Negli ultimi mesi, i giornali mainstream e pro-governo hanno più volte sottolineato come a partire dalla ripresa post-sindemia l’economia italiana abbia avuto un andamento di gran lunga migliore dei principali partner europei, a partire dalla Germania e della Francia.
Riportiamo di seguito la trascrizione in italiano dell’intervista a Mathieu Rigouste compagno e ricercatore indipendente francese. Ha studiato il ruolo della polizia all’interno delle periferie francesi a partire dal rapporto violento e predatore della Francia con le sue colonie.
Un’intervista molto stimolante, con una prospettiva dall’interno dei quartieri popolari francesi, che ci offre una visione articolata delle premesse che hanno portato alla rivolta, della sua politicità intrinseca, delle relazioni con altri soggetti e delle peculiarità di questo ciclo.
Per aprire questo speciale sulla rivolta che sta infiammando la Francia in queste settimane abbiamo chiesto ad Atanasio Bugliari Goggia, autore di “Rosso banlieue. Etnografia della nuova composizione di classe nelle periferie francesi” e di “La Santa Canaglia. Etnografia dei militanti politici di banlieue” da poco uscito per Ombre Corte, di introdurci alcune chiavi interpretative per comprendere il fenomeno.
La prima cosa che va rilevata è come, a differenza che nel 2005 e nel 2006, anche Marsiglia sia scesa pesantemente in campo.
Nel gig work sono due le flessibilità che si incontrano: quella degli individui e quella del sistema economico. In astratto, dovrebbe essere il felice incontro di interessi convergenti: soldi guadagnati da una parte, prestazione ottenuta dall’altra. Nella realtà non è così che vanno le cose.
Se è vero come ha scritto qualcuno che Putin si avvantaggerà internamente per aver chiuso bene la partita, senza grandi danni o spargimenti di sangue, è altrettanto vero che la cosa non può non aver ripercussioni sull’immagine internazionale della Russia e sull’efficacia del comando putiniano.
Leggendo infatti questa nota confidenziale sorprendentemente elogiativa si capisce che al di là del pretesto della violenza, se il ministro cerca di sciogliere il movimento, è perché questo ha successo!
La discussione italiana sull’invio delle armi in Ucraina è tanto più surreale nel momento in cui, nel dibattito politico ufficiale e non, si parla di una guerra che non esiste più mimando una teatralità di discussione da primo novecento.
Come dare, e organizzare, percorsi di rottura al cuore dello sviluppo capitalistico? Quali i comportamenti potenzialmente sovversivi su cui costruirli, oggi? Quali punti di metodo ancora inattuali trarre dall’esperienza militante di quella generazione politica che per ultima ha tentato l’“assalto al cielo”? da Kamo Modena Sono le domande implicite che hanno mosso il terzo incontro […]