Genova, lo Stato del fango
La tragedia vera però deve ancora arrivare. Lo sblocca-Italia e la nuova legge urbanistica del ministro Lupi, salutati come panacea economica e considerati portatori di benessere e sicurezza, di agevolazione degli iter burocratici ed eliminatori di paletti giuridici, daranno il colpo di grazia ad un territorio nazionale già ampiamente saccheggiato. L’altare delle grandi opere e dei grandi eventi è già innalzato e le lodi all’importanza di far ripartire i cantieri, tra precarietà e cemento, si levano alte e decise. Anche in commissione ambiente il prode ambientalista Realacci supportato dal convertito Chicco Testa plaudono al Tap, al Tav, all’Expo e figuriamoci se non saranno in prima fila nel superare le lamentele delle Sovrintendenze o degli amministratori locali preoccupati per il loro territorio a rischio. Il dna del governo Renzi è fortemente strutturato dalle molecole della rendita e della speculazione e la riprova sta nella tolleranza con cui si accettano imprese corrotte nella gestione degli appalti, in Val Susa come a Milano, al nord come al sud d’Italia.
Chiaro chi sono i mandanti di ciò che è accaduto a Genova? Altrettanto chiaro che se i provvedimenti governativi sull’uso dei territori non vengono bloccati accadrà di peggio? E accadrà domani. Il diritto all’abitare degno e in sicurezza viene continuamente violato e mentre queste tragedie divengono normalità, si colpiscono coloro che puntano attraverso pratiche di riappropriazione e di riuso del costruito ad una rigenerazione urbana senza consumare suolo, si mettono in mezzo alla strada coloro che non riescono a pagare un affitto o un mutuo, lasciando vuote migliaia di abitazioni costruite e rimaste invendute, si condanna al distacco delle utenze e alla negazione delle residenze coloro che per necessità hanno occupato edifici abbandonati.
Sull’altare del profitto vengono sacrificate Genova e le altre. Abbandonate al loro destino quando la natura si riprende ciò che gli è stato sottratto. Il disegno criminale che sostiene uno sviluppo basato sullo sfruttamento delle risorse è davvero palese e nella settimana di mobilitazione lanciata dal 10 al 18 ottobre dobbiamo davvero provare a dare un segnale di non ritorno, produrre una rottura materiale, sabotare il tempo della crisi che Renzi ci vuole imporre. La nostra minaccia deve realizzarsi così come un’esondazione si manifesta per sfondare gli argini di un letto innaturale. La condizione di precarietà e di negazione dei diritti, di cancellazione del presente è quanto di più innaturale oggi si possa accettare. Ribelliamoci a questo. Facciamolo per Genova. Facciamolo per noi!
Quest’autunno già cominciato deve avere mobilitazioni copiose, così forti e capaci di porre il problema che nei territori è quotidianità: l’insopportabile precarietà di vita di chi attende un temporale per essere spazzato via, che soffoca e comprime nelle libertà e negli spazi. Una valle, un parco, un fiume valgono per quello che sono e vengono valorizzati da coloro che li abitano, li attraversano e ci giocano, non dai profitti che se ne possono ricavare o dagli oneri concessori che si possono trarre dalla loro cessione.
Gli “angeli del fango” alzino lo sguardo e guardino dritto negli occhi i mandanti della tragedia permanente di questo paese, insieme, coscienti dello Stato delle cose in tutti i territori. Riprendiamoci le città ed esercitiamo la giusta sovranità decisionale basata sui nostri bisogni, sui nostri desideri, sugli interessi collettivi e non su quelli della rendita.
Non siamo sporchi dello stesso fango. Per Genova #takethecity
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