Ad Haiti c’è un caos pianificato, un piano del sistema neocoloniale”

Intervista ad Henry Boisrolín del Comitato Democratico Haitiano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Haiticidio: storia di una ricostruzione che non c’è stata

Mentre si susseguono le notizie sulla presa del potere dei Talebani in Afghanistan un’altra importante vicenda sta venendo vagamente trascurata. Ad Haiti vi è stato un terremoto di magnitudo 7,2 che ha provocato oltre 1300 vittime a undici anni da quello del 2010. Questi due avvenimenti apparentemente separati in realtà hanno molto in comune. Sono […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il terremoto infierisce sulla miseria di Haiti

Riprendiamo da Internazionale questo articolo pubblicato originariamente su The Guardian rispetto a quanto è successo nelle scorse ore ad Haiti. Un terremoto di magnitudo 7,2 ha colpito il sud del paese provocando oltre 1300 morti. A 11 anni dal terremoto del 2010 Haiti si trova ad affrontare nuovamente un evento sismico senza che quasi nulla […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sette tesi errate sulla situazione ad Haiti

È Haiti quella che, in pace e piena sovranità, tornerà a conquistare il buon governo che risolva i suoi stessi problemi. Il giorno 7 febbraio si è consumato ad Haiti un autogolpe di cui è stato protagonista il presidente -oggi di fatto- Jovenel Moïse, dopo che era scaduto il periodo di cinque anni di governo […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il fallimento di Haiti a 11 anni dal terremoto

Il 12 gennaio 2010 un terremoto devastante colpiva la capitale di Haiti distruggendo completamente la città, portando via 316.00 vite e lasciando circa 2 milioni di senzatetto. Da allora sono passati 11 anni, 4 presidenti (uno a interim), 3 missioni ONU, una epidemia di colera. In questi mesi la situazione politica e sociale sta collassando. […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La rivoluzione “nera” che mise da subito in discussione la “grande” rivoluzione

di Sandro Moiso per Carmilla  Jeremy D. Popkin, Haiti. Storia di una rivoluzione, Einaudi, Torino 2020 C’è stato almeno un periodo della Storia in cui gli schiavi africani deportati sul continente americano hanno fatto davvero paura: ai loro padroni bianchi e al mondo occidentale che si andava organizzando intorno al modo di produzione capitalistico. Il […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Haiti: La polizia disperde con violenza una manifestazione dell’opposizione

A Port-au-Prince, la polizia haitiana ha violentemente disperso una protesta dell’opposizione che mercoledì scorso sfilava per le strade della capitale per chiedere la rinuncia del presidente e denunciare il clima di insicurezza. Dall’interno di un’automobile che viaggiava a grande velocità, agenti della Polizia Nazionale di Haiti (PNH) hanno sparato rasoterra in direzione dei manifestanti che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Haiti vive la sua sesta settimana di proteste, sono morti 30 manifestanti

Haiti è sul punto di vivere la sua settima settimana consecutiva di proteste e paralisi totale delle attività, e continuano le mobilitazioni convocate dai principali sindacati dei maestri e dai dirigenti religiosi e, secondo un conteggio delle Nazioni Unite, almeno 30 persone sono morte nelle manifestazioni, 15 per mano della polizia. Dal passato 16 settembre […]