La decrescita è contro gli interessi dei lavoratori?
I detrattori affermano che i lavoratori non sosterranno mai la decrescita, ma non capiscono né i lavoratori, né la decrescita
di Don Fitz, da Antropocene.org
Il 2023 ha visto l’estate più calda mai registrata nell’emisfero settentrionale, mentre nell’emisfero meridionale si è vissuto l’inverno più caldo mai registrato; a tutto questo seguirà un autunno con terrificanti tempeste e inondazioni in tutto il mondo. Il numero di persone che attribuiscono la catastrofe climatica alla crescita economica è in aumento.
Ma non tutti concordano sul fatto che il problema sia la crescita [economica]. Alcuni rispondono che la crescita è destinata a permanere mentre il concetto di “decrescita” è un assurdo nonsense.
Molte delle accuse contro la decrescita hanno trovato delle risposte. Tra il libri, quello di Jason Hickel Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia può salvare il pianeta (2021) è forse il più noto e leggibile. E un’eccellente raccolta di articoli (Planned Degrowth: Ecosocialism and Sustainable Human Development) è disponibile nell’edizione di luglio/agosto 2023 di Monthly Review.
La “decrescita” è contro i lavoratori?
Un’accusa sembra ancora priva di una risposta adeguata: «La classe operaia statunitense è intrinsecamente contraria alla decrescita perché comporterebbe una massiccia perdita di posti di lavoro». Questo fa pensare che i sostenitori della decrescita non abbiano mai sentito parlare di una settimana lavorativa più corta. Perché questa sarebbe la prima conseguenza della decrescita. Per molti lavoratori statunitensi, avere una settimana lavorativa di 40 ore sarebbe un gradito sollievo.
Quindi, i lavoratori sono intrinsecamente contrari alla decrescita? La mia famiglia, i miei amici e i miei vicini, generalmente lavorano per vivere e nessuno mi ha mai detto: «Non sopporterei una settimana lavorativa più corta».
Uno dei maggiori problemi dei lavoratori statunitensi è l’assenza di assistenza sanitaria come diritto. Nonostante le farneticazioni degli apologeti delle compagnie assicurative, Medicare-for-All costerebbe molto meno. E questo è un altro modo in cui si realizzerebbe la decrescita. Nel mio libro Cuban Medical Care, The Ongoing Revolution, ho documentato che i cubani hanno un’aspettativa di vita più lunga di quella degli statunitensi, mentre i costi a Cuba sono inferiori al 10% pro capite all’anno rispetto a quelli statunitensi.
Dopo la pubblicazione del mio libro, la ricerca ha dimostrato che il Covid ha ridotto l’aspettativa di vita di quasi tre anni negli Stati Uniti, mentre è leggermente aumentata a Cuba. Un sistema sanitario che si concentra sulla prevenzione, sull’assistenza materna e sull’assistenza all’infanzia, salva più vite ed è molto meno costoso di un sistema che si concentra sulle assicurazioni, che fornisce troppo poche cure a coloro che ne hanno più bisogno, mentre ne dà troppe ad altri, curando eccessivamente milioni di persone e offrendo lussuose camere d’ospedale.
Nessun lavoratore mi ha mai detto: «Voglio che i miei familiari anziani scelgano tra le cure sanitarie e il cibo e voglio cure supercostose e meno efficaci perché è questo che fa crescere l’economia». Con una vera decrescita, il costo dell’assistenza sanitaria potrebbe essere non solo “inferiore”, ma molto, molto inferiore, e si tradurrebbe in vite più longeve.
Ci sono molte altre cose che non ho mai sentito dire dai lavoratori…
Non ho mai sentito un camionista affermare: «Voglio comprare cose che si rompono in fretta, così devo andare a comprarne altre che non funzionano, che passano di moda o che diventano obsolete. Se i prodotti fossero costruiti per durare a lungo e che si potessero riparare, ciò ridurrebbe i posti di lavoro; per questo le aziende devono produrre quanta più schifezza possibile».
Nessun segretario mi ha detto: «Amo il cibo che viaggia per più di duemila miglia prima di arrivare sulla mia tavola, che ha perso la maggior parte del suo valore nutrizionale e che può contaminare chiunque lo mangi a causa del suo contenuto chimico. Avere del buon cibo coltivato localmente significherebbe ridurre i posti di lavoro».
Nessun commesso mi ha mai detto di volere imballaggi che costano quasi quanto il prodotto che contengono, di volere banche con commissioni sempre più alte, assicurazioni che non pagano quando ne abbiamo bisogno e pubblicità martellante in TV, alla radio e sui cartelloni stradali. Questi sono solo alcuni dei modi in cui il capitalismo crea lavori inutili che non migliorano la vita delle persone e la cui riduzione o abolizione contribuirebbe ad accorciare la settimana lavorativa.
L’altro giorno in un ambulatorio aspettavo di sentire se l’infermiera avrebbe detto: «Odio avere un’economia in scala ridotta perché significherebbe che meno persone si ammalerebbero di cancro a causa di radiazioni e sostanze chimiche tossiche. Ci sarebbero meno posti di lavoro per la produzione di veleni e meno posti di lavoro per ogni tipo di assistenza sanitaria. Però, se questo significasse più posti di lavoro, sarei felice di aumentare il rischio di cancro per me, la mia famiglia e i miei vicini». Per qualche motivo, queste parole non sono mai state dette.
Chi è contrario alla decrescita?
Allora, dove sono tutti questi lavoratori che odiano appassionatamente la decrescita? Devono nascondersi dietro un albero o sotto un letto, perché non li ho mai incontrati.
Ma, forse c’è un posto dove non ho mai guardato: potrebbero trovarsi negli uffici dei burocrati sindacali che scrivono articoli su come il lavoro sostiene l’ideologia aziendale della crescita.
In realtà, l’affermazione che «i lavoratori sono contrari alla decrescita» potrebbe suonare familiare a molti. A coloro che lavorano nella produzione di armamenti, così come ai veterani e ad altri che accettano semplicemente la propaganda militaristica e che potrebbero essere contrari alla decrescita perché non c’è modo di decrescere senza ridurre massicciamente le forze armate statunitensi. Decrescita significa spostare le risorse verso i popoli colonizzati, sia negli Stati Uniti che a livello globale.
L’essenza della decrescita è:
(a) diminuire la produzione inutile e dannosa nei paesi ricchi
(b) aumentare la produzione di beni di prima necessità nei paesi poveri
(c) assicurarsi che (a) sia maggiore di (b)
La crescita non significa e non ha mai significato migliorare la qualità della vita nei paesi poveri. Al contrario, i risarcimenti sono essenziali per la decrescita.
Dire che la decrescita non avverrà mai perché i lavoratori sarebbero contrari non solo è sbagliato, ma è anche gravemente immorale.
Il diritto all’aborto ci offre un buon esempio del perché. Attualmente la maggioranza dei lavoratori sostiene il diritto delle donne ad abortire. La ragione per sostenere il diritto all’aborto non è che la maggior parte dei lavoratori sia d’accordo, ma che proteggere la vita delle donne è la cosa giusta da fare (indipendentemente dal fatto che sia popolare o meno).
Cosa si fa quando si affronta un’opinione che non corrisponde all’umore giusto? Il film Matewan ritrae un sindacalista che lotta quotidianamente per superare i pregiudizi. Non li ignora né si inchina davanti a essi.
Al giorno d’oggi, la maggior parte dei progressisti concorda sul fatto che, messi di fronte a chi odia i neri o simpatizza con i tentativi di eliminare ebrei o palestinesi, sia necessario affrontarli.
Ma allora, se e è bene sfidare coloro che attaccano una parte dell’umanità, perché sarebbe male sfidare coloro che sono per la distruzione dell’intera umanità, come vorrebbe l’ideologia della crescita infinita? Crescita significa espansione dei combustibili fossili, aumento del colonialismo elettronico (cioè dell’energia “alternativa”) e sterminio della vita sulla terra, nell’aria e negli oceani.
Chi rappresenta i lavoratori?
Due sono gli errori d’opinione più frequenti sui lavoratori americani: che pensano tutti allo stesso modo e che il loro pensiero è rappresentato dai leader sindacali.
Gli anti-decrescita danno spesso l’impressione di confondere la parola “lavoratori” con “sindacati”. Secondo gli ultimi dati, solo il 6% circa dei lavoratori del settore privato statunitense è iscritto ai sindacati e i burocrati sindacali spesso fanno un pessimo lavoro nel rappresentarli. Di certo le masse di iscritti ai sindacati non hanno chiesto o acconsentito che i loro “leader” cospirassero con i padroni per costruire un “Free Labor Development” che avrebbe schiacciato i sindacati democratici militanti a livello internazionale, come Kim Scipes documenta con tanta attenzione.
Un aspetto fondamentale dell’attuale leadership sindacale sta nel suo intimo legame con il Partito Democratico, uno dei due grandi partiti corporativi degli Stati Uniti. Se i pezzi grossi del sindacato si oppongono alla decrescita, questo per certo non significa che sia condiviso da tutti i lavoratori.
La rappresentazione del mondo del lavoro come una massa uniforme dove tutti la pensano allo stesso modo: “crescita = bene; decrescita = male”, è più che offensiva nei confronti di chi, come noi, vende la propria forza lavoro per sopravvivere. Oltre ai fedelissimi del Partito Democratico, la “gente che lavora” comprende milioni di persone che passano da un partito all’altro, coloro che non si identificano con nessun partito, i trumpisti di destra e, sì, anche i socialisti moderati e rivoluzionari, e gli anarchici. La storia del sindacato è un miscuglio di magnifici eroi e di vili traditori della solidarietà sindacale interetnica e internazionale.
Lo sciopero dell’UAW, iniziato nel settembre scorso, ha dimostrato che il sindacato si è svegliato dal suo letargo, che durava da quasi un secolo, per riscoprire la richiesta di una settimana lavorativa di 32 ore. Speriamo che ciò prefiguri un risveglio che si diffonda in tutto il mondo del lavoro, sia in quello organizzato che in quello non organizzato.
Capitalismo senza sfruttamento?
Il “Bread and Butter” unionism* si dedica a preservare il capitalismo, ottenendo in cambio una braciola di maiale più grande e più grassa prima che la possano ricevere i lavoratori degli altri Paesi. Invece, il “Social unionism”sfida il presupposto del capitalismo secondo cui alcuni dovrebbero essere molto più ricchi e potenti di altri.
La decrescita richiederà la ridefinizione di ogni aspetto dell’economia a partire dalla durata della settimana lavorativa, per estendersi a ciò che viene prodotto ed alle relazioni tra i soggetti coinvolti nella produzione. Il sindacalismo che accetta il capitalismo come eterno non è adatto a questo compito. Il sindacalismo che annuncia con orgoglio il suo obiettivo di costruire un nuovo mondo dalle ceneri del vecchio sarebbe il migliore.
Forse avete sentito parlare dell’Industrial Workers of the World (IWW). Fin dal 1905 ha sempre cercato di unificare tutti i lavoratori, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Forse è giunto il momento che i sindacati esistenti emulino l’IWW o siano sostituiti da esso o da altri sindacati solidali che cerchino di liberare l’umanità dalle catene della crescita aziendale, sia che risieda nella patria imperialista o nel mondo colonizzato.
Proporre una crescita senza colonialismo razzista è insensato quanto sostenere un capitalismo senza sfruttamento. Il colonialismo è stato il metodo con cui le multinazionali hanno creato l'”accumulazione primitiva del capitale” di cui scriveva Marx.
La convinzione che l’economia debba crescere, presuppone l’eterna esistenza del capitalismo. Una vera decrescita significa riorganizzare la società in modo tale da porre fine alla produzione distruttiva e inutile, tutelando contemporaneamente il benessere di tutti coloro che sono coinvolti nelle industrie interessate. Una riprogettazione totale della società potrebbe iniziare con una settimana lavorativa più breve, per poi estendersi alla creazione di nuove relazioni, sia in ufficio che in una struttura sanitaria o in una fabbrica. Affinché la classe operaia possa prendere il controllo dell’economia e trasformarla e rendere possibile la realizzazione della decrescita.
È giunto il momento di chiedersi se il concetto di crescita non sia sostanzialmente contro i lavoratori!
La settimana lavorativa più corta è la roccia su cui si regge la decrescita. Se non è quella roccia, è il nome della pietra che Davide mise nella sua fionda e scagliò contro la testa del sistema aziendale chiamato “Golia”.
* N.d.T. Locuzione con cui comunemente si indica un sindacalismo più attento alle conquiste immediate, alle condizioni di lavoro individuali che alle questioni sociali che possano mettere in discussione il sistema capitalistico.
Traduzione a cura della Redazione di Antropocene.org
Fonte: Climate&Capitalism 06.10.2023
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.