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Spezzone sociale il 12 dicembre a Torino: l’appello

Questo stato di cose ha aperto un fronte che va riempito delle istanze di chi riconosce che il mondo dei salariati e degli sfruttati non si presta alle letture semplicistiche e interessate dei media, che cercano furbescamente di contrapporre presunti operai “garantiti” (ma quale operaio potrà mai essere “garantito”?) e precari “non garantiti” – o, in modo ancor più disgustoso, “giovani” e “pensionati”: le diverse figure sociali del lavoro, le diverse generazioni. Occorre scommettere sulla ricomposizione sociale della piazza su un piano politico chiaro, privo di tentennamenti figli delle vecchie culture sindacali e partitiche, mettendo al centro il tema di una contrapposizione vera e di uno scontro sociale di lungo periodo. Dalle lotte della logistica a quelle studentesche, dai movimenti per l’abitare alle resistenze che si formano nelle fabbriche in svendita, dal mondo dei cassintegrati a quello dei disoccupati e del precariato generale, non c’è condizione materiale o bisogno sostanziale che possa restare fuori da ciò che il 12 dicembre dovrà esprimere al grado più alto possibile di chiarezza e coesione.

L’involucro della burocrazia dei vertici sindacali, con i limiti politici e culturali che lo contraddistinguono (non a caso utilizzati da Renzi quali grimaldello prediletto di propaganda), non è adeguato ad essere contenitore unico della partecipazione allo sciopero. Esiste un’Italia che si vuole contrapporre al governo ma eccede le parole d’ordine e le scelte del sindacato; un’Italia che intende guardare oltre la ritualità dell’astensione disciplinata dal lavoro, inibita dal primitivismo politico e dalla delega. Oggi il trait d’union tra tutte le forme contrattuali e lavorative è una condizione di sfruttamento che prevede una sempre più ferrea sottomissione delle nostre braccia e dei nostri cervelli a ritmi produttivi di cui non raccoglieremo noi i frutti; e il senso sempre più diffuso di disgusto per le pratiche e le retoriche del governo riposa anche sull’evidenza di un’innovazione in senso autoritario delle istituzioni. A un potere centrale decisionista si associa il disprezzo dispiegato per la volontà popolare che dai governi tecnici o non eletti passa per le riforme volte a disinnescare gli ultimi apparenti residui di “democrazia” novecentesca. Il continuo uso della violenza contro le proteste e le piazze (che cova l’assoluzione dei carnefici di Cucchi o l’aborto spontaneo provocato a una mamma sotto sgombero a Milano) si accostano tristemente all’assenza di critica, alla genuflessione mediatico-spettacolare tributata a Renzi (simile a quella che lo fu al suo attuale ed effettivo alleato: il cadavere di Berlusconi).

Portiamo allora in piazza la nostra opposizione, senza timore di gridare la nostra rabbia: il nostro avversario è meno forte di quello che sembra. Mobilitiamoci in uno spezzone sociale che pretenda il rispetto di chi lavora per vivere, di chi cerca lavoro, di chi studia, di chi fa tutte queste cose insieme; di chi non riesce a pagare l’affitto, di chi è ostaggio delle tasse e della burocrazia, di chi viene risucchiato dal vortice dei debiti. Un blocco variegato perché variegata è la forza lavoro moderna, ma unito nella radicalità e nell’ostilità al progetto sottilmente totalitario che abbiamo di fronte. Uno spezzone per chi vuole associarsi al grido della Torino che non vuole chinare la testa ai tagli alla sanità e alle tasse, rivendicati con arroganza da Chiamparino, né alla concezione fassiniana della città come infinito strumento di lucro urbanistico-mafioso. Un blocco per la Torino che non dimentica, che si schiera con le vittime Eternit umiliate, con il popolo della Val Susa, con la Cavallerizza occupata, con chi paga in carcere le lotte No Tav o contro gli sfratti; che sta con gli occupanti di case, con le periferie ridotte a discariche, con i migranti e i profughi attaccati in modo infame dai media. Uno spezzone che gridi l’orgoglio di questa città baluardo di vita, attivazione politica e resistenza.

Network Antagonista Torinese

 

(Qui l’evento facebook)

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