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Hub Meeting 2013: intervista a una compagna di Cipro

 

-Ciao Rahme. Come anticipato durante la presentazione dell’Hub Meeting, tu sei stata e sei tuttora attiva a Cipro, e ti interessi molto della questione legata alla presenza militare che divide il Nord e il Sud dell’isola. Ci puoi raccontare la tua esperienza di lotta a cui avevi accennato? In che contesto si è inserita questa lotta?

 

Cercherò di concentrarmi sulla descrizione del processo di lotta a Cipro, in particolare per quanto riguarda Occupy Buffer Zone, iniziato a partire dalla chiamata globale del 15 Ottobre 2011. Abbiamo tenuto una assemblea nella quale abbiamo discusso su cosa potevamo fare, con persone sia della parte nord che quella sud del Paese. Al termine dell’assemblea ci siamo posti in mente il perché non fare una occupazione proprio nella cosiddetta zona cuscinetto, giusto nel punto principale di attraversamento del confine tra Nord e Sud. Lì transitano parecchi bus turistici e la polizia è sempre presente in entrambi i lati per controllare chiunque. La zona di cuscinetto è uno spazio controverso; di fatto non è perfettamente definita quale sia la zona militare turca, così c’è molta confusione riguardo la regolamentazione dell’area, divenendo secondo noi una situazione congeniale di cui si avvantaggiano i poteri forti che agiscono lungo tutta l’isola. Non era accaduto spesso in passato che attivisti di tutte e due le parti dell’isola agissero assieme, dato che le dinamiche con cui si interfacciano sono differenti, tanto differenti che anche le ideologie alla base hanno prevenuto precedentemente la possibilità di agire uniti.

Per questa ragione è stato un momento speciale di lotta per Cipro, durante il quale nel giro di due due mesi sono stati occupati due edifici che erano di proprietà della Chiesa, nel Sud. La Chiesa è uno dei poteri più grandi qui, come sanno bene molti agricoltori, che hanno perso molte terre nel sud, ed ha una grossa influenza nel prendere decisioni. Abbiamo trasformato gli edifici occupati in luoghi dove fare molte attività, aprendo gli spazi ad artisti e a chi necessitasse di un luogo dover poter stare. Abbiamo avuto una stazione radio lì dentro. Abbiamo dovuto fare i conti con la polizia greca, la polizia e l’esercito turco, e le forze di “pace” delle Nazioni Unite, che sicuramente non sono vere sostenitrici della pace.
Un’altra cosa importante da sottolineare è il fatto che a Cipro non ci sono stati movimenti precisamente contro queste forze, che mettessero in questione il loro ruolo là, mentre le persone prendevano sicuramente posizione attorno a questioni concernenti l’economia o le lotte di potere. Questo movimento è stato nuovo, le persone hanno intrapreso queste processo per la pace reclamando di essere uniti e di fare a meno dei confini, sottolineando che non era così che si sosteneva la vera pace.

Ci sono stati numerosi tentativi di sgomberarci; perché accendevamo dei fuochi, dato che era inverno, usavano questo fatto come pretesto dato che “il fuoco era pericoloso”, e ci sono numerosi video diffusi pubblicamente dove si vede un continuo disturbo da parte dei militari.. Sfortunatamente, non abbiamo avuto un grosso sostegno pubblico, perché per i partiti politici tutto ciò era illegale, e la maggiorparte di questi partiti a Cipro sono veramente cinici:se una azione non ha come presupposto un gioco di potere non è significativa per loro, e difatti a Cipro non c’è una vera sinistra radicale. Questo ha reso la nostra iniziativa ancora più difficoltosa, durata 7 mesi, credo uno degli accampamenti più lunghi tra tutte le azioni del brand “Occupy”, ed era partita da solo venti persone che hanno continuato tutte in quei 7 mesi ad occuparsi della logistica, quindi come potete capire: costruzioni, pulizia, media.. tutto.

Dopo questo periodo, è iniziata una vera e propria guerra psicologica contro di noi. Mentre da una parte veniva ammesso che la zona cuscinetto era una terra di nessuno senza leggi per i”civili”, dall’altra hanno cominciato a crearci disturbo, fino a quando la polizia ha trovato una scusa per entrare negli spazi. E’ stato un raid molto violento, dove hanno distrutto il muro di una parte di edificio con una ruspa mentre dentro c’erano almeno sedici donne, e così via.
Da allora, il gruppo iniziale si è separato in due specifiche aree: una riguardante temi come cibo, orti, e vari tematiche ambientali, mentre un movimento specificatamente antimilitarista non è sorto sul serio. Credo che ciò sia dovuto più al fatto che le persone erano molto stanche e un pò incredule di non aver ricevuto troppo sostegno. Così ora ci ritroviamo in un contesto un pò debole, dove ci sono diverse centinaia di persone che aspettano l’evento singolo,come quello del 14 agosto di ogni anno,la data dell’invasione da parte dell’esercito turco. In questa data marciamo in tutti i due lati della frontiera, facendo frastuono e reclamando pace, ma non è niente di più, non è una azione diretta né di qualsivoglia disobbedienza.

Questa debolezza complessiva credo sia molto legata al fatto che la maggiorparte delle persone è impiegata nel settore pubblico, e specialmente nel Nord questo è rilevante, dato che dall’occupazione della Turchia essi sono in tutto dipendenti da Istanbul. Perciò,se sei un dipendente pubblico e non vuoi perdere l’impiego, sei alquanto timoroso di immetterti in certe questioni, come potete ben immaginare. Così ci ritroviamo a dover convivere con sei basi militari,essendo Cipro un punto tanto strategico nell’area, e capita che mentre bevi un caffè ti vedi truppe passare da una parte all’altra, elicotteri che sorvolano continuamente e aerei che decollano per andare ovunque; questo nel Nord, che è uno stato-pirata, dato che è riconosciuto solamente dalla Turchia, e quindi il fatto che sia un vero stato è una farsa, perché, almeno così penso, tutto dipende dalla Turchia e lo sviluppo economico é morto proprio grazie a questo fatto.

 

 

 

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