Askatasuna vuol dire libertà: comunicati di solidarietà e conferenza stampa per rispondere alle accuse di associazione a delinquere
La nuova accusa di associazione a delinquere mossa nei nei confronti di compagni e compagne di Askatasuna, impegnat* nelle lotte sociali a Torino ed in Valsusa sta scatenando indignazione e diversi sono gli attestati di solidarietà giunti da tutto il paese. Nel frattempo è stata convocata una conferenza stampa per domani, venerdì 15 luglio alle 11 all’interno del Centro Sociale. Di seguito riportiamo la convocazione della conferenza stampa ed una prima raccolta dei comunicati di solidarietà. Se ce ne è sfuggito qualcuno segnalatecelo pure sui social o alla mail infoaut@gmail.com.
CHE COS’E’ DAVVERO L’ASKA? CONFERENZA STAMPA SULLE ACCUSE DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
La macchina del fango di procura e questura gira a pieno ritmo.
Un’inchiesta costruita quasi interamente su pettegolezzi, frasi decontestualizzate e ricostruzioni palesemente falsificate ha portato undici compagni e compagne ad essere accusati di associazione a delinquere.
Per domani, venerdì 15 luglio, lanciamo una conferenza stampa al Centro Sociale Askatasuna alle ore 11. Per chiunque voglia capire meglio cosa sta succedendo e portare la propria solidarietà questa può essere una prima occasione di confronto. Vi aspettiamo!
Comunicati:
Vergognosa intimidazione a danno de* compagn* di Aska47 – Csa Murazzi.
La criminalizzazione degli spazi inflitto da parte della magistratura inquirente e giudicante è un precedente pericoloso, che sminuisce pratiche e storie complesse e articolate e che appiattisce, ancora una volta, il dibattito tra buoni e cattivi, tra legalità e illegalità.
Solidarietà e complicità, la repressione non passerà!
Manituana – Laboratorio Culturale Autogestito
Vogliamo esprimere la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni dello Spazio popolare Neruda e del Centro sociale Askatasuna, accusat3 di “associazione a delinquere” per l’attività politica che da tanti anni portano avanti sul nostro territorio. Un’accusa infamante e odiosa, una ricostruzione di un pezzo fondamentale della storia politica torinese infarcita da teorie assurde, false dall’inizio alla fine. Come è stato giustamente detto oggi in conferenza stampa “L’unica possibilità che restava a costoro, dopo anni che ci provano, è tentare di umiliarci, di renderci impresentabili, di negarci ogni agibilità politica”. Anche noi ci uniamo all’indignazione e alla rabbia che scaturisce da queste accuse e che sta attraversando tutto il movimento in questi giorni. Si tratta di spazi e di persone con cui abbiamo condiviso iniziative, piazze, discussioni e riflessioni. Spazi e persone con cui vogliamo continuare a costruire, a trasformare il mondo che ci circonda e a immaginare un futuro diverso.
Come rete femminista e transfemminista che lotta contro il patriarcato e le tante oppressioni ad esso collegate, dal razzismo al capitalismo, vogliamo esprimere tutta la nostra rabbia nel vedere come ogni iniziativa di dissenso e di conflitto sociale sia rappresentata e svilita come una banale questione di ordine pubblico da silenziare e reprimere.
Negli ultimi anni tante, troppe persone stanno pagando un prezzo altissimo per la loro partecipazione ai movimenti sociali. Tante, troppe persone sono state punite con carcere, denunce, privazioni, sorveglianze speciali per aver cercato di costruire un discorso e una pratica politica in opposizione a un sistema violento, razzista e prevaricatore, che difende gli interessi di pochi e silenzia i bisogni di una collettività sempre più mortificata e sfruttata.
A chi in questi anni sempre più bui e difficili ha continuato a crederci, a provarci, a stare insieme per produrre cambiamento, nonostante tutto…va il nostro abbraccio di forza e di coraggio.
Nuova accusa, vecchia repressione.
Cosa gli fa così paura?
Ancora una volta l’ipertrofica macchina repressiva statale ha mosso i suoi ingranaggi locali, anch’essi smisuratamente allenati, per attaccare un’esperienza di Lotta e Autogestione cittadina.
Per farlo è stato come sempre necessario riscrivere la storia, mortificarla, svilirla, nasconderla sotto una coltre di fango.
Per farlo è necessario imporre il silenzio mettendo sotto chiave compagni e compagne, che sia con il più infame degli strumenti, ovvero il carcere o sia per mezzo di misure cautelari alternative.
Non è possibile cancellare la pluridecennale storia di Askatasuna e i suoi percorsi politici, solidali e culturali, derubricarando quest’esperienza a una banale associazione a delinquere.
Restiamo al fianco dei compagni e delle compagne di Aska, contro quel potere che cerca di schiacciare o assorbire quegli spazi di autonomia popolare rappresentati dai Centri Sociali.
Torniamo quindi alla domanda iniziale.
Cosa gli fa paura?
Gli fa paura la libertà.
L3 compagn3 del CSOA Gabrio – Zona San Paolo Antirazzista
CONTRO OGNI MISURA DI SOFFOCAMENTO PER CHI ESPRIME DISSENSO, ROMPIAMO LE CATENE DELLA REPRESSIONE
Negli ultimi mesi a Torino abbiamo assistito a misure repressive da parte della questura sempre più frequenti. Dal 28 gennaio, dove gli studenti sono stati bloccati in piazza Arbarello dalla polizia impedendo al corteo di partire, caricando poi gli studenti scesi in piazza contro i percorsi di PCTO dopo la morte di Lorenzo.
Oppure il 18 febbraio, dove la polizia durante la seconda data di manifestazione studentesca dopo la morte di un altro studente, Giuseppe, durante il percorso di alternanza ha risposto con pesanti cariche davanti alla sede di Confindustria, che dopo 5 mesi hanno avuto come effetto misure repressive nei confronti di 11 studenti di cui 3 in carcere, 3 ai domiciliari, 4 con obbligo di firma.
Tuttavia il fenomeno della repressione per chi lotta non si palesa solo durante i momenti di piazza studenteschi, ma anche in contesti cittadini: ricordiamo infatti le risposte violente delle forze dell’ordine alla manifestazione del 1 maggio contro guerra e carovita, e ancora poco meno di una settimana dopo, il 6 maggio, durante un corteo antifascista nel quartire Barriera di Milano, dove i caschi blu arrivano a lanciare oggetti contro i manifestanti.
Non cessa nemmeno l’accanimento della questura contro il movimento No Tav, una repressione dilagante negli ultimi anni che ha portato all’arresto di centinaia di attivisti ma che è sintomo di un fenomeno più sistemico: dopo tutte le riforme antipopolari con cui hanno cercato di gestire le crisi degli ultimi anni, l’unica arma che resta alle classi dominanti per risolvere la situazione è la repressione.Così come ne sono esempio le tre condanne arrivate oggi per le manifestazioni a seguito dell’assassinio di Abd El Salam, delegato USB della logistica nella GLS di Piacenza.
Veniamo infine a conoscenza che in questi giorni, la magistratura di Torino dopo indagini che vanno avanti dal 2009 a oggi, ha portato avanti il castello accusatorio nei confronti del Centro Sociale Askatasuna, trasformando la precedente accusa di associazione sovversiva, caduta poi in riesame a causa dell’assurdità della tesi portata avanti dalla magistratura, all’accusa di associazione a delinquere. Un fatto gravissimo che mostra tutta l’ostinazione da parte della Questura e della Magistratura di Torino a punire, con accuse sempre più assurde, chi promuove la lotta contro le ingiustizie.
Un ennesimo provvedimento che deve indirizzarci non solo verso un’analisi specifica (la questura di Torino è la stessa che assolve uno strupatore ma si preoccupa di rispondere violentemente a chi lotta) ma anche sistemica della questione, che ci fa intendere che ancora una volta la risposta delle istituzioni alle nostre rivendicazioni sono le operazioni repressive di soffocamento del dissenso, l’unico modo per evitare la ribellione verso le classi dominanti e per impedire, attraverso un regime di paura, ai militanti in attività e a coloro che vorrebbero dedicarsi all’attività politica, di cominciare un percorso politico diverso dai movimenti studenteschi riformisti e moderati.
Ancora una volta affermiamo solidarietà verso chi lotta portando un’alternativa di conflitto reale in questo paese e non faremo un passo indietro continuando a rimanere ai nostri posti.
AL FIANCO DI CHI LOTTA
Apprendiamo che a Torino i pm hanno condotto un ricorso che ha avuto come risultato l’assurda e pericolosa trasformazione da “associazione sovversiva” ad “associazione a delinquere” ai danni dei compagni/e di Askatasuna: un ennesimo, grave attacco dal tribunale di Torino.
Gli stessi compagni/e non possono ancora entrare nel merito non avendo avuto la possibilità di leggere tutti gli atti.
L’escalation repressiva è direttamente proporzionale all’acuirsi della crisi internazionale ed all’aumento dei costi sociali conseguenti, quotidianiamente scaricati sulle spalle di lavoratori, disoccupati, precari, studenti e pensionati: così determinando il rischio di ripresa del conflitto di classe per la necessità di rispondere colpo su colpo alle politiche anti-proletarie di padroni e governi.
Disponibili a qualsiasi iniziativa che si riterrà necessaria.
Solidarietà a tutti i compagni e tutte le compagne colpiti dalla repressione!
(foto: 2014, sciopero degli operai facchini dei mercati generali Caat di Grugliasco, in lotta per la fine del lavoro nero ed il contratto unico per tutti i lavoratori dei mercati)
Parla la nostra storia non le loro accuse: Askatasuna vuol dire libertà
Non sono nuovi gli attacchi giudiziari a chi lotta nel nostro Paese, ma a Torino questa violenza ha superato il limite tante volte.
Di poche settimane fa è l’assoluzione di uno stupratore con motivazioni aberranti e intrise di violenza istituzionale, patriarcale e vittimizzazione secondaria.
Negli anni decine e decine di persone hanno scontato misure cautelari preventive in evidente abuso di questo dispositivo. Altre, in primis Dana Lauriola e Nicoletta Dosio, hanno scontato condanne in carcere sconsiderate rispetto ai fatti contestati, sono state condannate per essere No Tav.
Sempre il tribunale di Torino ha condannato Eddi Marcucci a due anni di sorveglianza speciale per il suo impegno nelle lotte sociali e per aver partecipato alla difesa del Rojava.
Ad oggi si trovano ancora in carcere divers* compagn*, alcuni per misure preventive legate a queste accuse altri per le proteste studentesche contro le morti in alternanza scuola lavoro.
Nonostante questi teoremi, prima l’associazione sovversiva ora quella a delinquere, siano un castello senza fondamenta tant* compagn* sono privat* della loro libertà.
Vogliono creare un clima senza confronti, basato sulla volontà di annichilire ogni speranza di cambiamento della propria vita e di questa società. L’apparato statale ha immane paura della possibilità di cambiamento che si organizza dal basso nei territori contro la violenza sulla società, sull’ambiente, sulle donne e le soggettività non conformi.
Come compagn* di Pisa siamo con tutt* voi, chi è sottopost* a misure restrittive, dentro e fuori dal carcere, chi continua a lottare con determinazione e coraggio a Torino, in Valle, e in ogni altro luogo. Le lotte falsamente accusate non riguardano solo un piccolo gruppo di persone, men che meno un solo centro sociale o organizzazione cittadina: riguardano tutt*, e tutt* ne siamo protagonist*.
Attraverso queste accuse e misure vorrebbero spezzare la possibilità di agire, organizzarsi, creare alternative e relazioni. La nostra solidarietà è e sarà lottare con sempre più determinazione.
Giorgio, Alice, Umberto, Donato, Stefano, Sara, Jacopo, Francesco, Emiliano – Tutt* liber*!
“Parla la nostra storia non le loro accuse, l’associazione a delinquere siete voi!”
E’ di questi giorni la notizia che il tribunale del riesame ha parzialmente accolto l’accusa della pm Manuela Pedrotta e il capo della digos Carlo Ambra di associazione sovversiva ai danni del centro sociale Askatasuna, trasformandola in associazione a delinquere.
L’accusa ha prodotto decine di migliaia di pagine e di ore di intercettazioni, tutte estrapolate e ricomposte per adattarle al quadro di una realtà totalmente distorta che solo menti fasciste come le loro possono produrre.
E’ ben noto come l’apparato repressivo giudiziario e poliziesco torinese si stia accanendo instancabilmente contro l3 attivist3 della città e della valle. L’obiettivo è evidentemente quello di stroncare esperienze di resistenza culturale, sociale e politica decennali come l’Askatasuna, punto di riferimento antagonista in città, ma anche lo Spazio Popolare Neruda, casa autorganizzata di decine di famiglie migranti e l’esperienza trentennale della No Tav, evidentemente molto scomoda per gli alfieri dell’inquinamento e della malavita, dato che continua a sopravvivere e creare entusiasmo e autorganizzazione per un mondo migliore.
Quanto sta succedendo a Torino, nel mentre si svolgono guerre, siccità, incendi, cambiamento climatico ed ulteriore erosione dei diritti civili ed economici, è preoccupante e terribile, ma non ci fa altro che rinserrare le fila per resistere e rispondere all’ennesimo attacco di classe, di genere e di razza che si sta svolgendo.
Dalla Laboratoria totale solidarietà all3 compagn3 torinesi, per l’ennesima volta bersagli della violenza di stato. Siamo con voi!
Manifestiamo la nostra totale SOLIDARIETÀ e COMPLICITÀ nei confronti de* compagn* di Torino contro cui la macchina repressiva statale ha scagliato il suo ennesimo attacco criminale.
Nuova accusa, procedura repressiva standard, da manuale.
Assistiamo, per l’ennesima volta, alla ben nota prassi della criminalizzazione delle lotte sociali che derubrica una pluridecennale esperienza di lotta politica e solidale, come quella di #Askatasuna, come “associazione a delinquere”.
Sempre a fianco di chi lotta contro chi sfrutta, opprime, affama.
Sempre a fianco de* compagn* di Aska47 – Csa Murazzi.
La lotta non si arresta!
Il Tribunale del riesame di Torino ha accolto parzialmente un ricorso della Procura per cui 11 membri del centro sociale Askatasuna formerebbero un’associazione a delinquere.
Si tratta dell’ennesimo tentativo di criminalizzare chi lotta contro l’attuale sistema, come confermano i provvedimenti nei confronti del movimento studentesco torinese, del movimento No TAV, dei sindacalisti SI Cobas a Piacenza, del Movimento Disoccupati 7 Novembre di Napoli, del movimento No MUOS in Sicilia.
La repressione si fa sempre più dura nel momento in cui il Governo Draghi vuole accelerare il processo di ristrutturazione di sistema, portando avanti una narrazione in cui non c’è spazio per il conflitto sociale, le morti sul lavoro, il carovita, l’opposizione ai piani dell’imperialismo euro-atlantico.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà al Centro Sociale Askatasuna. Rispondiamo alla stretta securitaria con l’organizzazione e la lotta. Spezziamo la repressione
Fronte della Gioventù Comunista
AL FIANCO DI CHI LOTTA
Apprendiamo che a Torino i PM hanno condotto un ricorso che ha avuto come risultato l’assurda trasformazione da associazione sovversiva ad associazione a delinquere ai danni dei compagni/e di Askatasuna: ennesima carognata del Tribunale di Torino.
Gli stessi compagni/e non possono ancora entrare nel merito non avendo avuto la possibilità di leggere tutti gli atti.
L’escalation repressiva è direttamente proporzionale all’acuirsi della crisi e dei costi sociali conseguenti.
Disponibili a qualsiasi iniziativa che si riterrà necessaria.
Solidarietà a tutti i compagni e le compagne!
SI Cobas Lavoratori Autorganizzati
GIÙ LE MANI DA CHI LOTTA!!!
Giù le mani dall’Askatasuna!
Apprendiamo dai giornali che a Torino i PM hanno condotto un ricorso che ha avuto come risultato la trasformazione da associazione sovversiva ad associazione a delinquere ai danni dei compagni/e di Askatasuna.
Continuano le inchieste giudiziarie ai danni di chi lotta. La repressione colpirà con sempre maggiore violenza all’aumentare della crisi e delle conseguenze della guerra sulla vita di milioni di sfruttati e sfruttate.
Non dobbiamo farci intimidire!
Solidarietà ai compagni e alle compagne.
L’unica associazione a delinquere: Stato e padroni!!!
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.