“Nemico interno” in Val Susa?
Segnaliamo qui la risposta di un compagno torinese ad un articolo polemico pubblicato su un sito francese (juralibertaire) dove venivano affermate una serie di falsità relativamente alle modalità di svolgimento del campeggio no tav svoltosi la scorsa estate in Val Susa.
L’articolo di anarco-“notav” francesi (le virgolette sono d’uopo, dal momento che parliamo di gente che passa una settimana all’anno in valle e si permette giudizi e considerazioni che, oltre ad essere falsi e insultanti, si dimostrano completamente all’oscuro delle dinamiche profonde e coinvolgenti che vi si svolgono, ben aldilà di queste tristi ossessioni da parrocchietta):
http://juralib.noblogs.org/2012/10/26/lennemi-interieur-au-val-di-susa
La risposta di un compagno di Torino presente al campeggio lungo tutta l’estate:
http://notavparis.wordpress.com/2012/11/04/lennemi-interieur-en-val-suse/
(qui sotto la traduzione italiana)
Ho letto un post intitolato “L’ennemi intérieur au Val di Susa”, pubblicato il 26 ottobre in Francia, su “Le Jura Libertaire”. Sono un No Tav convinto, e sono convinto anche, come tutti i No Tav, che l’estensione della lotta in Francia sia di grande importanza per il suo successo. In quel post, tuttavia, c’è una serie di dure critiche al campeggio di Chiomonte, e soprattutto una serie abbastanza lunga di falsità. Ho passato tutta l’estate (e tutta l’estate precedente) a Chiomonte, partecipando alle iniziative di lotta e di resistenza alla militarizzazione. Quando non sono in valle abito al centro sociale Askatasuna di Torino, inoltre, che viene citato più volte nel documento come “organizzatore” o “gestore” del campeggio. L’Estate No Tav, però, non è stata organizzata (per la prima volta dal 2000) né gestita dal mio centro sociale (con cui i firmatari del documento identificano probabilmente, in modo impreciso, tutt* le/i compagn* autonom* di Torino e della Val Susa) ma, per la prima volta, dal coordinamento dei comitati della valle, che si è riunito per tutta l’estate in diversi comuni. Nel documento si dice che, per colpa degli “autonomi dell’Askatasuna”, la cucina e il bar non sono stati autogestiti e si è mangiata anche carne durante i pasti, il cui prezzo minimo è stato fissato a un euro. Le cose, tuttavia, non sono andate così: la cucina è stata autogestita dai comitati (che sono espressione della popolazione della valle) per decisione del coordinamento, mentre il bar è stato gestito inizialmente dal Komitato Giovani No tav della valle, e successivamente da tutti i presenti al campeggio, sulla base di turni autogestiti e di referenti scelti dall’assemblea. Tutte le scelte, comprese quelle di non bandire la carne dai pasti e di chiedere un contributo di un euro, sono state scelte del movimento, non di una sua componente. Non capisco perché diffondere false notizie su cose che, evidentemente, non si conoscono.
Su alcune cose (poche) avete ragione: il movimento, ad esempio, dovrà migliorarsi nel trovare più interpreti e fare migliori traduzioni nelle assemblee. Se c’è una cosa evidente, infatti, è che avete capito poco e male ciò che è accaduto. Prendiamo i fatti del 15 agosto scorso. Durante la notte dei fuochi, nonostante l’assemblea del campeggio avesse scelto una modalità tranquilla per la serata, alcuni compagni hanno iniziato a danneggiare il muro del cantiere in Clarea. Non c’è stata alcuna drammatizzazione per questo fatto, ma un tranquillissimo confronto, al termine del quale abbiamo convenuto, tra chi si è confrontato, che non era il caso di ingaggiare uno scontro con la polizia quella sera, e questo per rispettare la decisione dell’assemblea. Per questo è stato detto a chi voleva reagire agli idranti che, in quella circostanza, era meglio avere tutti lo stesso comportamento.
Il movimento No Tav ha sempre fatto proprie modalità collettive, non è una novità; e non bisogna rendersene conto soltanto quando queste modalità sono appaganti o divertenti, o individualmente condivise. Chiunque è libero di non riconoscere l’ambito collettivo come luogo decisionale, sulla base delle proprie idee, ma non può imporre questo atteggiamento, e le sue idee stesse, a un movimento popolare che, negli anni, ha scelto la forma assembleare come la più appropriata per permettere a tutte le istanze di confrontarsi e produrre un’iniziativa comune. Le ideologie non c’entrano, è una questione di rispetto e di metodo. Il movimento ha fatto questa scelta in modo autodeterminato, da molti anni, e non può sottomettersi a nessuna autorità esterna, neanche alla vostra; non è sufficiente definirsi “antiautoritari” per essere considerati rispettosi dell’autonomia e della libertà dei percorsi di lotta… è necessario dimostrarlo con i fatti.
Trovo patetico che abbiate insultato i No Tav che vi hanno invitato a rispettare le decisioni dell’assemblea definendoli “poliziotti”. Questo, ben lungi dal dimostrare che siete “antiautoritari”, mostra che non siete in grado di avere rispetto per gli altri e che non sapete modulare non dico la discussione, ma neanche l’offesa. Invece di chiamare i No Tav poliziotti sarebbe stato meglio, da parte vostra, evitare di fornire ai poliziotti (quelli veri, italiani e francesi) dettagliate informazioni su presunte decisioni che i compagni (da voi resi identificabili grazie all’indicazione del nome del nostro posto occupato) avrebbero preso in materia di pratiche illegali, in relazione a ciò che scrivete sulla giornata del 31 agosto e sulla sua presunta “organizzazione”. Questo soprattutto in un contesto, come quello della valle, caratterizzato da un uso disinvolto della repressione carceraria e dalla militarizzazione del territorio. La resistenza non è un gioco, e occorre rendersi conto di che cosa si scrive e di dove e come lo si scrive. Ciò che è paradossale è che quel che voi mettete in rete è, a tal proposito, completamente falso. Ci “accusate” di aver dirottato la protesta dal 15 al 31 agosto, ma non sapete di ciò che parlate. Mi limito a dire (il resto è materia inadatta a questi canali) che un’iniziativa in Clarea per il 31 agosto è stata proposta dal movimento universitario e assunta dal coordinamento, ma diversi giorni dopo 15 agosto. Non riesco a comprendere il motivo di queste rozze invenzioni. Anche le altre polemiche sugli orari delle assemblee e sulla loro comunicazione mi appaiono sterili. Cosa facevate, voi, quando le assemblee venivano decise e annunciate? Dormivate (agitati), sognando Lenin che vi entrava nella tenda? Forse pensate che il movimento No Tav, o gli autonomi italiani che tanto vi preoccupano, avessero paura della potenza di rottura che avrebbero avuto le vostre opinioni, qualora voi aveste partecipato alle assemblee. Ma vi assicuro, in totale onestà, che vi state sopravvalutando.
Lo fate anche in relazione alle vostre azioni: trovo imbarazzante che vi siate descritti (molto modestamente) come le avanguardie guerrigliere pronte a sopperire alle deficienze militanti dei No Tav italiani. Non entro nei dettagli, ovviamente, ma chi conosce i fatti saprà farne una valutazione. I rivoluzionari, in ogni caso, non hanno bisogno di usare questi toni, né di vantarsi di azioni eroiche vere o romanzate, perché è dovere di tutti i militanti agire contro l’oppressore, e tutti siamo compagni qui, non ci sono eroi. Il militante non agisce per narcisismo o problemi d’autostima, e ha imparato dalla strada a diffidare di chi fa un uso ridondante delle parole.
In effetti ho il timore che preferiate l’immagine delle cose alla loro realtà, perché la realtà, soprattutto quella dello scontro, è possibile soltanto grazie all’organizzazione, come riconoscono anche gli anarchici che ci tengono a sferrare colpi al sistema. Davvero c’eravate il 31 agosto? Sembra voi abbiate visto un film, e forse per questo vi sono venute in mente le Tute Bianche. Quella notte nessun idrante è stato incendiato, mentre voi dite che ne sono stati incendiati addirittura due; spero non arriviate a confondere un idrante incendiato con i cocci di una bottiglia rotta. Di questo si è parlato all’assemblea (senza fare nomi e senza mettere in pericolo nessuno): del fatto che se le cose si fanno bene e in modo organizzato, servono; altrimenti, rischiano di far ridere, o anche di far danno (soprattutto in un bosco). Ma non avete capito neanche stavolta; sarà stata la traduzione, o eravate ancora troppo stanchi per la camminata, a vostro avviso troppo lunga? (Ma non ve l’avevano detto che la resistenza No Tav non è un pranzo di gala?).
Tra tutte queste imprecisioni e questi fraintendimenti (giacché non voglio ipotizzare la vostra malafede) emerge in modo chiaro l’incomprensione più grave, che riguarda proprio la natura del movimento in Val Susa. Vi siete convinti che al suo interno si stia consumando una lotta tra correnti e fazioni, in particolare tra due ideologie, quella “anarchica”, cui voi dite di appartenere, e quella “marxista-leninista” e “stalinista” come voi la definite. In verità si tratta di un movimento popolare talmente ricco che di esso fanno parte persone dalle estrazioni politiche, religiose e culturali più varie, e non mancano momenti di confronto anche aspri, ma sempre nel rispetto dell’assunto che la valle non ha bisogno né di ideologie, né di professorini che le insegnino – siano essi italiani o francesi, “marxisti-leninisti” o “anti-autoritari”. Per comprendere queste dinamiche – è bene che lo sappiate – è insufficiente essere presenti al campeggio estivo di Chiomonte, perché il movimento è una cosa molto più grande e complicata di ciò che avete visto in quei giorni; ma chissà che coccolone vi prenderebbe se vedeste il resto!
In effetti, a giudicare da alcuni passaggi del vostro documento, è possibile che un movimento popolare sia troppo per voi; forse non vi interessa la varietà ricca e multiforme dei soggetti sociali, che soli possono mettere in discussione nella pratica – e non solo in teoria – l’ordine costituito. Sembrate un po’ bloccati dall’immagine di una condizione in cui il giusto libertario, puro di cuore, viene mortificato dal feroce comunista, e il pericoloso sovversivo francese, in Val Susa, viene “controllato” e “gestito” dal perfido autonomo piemontese. Può essere forse una rappresentazione dei movimenti, o di questo movimento, che vi permette di trovare una collocazione nell’universo; ma noi non possiamo aiutarvi: questi schemi li abbiamo accantonati da un pezzo. Per il resto, oltre alla vacanza in valle, prendetevi una vacanza anche all’interno del mondo in cui viviamo, Francia compresa. Farete sicuramente più paura ai vostri nemici e, soprattutto, imparerete a superare certe metafisiche dell’identità. Come scrissero quelli che davvero riuscirono a sconfiggere qualche autoritario, infatti, “Die Mauer [ist] im Kopf”…
Un autonomo torinese
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