Intervista a Sipan Hemo, comandante generale YPG
In un’intervista esclusiva, il Comandante Generale delle YPG (le Unità di Difesa Popolare, ndr), Sipan Hemo, ha commentato approfonditamente la situazione attuale in Siria, rispondendo tra le altre cose all’accusa diffusa nei giorni scorsi da Amnesty International, secondo cui le forze curde siriane avrebbero commesso crimini di guerra.
Di seguito un report delle sue considerazioni (Intervista tradotta dal curdo all’inglese tratta da civiroglu.net e pubblicata il 15 ottobre 2015; traduzione in italiano a cura di Infoaut)
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La SDF (Syrian Democratic Force), le armi USA e il report di Amnesty International
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Le nostre unità, come sapete, negli ultimi due mesi sono state in conflitto con alcune fazioni islamiste, tra le quali Ahrar-ash Sham e Jabhat al Nusra. Ma la nuova situazione ha portato a un declino di queste forze che ci hanno attaccato. In ogni caso, non abbiamo intenzione di approfittare di questa situazione perché non ci auguriamo di vedere le forze di opposizione diventare più deboli o perdere ulteriore terreno.
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Sono state fatte affermazioni nel nostro nome, spesso i giornalisti ci chiedono da quale parte stiamo. Voglio chiarire che fin dall’inizio della rivoluzione siriana non abbiamo voluto schierarci con nessuno. Noi abbiamo una nostra posizione, la chiamiamo “la terza via”. Abbiamo formulato questa idea stando dalla nostra parte, abbiamo le nostre soluzioni e i nostri progetti da proporre. Inoltre, la nostra guerra contro l’Isis ha creato una nuova situazione, ha permesso relazioni e cooperazione con la coalizione guidata dagli Usa. E nell’ultimo periodo abbiamo effettivamente cooperato con la coalizione.
Quando si arriva agli interventi, posso dire che i siriani non devono essere incolpati. Sfortunatamente la guerra che c’è in Siria riguarda interessi di potere internazionali e regionali. Questi sono i responsabili. Sia le forze globali, sia gli stati regionali come la Turchia, l’Arabia Saudita, il Qatar e l’Iran sono responsabili. Loro hanno sparso il sangue siriano. Quindi in risposta a questa domanda dico, per fermare lo spargimento di sangue e far avanzare la democrazia in Siria, che tutti i poteri dovrebbero dividersi la responsabilità. Quando ci domandano con chi lavoriamo, dico chiaramente che abbiamo combattuto l’Isis ufficialmente cooperando con la coalizione per un anno. E che il nostro lavoro assieme ha fatto anche ulteriori progressi.
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Il numero di armi che è stato lanciato per via aerea all’Sdf (coalizione contro l’Isis ndr) era limitato. Non era una quantità che poteva fare una grossa differenza strategica sul campo di battaglia. Ma vediamo questo come molto importante. È importante per noi come YPG perché con questo nuovo supporto, la cooperazione che abbiamo avuto per un anno ha raggiunto un nuovo livello e speriamo di incrementare ulteriormente il nostro lavoro assieme, speriamo di lavorare strategicamente. Dunque ciò che abbiamo ricevuto non era molto ma è molto per un nuovo inizio.
Per quel che riguarda la struttura dell’Sdf, speriamo che le YPG prendano la guida di questo attacco. Le YPG hanno un ruolo significante da giocare, è da tanto tempo che combattiamo l’Isis. In Siria, come sapete, molte fazioni si sono formate e sono state sconfitte di fronte all’Isis. L’Fsa e alcuni altri gruppi islamici sono stati sconfitti. Quindi, alla fine, il programma di addestramento ed equipaggiamento nemmeno ha funzionato. Ma dall’altro lato le YPG hanno dato prova di essere vittoriose. Sì, ci sono stati altri gruppi che hanno combattuto l’Isis ma con scarso successo. Quindi nel momento in cui la Siria stava attraversando il periodo più turbolento, ci siamo avvicinati ad alcuni gruppi per creare una nuova forza, più grande, una che potesse servire tutti i siriani che possono giocare un ruolo per la democrazia in Siria. Questa nuova forza, la Syrian Democratic Forces, include tutte le comunità siriane: curdi, arabi, assiriani e turkmeni. Nei prossimi giorni ci sarà una dichiarazione di fronte alla stampa; speriamo che questo sarà un nuovo inizio, una nuova fase. Allo stesso tempo facciamo appello a chiunque creda nella democrazia in Siria, che crede nella nazione siriana, perché si unisca all’Sdf per il bene della democrazia e per sollevarsi contro e combattere le forze come l’Isis e ridare finalmente ai siriani un paese tranquillo.
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I media e i giornalisti scrivono molte cose a proposito di Raqqa e Jarablus. Abbiamo dei piani militari e questi piani sono confidenziali. In quanto comandante generale Ypg non posso rivelarteli. Sul campo, quando se ne presenta l’opportunità, agiamo secondo questi. I politici potrebbero speculare su dove dovremmo andare, ma da una prospettiva militare, noi sul campo agiamo secondo le chances che abbiamo. Dunque ciò che abbiamo pianificato l’abbiamo già rivelato, combatteremo l’Isis. Dove attaccare e quando sferrare questi attacchi dipende dalle circostanze sul campo di battaglia.
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Abbiamo visto il report di Amnesty International. Posso dirti che la tempistica e la formulazione di questo report sono un po’ sospette. In un momento in cui stiamo formando una nuova alleanza con le forze siriane pro-democrazia, e ci stiamo preparando a dichiarare una grossa guerra contro l’Isis, questo report viene diffuso. Arriva proprio dopo che le forze di coalizione ci hanno dato un aiuto significativo. Difficile pensare che sia tutto il frutto di una coincidenza.
Facciamo appello alla comunità internazionale e anche agli Stati Uniti a non prendere sul serio questo report, perché non è ciò che sta accadendo sul campo. Ma, di nuovo, stiamo ufficialmente chiamando dei corpi indipendenti perché vengano e vedano cosa sta accadendo sul campo di battaglia.
Ora, lascia che io sia chiaro: abbiamo liberato all’incirca 1500 villaggi arabi. Alcuni di questi sono diventati zona di guerra tra noi e l’Isis, la battaglia è durata giorni in alcuni villaggi. Non sto dicendo che questi villaggi non siano stati danneggiati, ma non sono più di 4 o 5. Abbiamo 1500 villaggi arabi liberati dove la gente ora vive in pace. Se fosse vero, perché questi villaggi sono ancora in piedi? A parte questo, ci sono arabi che sono stati portati in Rojava dal regime Baathista e si sono installati tra le terre curde. Questi arabi anche a Jazira stanno conducendo vite dignitose. Se avessimo avuto l’intenzione di allontanare gli arabi, avremmo allontanato per primi questi. Penso che chiunque sia scontento della sconfitta dell’Isis abbiamo qualcosa da spartire con questo report perché noi abbiamo successo contro lo Stato Islamico. E tutto il mondo vede la nostra efficacia e il nostro successo contro questo gruppo terrorista. L’abbiamo provato nella pratica, anche liberando la regione del Rojava.
Ancora una cosa: il 30% delle YPG è composto da arabi. Se le accuse contenute nel report fossero vere, questi arabi che stanno con noi avrebbero commesso anch’essi queste atrocità? Se queste cose fossero vere, combatterebbero al nostro fianco a Jazira e Kobane? Noi crediamo che questi report vogliano danneggiare la nostra immagine; secondo noi, la Coalizione Nazionale Siriana e le forze che le stanno dietro hanno molto a che fare con questo. Perché all’inizio, per esempio, non riuscivano a digerire la nostra liberazione di Tal Abyad, così hanno diffuso queste voci di proposito. Ma continueremo la nostra battaglia per la democrazia in Siria in faccia a tutte queste accuse, contro tutte queste cose con cui vorrebbero conciliarci. E siamo pronti a rispondere di tutto ciò. Siamo rispettosi dei diritti umani, qualsiasi corpo indipendente può venire e investigare. Abbiamo liberato 1500 villaggi arabi, questo report avrebbe dovuto ringraziarci, abbiamo liberato così tante persone. Abbiamo liberato Shengal e molte donne Yezidi. Ci sono altri interessi in questo report. Le nostre unità sono qui, chiunque può venire e controllare e parlare anche agli arabi e ai turkmeni.
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