InfoAut
Immagine di copertina per il post

Un Climate Meeting per un spazio politico aperto e radicale

||||

Pubblichiamo di seguito l’indizione del Venice Climate Meeting, che si terrà il 12 settembre al Centro Sociale Rivolta a Marghera all’interno del Venice Climate Camp. Un momento di confronto importante in cui fare il punto sul presente della pandemia, della crisi sociale ed ecologica e su quali contraddizioni, spiragli e possibilità si aprono per rovesciare questo sistema di sviluppo insostenibile. Buona lettura!

Il Covid 19 cartina di tornasole dell’attuale regime ecologico

È proprio guardando al Covid che pensiamo sia corretto e urgente interpretare il capitalismo come un vero proprio regime ecologico. Non è forse la pandemia in corso un sintomo di una più vasta crisi ecologica? Epidemie e pandemie rischiano di esplodere con maggiore frequenza poiché l’estrazione di valore dalla natura umana e non umana non accenna a diminuire. I virus viaggiano più velocemente attraverso le linee della logistica globale, focolai si accendono nei wet market e siamo tutti più vulnerabili a causa dell’inquinamento, della devastazione ambientale e di un’industria alimentare che assomma l’utilizzo di OGM, l’allevamento intensivo e la perdita di ogni legame con le specificità territoriali (sia a livello di produzione che di consumo).

Altro che “disgrazia”. In quest’ottica il Covid palesa il suo legame con l’irrazionalità del modello capitalistico attuale, pronto a distruggere la vita sul pianeta per salvare se stesso.

Ma la pandemia non ha significato solo interruzioni. Anzi, nel caso del movimento Black Lives Matter, essa ha funzionato da detonatore. È evidente che al centro di quel movimento ci sia il tema della razza e della razzializzazione di una società in cui le odierne subalternità sono ancora figlie delle tratta degli schiavi. Al tempo stesso, però, le rivolte statunitensi hanno assunto i tratti attuali anche in risposta alle asimmetrie razziali e classiste emerse con il diffondersi del coronavirus. Non è un mistero che la comunità afroamericana sia tra quelle più esposte alla malattia e meno tutelata da un sistema sanitario largamente privatizzato, così come non è un mistero che la stessa comunità sia tra le più soggette ai danni della devastazione ambientale e dell’inquinamento. Quel movimento è dunque leggibile anche come la rivolta di chi è costretto a sostenere i costi più ingenti della crisi ecologica globale.

I movimenti nella crisi sistemica

Allora, mentre gli effetti della crisi climatica si propagano con velocità e intensità inaudite, crediamo sia utile stabilire alcuni criteri interpretativi che siano in grado di qualificare una prospettiva “di movimento” e “in movimento”.

Mai come in questa fase, la ricerca di un’alternativa sistemica è una necessità storica, funzionale a garantire la stessa riproduzione biologica della vita sul pianeta. Non c’è nulla di millenaristico in tutto questo, poiché la crisi climatica non è un mantra capace di archiviare tutte le contraddizioni prodotte da secoli di capitalismo, ma piuttosto un paradigma in grado di interconnettere una pluralità di crisi che si collocano nel breve, medio e lungo periodo: quella economico-finanziaria, quella dello Stato di diritto e dei modelli di Welfare, quella del lavoro materiale e immateriale. Allo stesso tempo, la crisi climatica interconnette, senza mai sintetizzarle, le quattro linee fondative che si sono sedimentate nel processo di sviluppo storico del capitalismo: la classe, la razza, il genere e la natura.

L’attuale pandemia ha reso manifesti questi intrecci, ma allo stesso tempo può aprire le porte a una nuova fase della lotta tra capitale e vita stimolando, allo stesso tempo, nuove prospettive – organizzative e strategiche – per tutti coloro che collocano la propria azione politica in un terreno non “settoriale”, ma complessivo.

Lo scopo è quello di evitare di farci travolgere da una narrazione che tende ad avere accenni “catastrofistici” e che comprime sia le responsabilità storiche che hanno condotto a questa situazione, sia le possibilità reali di sovvertirla. A essere in gioco è la fine del capitalismo, più che la fine del mondo. Non solo la fine del negazionismo, della sua visione identitaria e reazionaria che continua a distruggere la rete della vita in nome dei profitti privati e dell’ideologia della crescita; ma anche la fine del capitalismo green, dietro cui (vedi le compagnie petrolifere, ENI in testa) si celano violente politiche neocoloniali e la volontà di perseverare nella estrazione di combustibili fossili. Anzi, è proprio dietro lo schermo “green” che si celano le principali tendenze che hanno segnato la “ristrutturazione” capitalista avvenuta negli ultimi decenni, grazie alle quali lo stesso concetto di “limite” della natura e della vita è diventato motore di accumulazione.

Questo nuovo “paradigma della crescita” si è basato sull’idea di identificare i soggetti della riproduzione sociale come infiniti e gratuiti. Stiamo parlando in particolare del lavoro di cura, di quello servile e razzializzato, di quello legato alla natura, inteso come lavoro-energia della biosfera. La pandemia ha accelerato la crisi di questo paradigma, creando un corto circuito evidente all’interno di un sistema economico che ha sempre traghettato ricchezze dal basso verso l’alto.

L’assenza di liquidità monetaria, che sta interessando una larga fascia di popolazione a livello globale in seguito al lockdown, ha rimesso al centro del dibattito pubblico il tema del reddito e della redistribuzione della ricchezza. Un tema che, però, va letto oltre la sua dimensione “emergenziale” e collocato all’interno del grande processo di “transizione ecologica” che è in atto da alcuni anni.

A livello europeo il cosiddetto green new deal si intreccia inesorabilmente con le misure eccezionali che la governance sta varando per fronteggiare l’attuale crisi. Nell’attuale contesto, la “transizione verde” rischia di tramutarsi in un’occasione storica per il capitalismo finanziario, in assenza di conflitti reali che mettano al centro la necessità di un reddito universale. La “riconversione” non deve quindi guardare solo alle fonti energetiche, ma all’intero modello produttivo e riproduttivo che ne è alla base. L’unica transizione ecologica possibile è quella della chiusura, dello smaltimento e della bonifica delle piccole e grandi centrali dell’inquinamento, della riconversione del salario in reddito, della rottura dei dispositivi di valorizzazione che da decenni interessano tutta la sfera della riproduzione sociale.

Contraddizioni e possibilità

È dentro questa costellazione di contraddizioni che scorgiamo le possibilità di un reale mutamento dei rapporti di forza tra capitale e vita. Certo, non pensiamo che questa rivoluzione sia a portata di mano, ma siamo convinti che sia più che mai l’orizzonte verso cui orientarsi e che sia necessario porsi il problema di dotarsi degli strumenti necessari per costruirlo.

Siamo inoltre convinti che il movimento abbia bisogno di esprimersi in forme nuove, forme che assumano da subito un orizzonte di mobilitazione europeo e globale, ma che inizino ad organizzarsi seriamente a partire dalla scala nazionale.

I movimenti giovanili per la giustizia climatica hanno giocato, prima della pandemia, un ruolo fondamentale. Hanno riempito le piazze del mondo, fornendo un megafono alla voce di un’intera generazione che ha avuto il merito di rompere il silenzio e la rassegnazione sulla questione climatica, ma anche di invertire bruscamente quella tendenza verso l’atomizzazione sociale che la forma di vita neoliberale andava imponendo con sempre maggiore invasività. Oggi bisogna scommettere sul fatto che questo tessuto sociale possa trasformarsi e soggettivarsi, essere parte di progetto comune anticapitalista e optare per campagne politiche e sociali, coordinate tra soggettività molteplici, che considerino il blocco, il sabotaggio e l’azione diretta come pratiche legittime e necessarie nei confronti di coloro che aggravano la crisi climatica.

L’esplosione di Fridays for Future, dei “Climate Strike” va inoltre letta in un contesto caratterizzato da mobilitazioni radicali e non congiunturali, che stanno sedimentando contropotere, che pongono con forza il tema di nuove istituzioni democratiche, della redistribuzione della ricchezza, dell’emancipazione da qualsiasi forma di subalternità.

In questo quadro si collocano anche la moltiplicazione delle forme di resistenza all’industria estrattiva, che assumono forme differenti a seconda delle aree geografiche, ma che riterritorializzano una battaglia il cui claim è intrinsecamente globale. 

In Italia, i comitati contro le grandi opere sono portatori di una storia lunga e nobile. Indicano al movimento alcuni nessi territoriali del cambiamento climatico. Sono cioè fondamentali nel chiarire la via italiana all’estrattivismo: una via fatta di devastazione ambientale, biocidio, corruzione, misconoscimento delle comunità, repressione e spreco di risorse pubbliche che dovrebbero invece essere impiegate nella messa in sicurezza di un territorio già soggetto al cambiamento climatico (dalla circoscritta, ma grave, acqua alta straordinaria a Venezia, fino alla tragedia degli incendi che nei mesi scorsi hanno devastato l’Australia e la Siberia e alle temperature record recentemente registrate intorno al Circolo Polare Artico). Se, da una parte, pensiamo che i comitati debbano rafforzarsi e radicarsi localmente, dall’altra pensiamo che ciò non basti, che essi debbano (come in parte hanno già fatto) riconoscere come proprio terreno comune quello della giustizia climatica e sociale ed organizzarsi di conseguenza.

Un invito aperto

È dunque con uno spirito ambizioso che abbiamo organizzato il Venice Climate Meeting, con l’obiettivo di dare vita a uno spazio politico aperto i cui lineamenti, non definiti a priori, maturino nel corso di un percorso sulla giustizia climatica e sociale, in chiave anticapitalista. L’invito di Venezia è dunque aperto a chi, come noi, senta la necessità di questo spazio e voglia confrontarsi su come esso debba funzionare e sui primi passi che debba intraprendere.

L’incontro è aperto a organizzazioni, movimenti, comitati e singol*, a chi inquadra la crisi climatica nel suo inestricabile nesso con il neoliberismo globale, promotore di una logica estrattiva che si manifesta come distruzione della natura umana e non umana e come ricaduta di enormi costi sociali sulle spalle delle soggettività subalterne, dei poveri, delle donne, delle popolazioni indigene e del Sud Globale. L’invito è aperto a chi è convinto che un green new deal non sia sufficiente, che in assenza di lotte radicali, esso sarà nient’altro che una foglia di fico per lo status quo; a chi  pretende che siano i ricchi a pagare la transizione ecologica e non i lavoratori e le lavoratrici precar* che hanno già fin troppo pagato negli ultimi decenni. L’invito è aperto alle ecotransfemministe, a chi smaschera la struttura patriarcale dell’Antropocene, a chi vuole demolire il binarismo uomo-natura, a chi di fronte ai popoli in fuga dalle macerie prodotte dal capitalismo sostiene il loro diritto a muoversi, a chi promuove nuovi modelli di cura, non solo tra umani, ma anche tra umani ed altre specie. L’invito è aperto infine  a tutti i percorsi conflittuali che stanno ponendo con forza il tema del reddito e della redistribuzione della ricchezza, ma anche alla miriade di realtà che hanno praticato forme di solidarietà e mutualismo durante la crisi sanitaria.

A tutt* quest* va il nostro invito, con la speranza di incontrarci al Venice Climate Meeting.

 

Il Climate Camp quest’anno non si terrà più al Lido di Venezia, ma verrà spostato al Centro Sociale Rivolta (Marghera, via Fratelli Bandiera 45). Una scelta dettata dall’esigenza di garantire lo svolgimento del camp e del

Venice Climate Meeting, di costruire un momento di aggregazione politica che, riteniamo, non poteva essere rimandato.

Da mesi andiamo ripetendo che non accetteremo un secondo lockdown: la salute è un bene comune, e alla logica della responsabilità individuale, dell’isolamento, del distanziamento sociale opponiamo un campeggio di cura collettiva.

 

 

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

VENICE CLIMATE CAMP

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il cambiamento climatico è una questione di classe/1

Alla fine, il cambiamento climatico ha un impatto su tutti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il coltello alla gola – Inflazione e lotta di classe

Con l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo tradotto questo ottimo articolo del 2022 di Phil A. Neel, geografo comunista ed autore del libro “Hinterland. America’s New Landscape of Class and Conflict”, una delle opere che più lucidamente ha analizzato il contesto in cui è maturato il trumpismo, di cui purtroppo tutt’ora manca una traduzione in italiano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Controsaperi decoloniali: un approfondimento dall’università

n questo momento storico ci sembra inoltre cruciale portare in università un punto di vista decoloniale che possa esprimere con chiarezza e senza peli sulla lingua le questioni sociali e politiche che ci preme affrontare. Sempre più corsi di laurea propongono lezioni sul colonialismo, le migrazioni e la razza, ma non vogliamo limitarci ad un’analisi accademica: abbiamo bisogno dello sguardo militante di chi tocca questi temi con mano.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Stati Uniti: soggetti e strategie di lotta nel mondo del lavoro

L’ultimo mezzo secolo di neoliberismo ha deindustrializzato gli Stati Uniti e polverizzato il movimento operaio.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale. Problemi e prospettive

L’Ai attuale è una grande operazione ideologica e di marketing, confezionata per aumentare il controllo delle persone e restringere il margine di libertà digitale” (1) Intervista a Stefano Borroni Barale, da Collegamenti di Classe L’Intelligenza artificiale (Ai) è un tema oggi talmente di moda che persino il papa ha ritenuto indispensabile dire la sua sull’argomento. […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’enigma Wagenknecht

Dopo le elezioni regionali del Brandeburgo, il partito di Sahra Wagenknecht (BSW) ha confermato di essere una presenza consolidata nel panorama politico tedesco. di Giovanni Iozzoli, da Carmilla Il profilo stesso di questa aggregazione non autorizza la sua collocazione nel campo delle performance elettorali effimere o occasionali: le radici sociali sono solide e si collocano […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ribellarsi per la Palestina è possibile e necessario più di prima: una riflessione dal casello di Roma Ovest su sabato 5 ottobre e DDL 1660

Con questo articolo vogliamo proporre una riflessione sulla giornata di mobilitazione per la Palestina di sabato 5 ottobre a partire dall’esperienza di lotta e conflitto che abbiamo avuto come studentə e giovani di Pisa partitə con il pullman di Studentə per la Palestina, per arrivare a Roma.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il trattore torna al campo.. e adesso?

I primi mesi del 2024 sono stati segnati in molti paesi d’Europa dall’esplosione del cosiddetto “movimento dei trattori”.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Militarizzazione, guerra contro il popolo e imprese criminali in Messico

Nessuno con un minimo di sensibilità umana può rimanere indifferente alla violenza esorbitante che viviamo in Messico, sono circa 30.000 le persone uccise solamente nel 2023, mentre nel maggio di questo 2024 ne sono state assassinate 2.657.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Abbecedario dei Soulèvements de la Terre – Composizione

Pubblichiamo di seguito un estratto del libro “Abbecedario dei Soulèvements de la Terre. Comporre la resistenza per un mondo comune” in uscita per Orthotes Editrice, curato nella versione italiana da Claudia Terra e Giovanni Fava.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Comunicato stampa: dalla Venezia Verde alla Laguna di Venezia dal 2 all’8 settembre

Il 2 settembre, su iniziativa del collettivo Bassines Non Merci e nell’ambito della stagione 7 di Soulèvements de La Terre, una delegazione partirà per una grande traversata dalla Venezia verde del Marais Poitevin a Vicenza, dove dal 5 all’8 settembre si svolgerà il Venice Climate Camp.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Concluso il Venice Climate Camp: sguardo verso le Olimpiadi Invernali Milano – Cortina 2026

Si è concluso il Climate Venice Camp, con l’assemblea pubblica di ieri mattina centrata anche sulle prossime Olimpiadi 2026 a Milano – Cortina.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Al Lido di Venezia dall’8 al 10 settembre torna il Venice Climate Camp!

Nell’articolo info su programma, prenotazioni, modalità di partecipazione e collaborazione.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

“Rise or die”: in migliaia in marcia per il clima dal Venice Climate Camp.

Ieri a Venezia si è tenuta la marcia per il clima all’interno del quadro del Venice Climate Camp, occasione di incontri, dibattiti, iniziative per rimettere al centro l’importanza della giustizia climatica e sociale.  Il campeggio al Lido di Venezia, organizzato dalla rete Rise Up for Climate Justice e Fridays for Future Venezia/Mestre, si è svolto […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Perquisito il Centro Sociale Rivolta, è tempo di giustizia climatica!

Da questa mattina è in corso la perquisizione del Centro Sociale Rivolta di Marghera. L’operazione in grande stile con decine di uomini in assetto antisommossa a bloccare l’ingresso del centro sociale è una rappresaglia per la manifestazione dello scorso 12 settembre quando, nel contesto del Venice Climate Camp, gli attivisti e le attiviste della neonata […]

Immagine di copertina per il post
Formazione

La scuola nella crisi climatica: report dell’assemblea nazionale

Riportiamo di seguito il report di “La scuola nella crisi climatica. Assemblea nazionale studentesca al Venice Climate Camp”. Buona lettura! La seconda edizione del Venice Climate Camp ha dato vita a 5 giornate di discussione e azione, animate dalle tante e diverse esperienze che da tutta Italia e da tutta Europa si sono riunite al Centro […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Dal Venice Climate Meeting nasce Rise Up 4 Climate Justice

Il Venice Climate Camp – nella sua seconda edizione – ha rappresentato una perfetta metafora: se l’anno scorso ci trovavamo al Lido di Venezia, al margine fisico di una città unica, ma devastata dal Mose e dall’acqua granda, “eventi” che ci parlano immediatamente dell’urgenza di invertire la rotta del cambiamento climatico; quest’anno invece ci siamo […]

Immagine di copertina per il post
Formazione

La scuola nella crisi climatica. Assemblea nazionale studentesca al Venice Climate Camp

Mercoledì 9 settembre alle 10, all’interno del Venice Climate Camp che si svolge al centro sociale Rivolta (via f.lli Bandiera 45, Porta Marghera), si terrà un’assemblea nazionale promossa da diversi collettivi studenteschi. Per sottoscrizioni: csmveneziamestre@gmail.com. Di seguito l’appello di partecipazione.  Più di otto mesi fa la pandemia da Covid-19 ha iniziato a diffondersi, causando un […]