Morti di progresso
Anni di lotte operaie contro la nocività in fabbrica, e successivamente nel territorio, ci hanno insegnato che la prevenzione primaria e la rimozione delle sostanze cancerogene e nocive che provocano le patologie costituiscono la vera tutela della salute.
Nella “civile” Italia si continua a morire di lavoro e per il lavoro, si continua a morire per il profitto e in nome del “progresso”.
Una delle cause è la ricerca del massimo profitto da parte di imprenditori senza scrupoli e la colpevole complicità di governi, amministratori pubblici, uomini politici, sindacalisti che in nome della ragione di stato accettano come inevitabile e normale che molte persone, degli esseri umani, si ammalino e muoiano ogni giorno in nome del “progresso”. Ormai anche per chi dovrebbe essere preposto alla tutela della salute; in particolare i “rappresentanti dei lavoratori”, cioè i sindacati, la tutela della salute dei lavoratori non è più una priorità.
Siamo tornati indietro di 66 anni. Nell’ormai lontano 1947 l’Organizzazione Mondiale della Sanità così dichiarava riguardo al diritto alla salute: “Gli Stati partecipanti alla presente costituzione dichiarano, conformemente alla Carta delle Nazioni Unite, che alla base della felicità dei popoli, delle loro relazioni armoniose e della loro sicurezza, stanno i principi seguenti: la sanità è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste solo in un assenza di malattia o d’infermità.
Il possesso del migliore stato di sanità possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano, senza distinzione di razza, di religione, d’opinioni politiche, di condizione economica o sociale. La sanità di tutti i popoli è una condizione fondamentale della pace del mondo e della sicurezza; essa dipende dalla più stretta cooperazione possibile tra i singoli e tra gli Stati.
I risultati raggiunti da ogni Stato nel miglioramento e nella protezione della sanità sono preziosi per tutti.
La disparità nei diversi paesi per quanto concerne il miglioramento della sanità e la lotta contro le malattie, in particolare contro le malattie trasmissibili, costituisce un pericolo per tutti. Lo sviluppo sano del fanciullo è d’importanza fondamentale; l’attitudine a vivere in armonia con un ambiente in piena trasformazione è essenziale per questo sviluppo.
Per raggiungere il più alto grado di sanità è indispensabile rendere accessibili a tutti i popoli le cognizioni acquistate dalle scienze mediche, psicologiche ed affini.
Un’opinione pubblica illuminata ed una cooperazione attiva del pubblico sono d’importanza capitale per il miglioramento della sanità dei popoli. I governi sono responsabili della sanità dei loro popoli; essi possono fare fronte a questa responsabilità, unicamente prendendo le misure sanitarie e sociali adeguate”.
Gli stessi articoli della Costituzione italiana, come l’art. 32 che recita: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” – insieme all’art. 41, II° comma – che dichiara che l’iniziativa economica privata, pur essendo libera, “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, sono completamente disattesi e inapplicati.
Oggi l’unico diritto riconosciuto dallo Stato è quello degli industriali a fare profitti sulla pelle degli esseri umani. Non possiamo accettare senza combattere che milioni di lavoratori, le loro famiglie e i cittadini continuino ad essere sottoposti al pericolo di contrarre malattie derivanti da sostanze cancerogene e da agenti patogeni ambientali, come è stato ed in molti casi succede ancora.
Le nuove malattie dovute al progresso non sono inevitabili. E’ ormai dimostrato che i nuovi prodotti, le nuove merci costruiti con nuove sostanze e nuovi materiali nei processi produttivi e messi sul mercato, senza essere stati testati o collaudati riguardo ai loro effetti sulla salute sono portatori di nuove patologie. Facciamo un esempio. Da decenni tutti i governi italiani che si sono succeduti – dopo aver calpestato e offeso anche l’art. 11 della Costituzione che recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” – importano rottami di metalli ferrosi provenienti da tutto il mondo da fondere e riusare per l’industria nazionale. In particolare metalli e materie prime provenienti dalle zone dove si sono svolte le “nostre” “missioni di pace” (l’ipocrisia chiama così le guerre moderne) sotto l’egida dell’ONU e della NATO.
Prima si distruggono, si inquinano gli esseri umani e la natura con le bombe e i proiettili ad uranio impoverito, poi si importano a poco prezzo i rottami di metalli contaminati senza alcun controllo alle frontiere. Così, dopo aver ammazzato all’estero, si riportano a casa veleni e cancerogeni che faranno ammalare e morire anche la propria popolazione.
La vita e l’umanità di certi imprenditori non è dettata dai battiti del cuore ma dalla velocità con cui il capitale, sfruttando i lavoratori, si valorizza. La perdita di vite umane nel processo produttivo, nel conflitto fra capitale e lavoro, è considerata “fisiologica” dal sistema, e le nuove malattie che colpiscono lavoratori e cittadini rappresentano la possibilità di nuovi affari per le multinazionali farmaceutiche.
Il progressivo tentativo di smantellamento della sanità pubblica a favore di quella privata va in questa direzione. Togliere il controllo delle ASL sulle industrie e sui cittadini passandolo alle società di certificazione privata nel settore degli elevatori/ ascensori, ad esempio, l’ispezione e le verifiche sugli impianti non viene più fatta dai tecnici ex Ispesl ora passati all’Inail, né da quelli dell’Arpa, ma da società di professionisti ) è un ulteriore passo verso la privatizzazione e la commercializzazione della sicurezza.
Le malattie professionali diluiscono le morti nel tempo e, per esposizione o contatto con sostanze nocive e cancerogene nel processo di produzione, l’ILO stima che ogni anno perdano la vita circa 438.000 lavoratori, cifra senz’altro in difetto rispetto alla realtà.
L’amianto, in particolare,è responsabile della morte di 100.000 persone l’anno (più di 4.000 nella sola Italia), mentre la silicosi continua a colpire milioni di lavoratori e pensionati nel mondo.
Dietro il sistema democratico che professa l’uguaglianza dei cittadini si nasconde la brutalità e la violenza di un sistema che, attraverso leggi che santificano il profitto, concede l’immunità e la licenza di uccidere in nome del “libero mercato” e del “progresso”.
Anche se ogni tanto succede che alcuni padroni responsabili delle morti di lavoratori vengono condannati, non si è mai visto in Italia un imprenditore o un politico riconosciuto colpevole di omicidio colposo andare in galera.
Quando un operaio viene ucciso sul posto di lavoro a causa di un infortunio o malattia professionale, una volta risarcite le vittime e le famiglie o – in caso di processo – risarcite le parti civili per toglierle di mezzo, cala il silenzio. E attraverso i cavilli legali, i ritardi consueti della macchina della giustizia o si finisce in prescrizione e si assiste a pene irrisorie. Ancor peggio succede per i cittadini colpiti dalle sostanze nocive e cancerogene usate nell’industria e disperse nell’aria, nell’etere e nelle falde acquifere.
Il rapporto con i lavoratori e i cittadini ha contribuito a rafforzare la battaglia per la prevenzione primaria. Con questo nuovo libro – che approfondisce e sintetizza le conoscenze sulle cause dell’ambiente inquinato, sulla Sensibilità Chimica Multipla che comporta la perdita di tolleranza ai veleni ambientali e chimici, sull’allargamento della ricerca riguardo alle patologie asbesto correlate, alla ricerca sui campi elettromagnetici – chi lotta in difesa della salute e dell’ambiente ha un’arma in più.
Al professor Giancarlo Ugazio, scienziato non in vendita, membro onorario del nostro Comitato e compagno di tante battaglie al fianco di lavoratori e cittadini, va quindi una volta di più la nostra stima e totale riconoscenza.
Michele Michelino
Presidente del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
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