InfoAut
Immagine di copertina per il post

“Ad Haiti c’è un caos pianificato, un piano del sistema neocoloniale”

Intervista ad Henry Boisrolín del Comitato Democratico Haitiano.

di Mario Hernandez

MH: Ho informazioni di violente proteste con morti, feriti e barricate in varie comunità haitiane.

HB: È vero che avviene questo e le ragioni sono molteplici, ma tutte queste ragioni bisogna inquadrarle dentro quello di cui abbiamo sempre parlato sulla crisi haitiana. Bisogna vedere che si tratta di un caos pianificato, un piano del sistema neo-coloniale, ma è un caos pianificato, per esempio, ci sono zone dove sono i banditi che si scontro tra loro, ci sono altri luoghi dove è la popolazione che si scontra con la polizia. C’è uno che è rientrato nel paese, Guy Philippe, che ha lavorato per la CIA, è stato prigioniero negli Stati Uniti e ora è ritornato dopo sei anni di carcere dicendo che farà la rivoluzione. C’è anche una decomposizione in seno agli apparati repressivi dello stato perché c’è un corpo che si chiama Brigata di Vigilanza delle Aree Protette (BSAP), creata dall’ex presidente assassinato, Jovenel Moïse, questo corpo si schiera apertamente a fianco di Philippe e chiede la rinuncia del primo ministro di fatto, il dittatore Ariel Henry.

Per questo ti dicevo che ci sono molteplici ragioni, credo anche che in questo momento ad Haiti non si possa parlare di bande se non in certi casi, ma è un caso simile a quello della Somalia dove ad un certo momento possiamo parlare di signori della guerra e questo lo dico in funzione non solo dello sviluppo della dominazione neocoloniale, del caos pianificato, ma anche dello sviluppo della lotta di classe.

MH: Nell’area metropolitana della capitale, a Port-au-Prince, si vive una situazione di alta tensione con barricate di pneumatici in fiamme, carcasse di veicoli, macerie varie che in vari luoghi sono state collocate lungo le strade, spari sporadici e individui fortemente armati in moto nel centro di Port-au-Prince, in che contesto possiamo analizzare questa situazione?

HB: Anche questa situazione fa parte del caos che creano i signori della guerra dove alcuni vogliono occupare più territorio, perché qui non si tratta solo di gente che esce ad uccidere, ma di gente che occupa spazio amministrativo, che eliminata tutte le vestigia dello stato. Questi gruppi tornano ad essere padroni del territorio, a fine anno si è anche visto che questi signori hanno messo la gente in fila e davano come regalo una busta con del denaro. Volevano controllare un gruppo di gente. Volevano fare di un quartiere che si chiama Solino, che è importante geostrategicamente parlando per quanto riguarda la capitale, perché avendo il controllo di questo quartiere si ha accesso a diversi punti per controllare completamente la capitale.

Nel caso di un’occupazione della capitale è importante. Perché si sta parlando di una sollevazione popolare per il 7 febbraio, giorno in cui teoricamente Henry doveva consegnare il potere perché sarebbe terminato il mandato del presidente Jovenel Moise, assassinato a luglio del 2021. Nonostante ciò, questo uomo che in 30 mesi non ha fatto assolutamente nulla, finisce di inaugurare un edificio in cui funzionerebbero gli uffici del primo ministro, il palazzo presidenziale e un nuovo Parlamento. Bisogna ricordare che nel 2010 durante il terremoto erano stati distrutti tutti questi edifici, fatto che significa che Henry ora non vuole rinunciare.

Tutto il mondo prevede che qui si avrà un grande spargimento di sangue. Allora ogni gruppo cerca di posizionarsi o di togliere la maggior quantità di territorio per avere una quota di potere più grande al momento della negoziazione.

MH: Henry, in questo contesto abbiamo parlato in varie occasione del movimento di Montana, che ruolo gioca?

HB: In politica non contano solo le buone intenzioni. Anche in una riunione di gente più accettabile, ma anche una problematica correlazione di forze. Evidentemente riunisce nel suo seno le organizzazioni più accettabili e con un piano per risolvere la crisi haitiana a partire dall’instaurazione di un sistema di transizione, di rottura con la dominazione, per trovare una soluzione all’haitiana alla crisi, perciò, ha l’opposizione dell’oligarchia haitiana e fondamentalmente della comunità internazionale diretta da quello che si chiama il Core Group che lì è il vero governo. Una specie di sindacato, un marchingegno di ambasciatori degli Stati Uniti, Canada, Francia, Spagna, Germania, Brasile e rappresentanti dell’ONU, dell’OEA e dell’Unione Europea. Sono loro che danno gli ordini sotto la bacchetta dell’ambasciatore nordamericano e sono loro che si oppongono a volte con il sangue e il fuoco a che l’accordo Montana possa andare avanti, e a sua volta l’accordo Montana avendo tanta gente, quasi mille organizzazioni dentro, quello che si chiama unità dentro la diversità, ci sono contraddizioni che a volte sembrano insuperabili, fatto che frena un po’ e a volte abbastanza l’azione politica di questo accordo.

Allora, è un accordo che continua ad essere di riferimento, che mobilita un settore della società ed è anche un settore molto rappresentativo, perché lì ci sono organismi dei Diritti Umani, partiti di sinistra, movimenti contadini, di quartiere, femministe, ecc., ti potrei dire di quelli più conseguenti nel paese, ma che non sono diciamo di gusto della comunità internazionale, allora ci sono contraddizioni in seno al governo o degli apparati perché non bisogna dimenticare che Biden ha le elezioni tra poco e il tema di Haiti pesa anche nelle elezioni in Nordamerica per la semplice ragione che ci sono migliaia e migliaia di haitiani che votano negli Stati Uniti e la stessa cosa avviene in Canada, allora l’equazione politica haitiana a volte si decide per quanto riguarda l’ingerenza yankee e canadese a favore di far inclinare la bilancia a favore di un gruppo o l’altro.

Montana ha tre assi. Io ho serie critiche su questo, ma ora questo ci sta a cuore. Qual è la loro posizione? Dicono che hanno tre assi: la mobilitazione, la negoziazione e la diplomazia, perché capiscono che in questo momento non possiamo andare a una lotta armata, questa loro la pensano come una prima fase in cui si tratta di avere un certo controllo di certi apparati di potere per poter elaborare quello che chiamano la Conferenza Nazionale durante la quale per un certo tempo noi haitiani definiremo la direzione del paese, formeremo un’Assemblea Costituente per elaborare una nuova Costituzione e dopo, la dissoluzione del Core Group e la fine dell’ingerenza. Questo è quello che propone in sintesi perché considerano che l’ingerenza nordamericana sia ancora così forte come quella della comunità internazionale. Questo è un freno importante affinché Montana sia realmente quello che vuole essere.

MH: Siamo in comunicazione con Henry Boisrolin del Comitato Democratico Haitiano, vuoi aggiungere qualcos’altro?

HB: Dobbiamo stare abbastanza attenti, perché c’è anche il tema dell’invio di truppe dal Kenia e di come alla fine si svilupperanno le contraddizioni in seno all’attuale potere e stare attenti per il 7 febbraio giacché tutto il mondo dice che teoricamente in quella settimana Guy Philippe entrerebbe nella capitale. Credo che allora potrebbero esserci scontri da diverse parti.

E la solidarietà internazionale dovrebbe cercare di diffondere realmente la notizia in funzione degli interessi del popolo haitiano, come dire, la verità perché ci sono certe informazioni che circolano per rimuovere le figure di alcuni elementi contrari agli interessi del popolo. Ci sono prove della contraddizione del suo discorso e della pratica politica perché lui non è mai stato dalla parte del popolo, è una menzogna, anche lui stesso ha riconosciuto di aver lavorato agli ordini della DEA degli Stati Uniti e dell’ambasciata, allora dobbiamo stare attenti a questo, cercare di diffondere le azione che le organizzazioni popolari haitiane intendono per il momento necessarie perché ci sono cose che non possiamo rivelare.

A volte diffondere certe notizie gioca contro gli interessi reali del popolo. Il compito non è facile. Allora, ringrazio fin d’ora per questo tuo sforza per cercare di diffondere il mio umile e limitato punto di vista, ma il pubblico e tu in particolare sappiate che io dico la verità. Io dico quello che c’è. In funzione degli interessi del popolo haitiano allora la solidarietà per me è questo.

MH: Chiarire solo che la Brigata di Vigilanza delle Aree Protette ha agito nel paese di Juana Méndez in appoggio, secondo quanto riferito, del popolo che manifestava che in quella località è tornato a scendere in strada.

HB: Questo è vero, così come la gente è stanca di questo uomo, Ariel Henry, e dell’insicurezza, tutto ciò che sembra avere una certa forza per sconfiggerlo la gente lo segue. Questo è il pericolo che c’è, perciò, dobbiamo andare molto adagio, ma con passi sicuri per sapere chi è chi e dove vogliamo andare.

sbobinatura: Lautaro Brodsky.

09/02/2024

Rebelión

da Comitato Carlos Fonseca

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

CARAIBIhaitineocolonialismo

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: “oltremare” sempre inquieto

Dalla Martinica alla Nuova Caledonia, i “territori d’oltre mare” sono percorsi da proteste e ribellioni. A cui il governo francese risponde con il copri-fuoco e la repressione

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Esplosioni in Libano: si apre un nuovo capitolo del genocidio

Dopo le prime esplosioni di migliaia di cercapersone in dotazione a membri di Hezbollah avvenute in Libano, un’ulteriore ondata di esplosioni in contemporanea, di walkie talkie e pannelli fotovoltaici, è stata segnalata dai media libanesi nei giorni scorsi, causando la morte di almeno 20 persone e ferendone a migliaia, anche in Siria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’asse della normalizzazione: la Turchia e alcuni Paesi arabi sostengono l’economia di guerra di Israele

Mentre l’Asse della Resistenza dell’Asia occidentale cerca di indebolire l’esercito, l’economia e la sicurezza di Israele, una manciata di Stati arabi e la Turchia si sforzano segretamente di rafforzare Israele e rifornire la sua guerra a Gaza. Questo è il nuovo “Asse della Normalizzazione” della regione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verde marcio

Ursula von der Layen ha dedicato un’ampia parte dei 48 minuti e 20 secondi del discorso in cui ha presentato la sua “strategic vision” per i prossimi cinque anni

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dall’Italia a Israele passando per gli USA, le armi di Leonardo consegnate a Tel Aviv

Quanto ha fatturato Leonardo S.p.A. con i cannoni utilizzati dalle unità della Marina militare israeliana per bombardare ininterrottamente dal 7 ottobre 2023 Gaza e il suo porto?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA: nuovi incendi contro Cop City

L’incendio è avvenuto in Memorial Drive e le due macchine da costruzione incendiate intorno alle 2 del mattino appartenevano alla Brent Scarborough and Company.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: Barnier come primo ministro, il figlio del RN e del macronismo

Macron voleva concludere il suo mandato governando con l’estrema destra. È con questo obiettivo che ha inaspettatamente lanciato uno scioglimento d’emergenza prima dell’estate.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina: “Aysenur, attivista ISM, è stata uccisa a sangue freddo”

Le Nazioni Unite hanno chiesto “un’inchiesta approfondita” sull’uccisione per mano israeliana di Aysenur Ezgi Eygi, 26enne attivista statunitense dell’International Solidarity Movement

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Hezbollah lancia la “prima fase” di attacchi di rappresaglia contro Israele dopo l’assassinio del comandante Shukr

Il gruppo libanese Hezbollah ha annunciato domenica di aver lanciato centinaia di razzi e droni in profondità in Israele come parte della “prima fase” della sua risposta all’assassinio del suo comandante senior Fouad Shukr da parte di Tel Aviv.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Spettri di Working Class, il classico strumento repubblicano per vincere le presidenziali

Paul Samuelson, per quanto sia stato un genio della astrazione economica e della regolazione dei mercati, ci ha lasciato modelli matematici di efficienza delle transazioni di borsa che, nella realtà, si sono paradossalmente rivelati soprattutto strumenti ideologici. 

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Dalla colonia, alla fabbrica, ai quartieri popolari: l’antirazzismo politico in Francia. Intervista a Said Bouamama

Abbiamo realizzato questa intervista a Said Bouamama ad aprile 2024 durante il Festival Altri Mondi – Altri Modi tenutosi al centro sociale Askatasuna a Torino, quando il movimento per la Palestina, perlomeno a Torino, era in una fase diversa, potremmo dire agli albori, da quella che sta attraversando in questi mesi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rivolte in Nuova Caledonia tra neocolonialismo e laboratorio repressivo.

Dallo scorso 13 maggio in Nuova Caledonia (Il piccolo arcipelago si trova nell’Oceano Pacifico sud-occidentale, a 1.300 chilometri dalle coste dell’Australia), è scoppiata una violenta rivolta dei nativi Kanak, da sempre sostenitori dell’indipendenza dell’arcipelago.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Niger, Ciad e Senegal: l’Africa non vuole più i militari francesi e statunitensi

Mentre cresce la presenza militare russa, in Africa si estende il rifiuto di quella occidentale, considerata un indesiderabile retaggio storico del colonialismo pur giustificata dalla necessità di contrastare un tempo i movimenti guerriglieri e oggi le organizzazioni jihadiste.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Zoo umani, esposizione di teschi, la frusta: capire la rivolta dei Kanak

In Palestina, come in Nuova Caledonia e in altri conflitti coloniali, quando i colonizzati si ribellano, i colonizzatori cancellano la storia e cercano di far dimenticare i loro crimini.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’America Latina al crocevia. Tensioni geopolitiche e la sfida dell’Unità Regionale

Il mese di aprile del 2024 ha tratto con sé una rivelazione di grande impatto: un rapporto fatto trapelare dall’ambasciata degli Stati Uniti in Bolivia, meticolosamente elaborato dal Centro di Studi Geopolitici Multidisciplinari (CEGM), getta luce sul nuovo e ambizioso piano di ricolonizzazione dell’America Latina.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Migrazioni, guerre e ambiente

Il 28 settembre il consiglio dei ministri del governo Meloni ha approvato un nuovo decreto sull’immigrazione che con una mano prosegue l’opera di criminalizzazione delle persone migranti e con l’altra aumenta ulteriormente i fondi per le forze dell’ordine e la militarizzazione dei territori.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il coraggio di essere liberi

La marcia verso la liberazione è una marcia collettiva del colonizzato e del colonizzatore, dell’oppresso e dell’oppressore. E chi si rifiuta di andare avanti nella direzione della liberazione la subirà comunque, ma in modo molto doloroso e molto crudele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Niger e il Ribollire Africano

Che succede in Niger, fra i paesi confinanti come il Burkina Faso, il Mali e tutta l’area del Sahel?