Istituzioni, sindacati, polizia contro il reintegro di Abdelkader! Ma la lotta alla Atti/Atla va avanti!
Il picchetto, in corso dall’alba di ieri mattina, è proseguito per tutta la notte grazie alla determinazione dei lavoratori autorganizzatisi con tende da campeggio e bidoni di metallo che fungevano da bracieri per la legna; picchetto che dalle 6:00 di questa mattina è stato raggiunto da altri facchini in lotta, compagni del Lab.Crash! ed altri solidali che, con la pratica del blocco dei camion (circa 20 automezzi sono stati bloccati nelle ultime 36 ore provocando ingenti danni all’azienda),è riuscito ad ottenere, intorno alle 11, un incontro tra una delegazione di scioperanti, rappresentanti del SiCobas ed i vertici dell’azienda metalmeccanica a cui era presente il sindaco del comune di Bentivoglio Erika Ferranti.
La Atti/Atla durante l’incontro si è rifiutata di reintegrare Abdelkader, ed al massimo si è resa disponibile a ritirare le lettere di richiamo e di sospensione che aveva preparato (sic!) per gli altri scioperanti, adducendo come motivo per il non reintegro del lavoratore non solo le motivazioni, infondate e false, con cui hanno la settimana scorsa provveduto al suo licenziamento, ma sostenendo che la Cgil e la Cisl erano contrarie al reintegro! Al rifiuto della delegazione SiCobas di accettare queste condizioni e di continuare a legittimare ulteriormente questo teatrino recitato dai dirigenti aziendali, Sindaco e confederali, l’assemblea operaia ha deciso di continuare lo sciopero ed il blocco.
A questo punto l’azienda ha dichiarato che a causa dei blocchi non sarebbe riuscita a far partire la produzione e che sarebbe stata costretta a “spegnere” i forni della fonderia, comportando la richiesta di mobilità e/o cassa integrazione per tutti i lavoratori.
Su queste palesi quanto provocatorie minacce la Cgil e Cisl hanno organizzato, spalleggiati dal Sindaco, dall’azienda e dalla complicità delle forze dell’ordine, una vergognosa assemblea con il resto degli operai, per lo più italiani, legittimando la minaccia aziendale e, fomentando l’odio contro gli scioperanti e dando corpo ai meccanismi razzisti e discriminatori usati quotidianamente dall’azienda, organizzato di fatto gli operai contro il picchetto.
Si è quindi cercato di innescare un meccanismo di guerra tra poveri, con i lavoratori dell’azienda portati ad attaccare verbalmente i lavoratori picchettanti (che urlavano contemporaneamente come la loro lotta fosse di tutti e non solamente per Abdelkader!) mentre tre reparti celere di polizia e carabinieri in assetto antisommossa, si ponevano in mezzo alle due parti per rafforzare la narrazione di uno scontro, peraltro etnicizzato (dato che la maggioranza dei lavoratori fomentati da Cgil e Cisl sono per l’appunto italiani, mentre la maggioranza degli scioperanti e solidali sono di origine straniera).
Una mossa di uno squallore evidente, che non ha però scalfito la volontà dei picchettanti nel demordere, respingendo il bluff senza cadere in provocazioni ed in maniera compatta e determinata hanno proseguito il blocco, costringendo il management dell’azienda ad una nuova trattativa e mettendo la prefettura nelle condizioni di dover porsi come mediatrice.
La situazione si è infatti sbloccata con la convocazione di un incontro in prefettura alla presenza delle parti in causa e quindi ovviamente del sindacato SiCobas, che tornerà a discutere della situazione di Abdelkader, con una condizione per gli scioperanti imprescindibile: “Abdelkader deve rientrare, altrimenti la nostra lotta non si fermerà”!
Questa la volontà granitica degli scioperanti che, sostenendo il reintegro di Abdelkader, rendono possibile migliorare le condizioni di lavoro e di salute dei luoghi di produzione per tutti gli operai del “gruppo” Atti, battendo la cassa integrazione e i sistemi di sfruttamento e razzismo dell’azienda, come quelli che oggi hanno reso possibile la squallida manovra fomentata da Cgil/Cisl, Sindaco e forze dell’ordine.
Il picchetto si è dunque sciolto, aspettando l’esito del confronto di martedi’ e rilanciando sin da subito la mobilitazione e l’organizzazione di nuovi momenti di lotta nel momento in cui non si dovesse arrivare ad una risoluzione positiva.
Per approfondire, ascolta l’audio registrato da RadioBlackOut con Michele del Lab.Crash
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