InfoAut
Immagine di copertina per il post

Le tre partite di Erdogan: la prima nel Rojava

||||

Il sultano e l’Isis. La Turchia si accorda per una safe zone in Siria con Washington, poi si accorda con Mosca per ritirare i jihadisti da Idlib in cambio di mano libera contro i curdi. Gli unici a pagare i giochi internazionali.

Di Alberto Negri per il manifesto

Erdogan e Putin si sono messi d’accordo. Tu fai un favore a me lasciandomi mano libera sui curdi e io mi porto via i jihadisti da Idlib e li uso contro le brigate curde Sdf-Ypg, inchiodando gli americani al dilemma siriano: proteggere gli alleati di Washington contro il «califfato» o cedere alle pretese territoriali di Ankara per eliminare la resistenza curda ritenuta vicina al Pkk.

Gli Usa stanno in mezzo ai contendenti con il loro contingente siriano, sotto pressione da mesi tra Manbij e Ain Issa. Erdogan oggi ha tre fronti aperti: la Nato e gli Usa per la fornitura dei missili russi S-400, la Siria e i curdi, l’Egeo per la partita strategica del gas, un great game di cui si parla meno ma che è questione incandescente per Grecia, Cipro, Israele e tutto il Mediterraneo orientale, compresi Libano, Palestina ed Egitto.

Tra l’altro ci coinvolge direttamente per la realizzazione del gasdotto East-Med Pipe, progetto firmato dall’Italia con Grecia e Israele nel 2017. Una pipeline che, sfruttando anche il giacimento egiziano di Zohr, piace molto agli americani per limitare la dipendenza europea dal gas russo e come carta diplomatica per dare consistenza al piano di «Nato araba» a guida israeliana.

Piace meno a Erdogan, per l’alleanza tra Grecia e Israele e che rivendica i diritti suoi e di Cipro turca. Pronto a sfidare le sanzioni della Ue che intende proteggere la «zona esclusiva» di sfruttamento delle risorse sottomarine greco-cipriote.

Il presidente turco ha deciso quindi di tornare alla carica contro i curdi siriani minacciando un’offensiva militare a est dell’Eufrate mentre ad Ankara gli americani trattano sulla richiesta dei turchi di una safe zone in Siria profonda 30 km e lunga 150: una sorta di provincia siriana nelle mani di Erdogan.

L’ennesima zona di sicurezza mediorientale che in questo caso serve a mangiare altro territorio ai curdi, già privati del cantone di Afrin. In poche parole la Turchia sta testando gli americani che si sono appoggiati ai curdi nelle battaglie contro l’Isis.

È il copione preferito da Russia, Iran e Siria di Assad che hanno raggiunto nei giorni scorsi un accordo con la Turchia per una tregua a Idlib, il vero nervo sensibile della vicenda siriana perché qui, nella provincia del nord confinante con la Turchia, ci sono ancora migliaia di jihadisti e le milizie fedeli ad Ankara.

Secondo questa intesa tra Russia e Turchia, stilata con la mediazione del Kazakhstan, Erdogan si è impegnato con Putin a rimuovere da Idlib i gruppi jihadisti e le sue milizie. Non solo, l’accordo di Nursultan (Astana) prevede un compromesso con Damasco per l’insediamento di un comitato costituzionale sul futuro della Siria.

I turchi sono soddisfatti dell’intesa con Mosca, al punto che sono appena ricominciati i viaggi tra i due Paesi senza necessità di un visto.

Con la tregua di Idlib la Turchia riapre, in funzione anti-curda, l’«autostrada del Jihad» inaugurata per abbattere il regime di Assad con l’afflusso di combattenti da ogni parte del mondo musulmano. Non solo Ankara sta ammassando migliaia di soldati al confine a ridosso di Kobane, la roccaforte curda protagonista della resistenza all’Isis.

Ma si prepara a usare le milizie jihadiste del nord-est siriano che compongono una parte del Free Syrian Army (35mila combattenti). Una di queste, la Sultan Murad Brigade, ha partecipato alla campagna turca «Ramoscello d’Ulivo» che ha portato all’occupazione di Afrin e l’uccisione di 4-500 civili.

Risorgono così i fantasmi di un recentissimo passato. L’«ambasciatore» del califfato, Abu Mansour al Maghrabi, un ingegnere marocchino, trattava direttamente con l’esercito e i servizi turchi embedded nelle milizie Isis. Lo ha raccontato con un’intervista in un carcere iracheno a Homeland Security Today, testata diretta da Michael Chertoff, ex segretario della sicurezza nazionale americana.

«La Turchia proteggeva la nostra retrovia per 300 km. Avevamo una strada sempre aperta per far curare i feriti e ottenere rifornimenti di ogni tipo, mentre Ankara puntava a controllare la frontiera con Siria e Iraq, da Kessab a Mosul: lo Stato islamico era funzionale ai piani anti-curdi di Erdogan e alla sua ambizione di inglobare Aleppo».

E ora i jihadisti sconfitti a Raqqa o a Duma tornano ancora utili al presidente turco. Una ricomparsa dell’Isis in Siria sarebbe un grave colpo anche per Trump ma una nuova carta da giocare per Mosca, Assad e l’Iran. Ecco perché la guerra mondiale a pezzi della Siria non finisce mai.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

curdierdoganputinRojavarussiatrumpturchiaUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale, lo Studio Ghibli e la natura del capitalismo

Sta generando molte polemiche il nuovo aggiornamento di ChatGpt che permette di creare immagini nello stile dello Studio Ghibli. A gettare benzina sul fuoco l’utilizzo spregiudicato che l’amministrazione Trump sta facendo di questo generatore di immagini per propagandare la sua campagna di deportazione degli immigrati. Sono molti i temi che apre questo aggiornamento: dal dibattito […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Conflitto sociale, repressione, media: ancora il caso Askatasuna

Richieste di risarcimenti stratosferici, interventi a gamba tesa di vertici giudiziari, aggressioni mediatiche a catena: la criminalizzazione del conflitto sociale si arricchisce di nuove pagine.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Marx nell’Antropocene

Un convegno a Venezia dall’approccio interdisciplinare invita a ripensare le possibili traiettorie di convergenza tra marxismo ed ecologia.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Islam politico e religione: reazione o possibilità emancipatrice? 

A gennaio 2025 a Torino è stata organizzata una auto-formazione con Said Bouamama, storico militante algerino che abita in Francia e con cui avevamo già avuto modo di confrontarci in passato. Le pagine che seguono sono la trascrizione (e traduzione) di una parte di quel momento e quindi restituiscono il flusso del discorso direttamente dalle sue parole.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Geopolitica e lotta di classe nella crisi di sistema

0. Si apre un tempo di incertezza, che non fa ancora epoca. Per conquistarne l’altezza, occorre rovesciare il punto di vista. E cogliere, nell’incertezza del tempo, il tempo delle opportunità. da Kamo Modena 1. «La fabbrica della guerra». Abbiamo voluto chiamare così un ciclo di incontri dedicati a guardare in faccia, da diverse angolature e […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Intervista esclusiva all’Accademia della Modernità Democratica e Foza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del Partito di Unione Democratica (PYD)

Abbiamo avuto l’occasione di realizzare questa intervista all’Accademia della Modernità Democratica con al suo interno un contributo (citato tra virgolette) di Forza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del PYD..

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Tecnotrumpismo. Dalla Groenlandia al caso DeepSeek

Trump è diventato il referente politico delle Big Tech e non è una congiuntura.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Contro le guerre, per una lotta comune -Incontro con Said Bouamama

Il 18 gennaio 2025 si è tenuto un incontro pubblico al Cecchi Point – organizzato dal collettivo Ujamaa, lo Spazio Popolare Neruda e Infoaut – con Said Bouamama, sociologo e storico militante antirazzista franco-algerino.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump tra guerra e pace

Quali prospettive apre il ritorno del Tycoon alla Casa Bianca? La pace in Ucraina è più vicina oppure il 2025 sarà un nuovo anno di guerra?

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La politica al tramonto (d’Occidente)

Anton Jager; Iperpolitica. Politicizzazione senza politica; Nero Edizioni; Roma 2024; 15€ 158 pp. di Jack Orlando, da Carmilla Tre proiettili alle spalle e Brian Thompson, il CEO della United Healthcare, cade freddato a terra.Non si fa in tempo a avere l’identità dell’attentatore che già inizia il vociare di internet.Sui social si brinda alla morte del capo […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Capitalismo finanziario e economia di guerra

Nella giornata che ha visto grandi dichiarazioni del presidente Trump aprire alla guerra commerciale dei dazi abbiamo approfondito come la ristrutturazione della finanza e gli scenari bellici mondiali siano strettamente connessi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Lettere dal nuovo incubo americano

USA. Persone migranti, non importa se regolari o meno, vengono rastrellate per strada, sequestrate da uomini dal volto coperto e senza divise o distintivi, e sbattute in pulmini neri per poi scomparire nei centri di detenzionea dell’ICE (U.S. Immigration and Customs Enforcement).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Turchia: l’arresto di Imamoglu scatena nuove proteste contro Erdogan

In Turchia sono scoppiate massicce proteste dopo che le autorità giudiziarie – all’interno di una vasta operazione contro centinaia di persone –  hanno arrestato Ekrem Imamoglu, il sindaco di Istanbul, pochi giorni prima che venisse scelto come candidato del partito di opposizione laico CHP alle presidenziali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

PKK: rispetteremo l’appello del leader Öcalan, dichiariamo il cessate il fuoco

Il Comitato esecutivo del PKK ha dichiarato in un comunicato: “Siamo d’accordo con il contenuto dell’appello del leader Öcalan” e dichiariamo un cessate il fuoco a partire da oggi. Tradotto da ANF Il Comitato esecutivo del PKK ha dichiarato in un comunicato: “Siamo d’accordo con il contenuto dell’appello del leader Öcalan così com’è, e dichiariamo […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

La ritirata “strategica”

Lo scontro tra Trump, coadiuvato da JD Vance, e Zelensky va in scena in mondovisione. In venti minuti si palesa la divergenza tra due versioni della supremazia occidentale. Quando Trump accusa Zelensky di star giocando con la Terza Guerra Mondiale in realtà sta guardando negli occhi Biden e la dottrina neocons che travalica i due […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kurdistan: appello storico di Ocalan. “Tutti i gruppi devono deporre le armi e il PKK deve sciogliersi”

cL’atteso appello del leader e cofondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Abdullah Ocalan, è stato diffuso oggi pomeriggio, giovedì 27 febbraio 2025, ma senza l’atteso video-messaggio, evidentemente bloccato da Ankara. A parlare quindi deputate-i del partito della sinistra curda e turca Dem che si sono recati recata sull’isola-carcere di Imrali, dove Ocalan è detenuto da 26 anni. […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rottura e interdipendenza: la partita tecnologica tra Usa e Cina

La competizione strategica tra Cina e Stati Uniti è più complessa e meno lineare di come viene solitamente rappresentata dai media generalisti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’enigma del riarmo europeo

Mentre scocca il terzo anno di guerra, finalmente si parla di negoziati di pace.