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Alla Piaggio gli operai respingono la riforma del lavoro

Pontedera – Nessuna tregua né passo indietro degli operai contro l’attacco del Governo Monti e del sistema dei partiti alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone, riprendono gli scioperi spontanei ed i momenti di conflittualità sociale degli operai Piaggio.

Una prima giornata di contestazione e di lotta, che ha visto anche la forte partecipazione dei lavoratori Ceva dell’indotto Piaggio.
Importanti le modalità e la qualità delle azioni messe in campo: convocati dalle RSU più combattive assieme a decine di militanti sindacali di base e di giovani operai, gli scioperi hanno tratto forza e determinazione dai picchetti ai cancelli che hanno visto forti tensioni sapute gestire con intelligenza, partecipazione e spirito di combattività.
Di fronte al ricatto ed alla costrizione al lavoro di alcune decine di operai – la maggior parte precari oltre che ai soliti crumiri – i picchetti non hanno arretrato ma comunicato energicamente che la “busta paga” magra di oggi sarà la disoccupazione o la schiavitù di domani, senza lotta contro la Riforma Fornero. Ai picchetti hanno partecipato anche alcune decine di disoccupati, precari e studenti organizzati nello spazio aperto di occupy Pisa.

Lo sciopero si è trasformato in corteo e manifestazione quando i picchetti si sono ricompattati davanti al cancello centrale della Piaggio. In più di trecento si sono mossi gridando “tutto il paese si deve fermare, sciopero sciopero generale!”, “ l’articolo 18 non si tocca, lo difenderemo con la lotta!”, “non pagheremo questo debito”.

La manifestazione non si è limitata a testimoniare la contrarietà alla riforma Fornero, piuttosto – vista l’assoluta compattezza del fronte istituzionale, politico e delle maggiori “agenzie” sindacali (da Monti a Napolitano, da Bonanni alla Camusso, da Bersani a Berlusconi) – ha espresso direttamente l’opposizione sociale all’impoverimento generalizzato provocato dalla violenza dei mercati finanziari e dei suoi fidi seguaci.

Gli operai sono “irrappresentati”, alcuni – i più “anziani” e professionali – si sentono anche “traditi” dal Partito Democratico, considerato nelle terre toscane ancora come “erede” del movimento operaio.
In generale – tutti – condividono l’odio e nel più pacifico dei casi l’enorme distanza e differenza dai palazzi del potere, e dai partiti che li popolano, PD in testa. Per questo di fronte alla sede del maggior partito regionale, viene rotto l’indugio tradizionale “a comunque rispettarne la storia, ancorata al mito del PCI”, e vengono incollati dei manifesti sulle porte chiuse che recitano:
“caro PD, dopo il tuo voto a favore della riforma delle pensioni, hai votato anche la modifica ad un diritto fondamentale come l’art. 18, decidendo di schierarti definitivamente contro i lavoratori e rinnegare la tua storia. Uno strappo feroce di quell’esile filo che, nonostante tutto, ti teneva ancora legato alla base operaia. Addio PD..e addio al nostro voto!”.

Ma la rabbia è tanta, dai più giovani contrattisti – che hanno deciso di scioperare superando il meccanismo del doppio ricatto legato alla “possibilità di rinnovo del contratto precario” – fino agli interinali, passando per operai storici. Il corteo prosegue inseguendo i partiti e le istituzioni per il centro di Pontedera, che si sbarrano dentro i palazzi comunali. Dopo momenti di contestazione al sindaco, al PD, ai vertici della cgil fino al segretario provinciale della Fiom, la manifestazione decide di rompere nuovamente la ritualità della passeggiata e di occupare la Toscoromagnola per mezz’ora.

Da notare la ridotta, ma significativa e promettente, presenza di diverse figure sociali alla manifestazione: non solo occupy pisa ma anche studenti dei tecnici e professionali di Pontedera.
Lo sciopero sociale – come forza per bloccare l’accumulazione e creare disagio alla governance ed invertire la vita fatta di sacrifici, rassegnazione e fatica – si è messo in moto per cercare di diffondersi, con l’obiettivo di respingere la Riforma Fornero.

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