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Un commento sulla lotta dei lavoratori del trasporto pubblico di Genova

(Un’intervista su radio Blackout)

La lotta dei tranvieri genovesi è stata innanzitutto una grande lotta di massa. La radicalità della lotta a oltranza ha unificato per cinque giorni quasi 3000 lavoratori, scavalcando le differenze di generazione, cultura, appartenenze sindacali. Quelle differenze che la routine quotidiana e la normale prassi sindacale concorrono ad approfondire e moltiplicare.

La radicalità della lotta non ha affatto “isolato” i lavoratori “dalla città” come vuole la vulgata. E’ vero l’opposto. Persino la stampa mainstream è stata costretta a riconoscere che il senso comune di larga parte della città era favorevole agli scioperanti. Nonostante i pesanti disagi materiali e le campagne odiose di alcune associazioni di cosiddetti “consumatori”, il grosso dei lavoratori e della popolazione di Genova ha oscillato tra una benevola neutralità e un’aperta simpatia per la lotta. A differenza di tanti sciopericchi tradizionali, per lo più “incomprensibili” agli occhi di cittadini non sindacalizzati e politicizzati- e per questo spesso vissuti con fastidio o indifferenza- lo sciopero radicale dei tranvieri è apparso “uno sciopero serio”, con motivazioni chiare e condivisibili, mirato a vincere, non a partecipare. Il ritorno al lavoro non è ritorno all’ovile, i lavoratori escono a testa alta. Ne escono ammaccate e ridimensionate invece tutte le sigle sindacali, grandi e piccole, ma peggio di tutti ne escono le principali associazioni dei consumatori, che ancora una volta mostrano il loro volto di aziende con interessi privati che perseguono profitti privati, non certo l’interesse del consumatore. Le richieste delle associazioni dei consumatori genovesi aprono così il quarto fronte contro i lavoratori della Amt che hanno scioperato contro la privatizzazione dell’azienda. In campo già ci sono la Prefettura, l’Autorità fi Garanzia sugli scioperi, la magistratura che intendono procedere con sanzioni e denunce penali contro gli scioperanti.

Abbiamo raggiunto con i nostri microfoni dunque Paolo, compagno genovese che ben conosce le problematiche e l’ambiente in cui si sono prodotte le giornate di Genova.

 

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