Napoli, 11 marzo di lotta per Davide Bifolco!
In centinaia tra parenti, amici e attivisti impegnati a vario titolo nelle tante associazioni nate per chiedere giustizia e verità per la famiglia di Davide si sono ritrovati a piazzale Cenni, di fronte al Tribunale, per mantenere alta l’attenzione sulla vicenda e sostenere il lavoro della difesa della famiglia Bifolco.
E non è stato uno sforzo vano: il Tribunale – dopo lo slittamento della sentenza dell’anno scorso, quando si riaprì l’indagine per un supplemento istruttorio – ha di fatto ammesso come il colpo che ha ucciso Davide non sia stato accidentale; aprendo la strada per il riconoscimento di una verità che, per quanto non possa far tornare indietro Davide ai suoi cari, quantomeno potrà determinare le vere responsabilità e aprire una discussione pubblica sull’accaduto.
Particolarmente importante e da segnalare è stata la presenza di striscioni che ricordavano i vari morti di Stato di oggi (Cucchi, Uva, ovviamente Davide) al fianco di quelli di ieri, come Francesco Lorusso che simbolicamente oggi nella stessa giornata di lotta napoletana viene ricordato a Bologna nel 39esimo anniversario della sua morte. Uno scambio a distanza tra le due città che anche nel corteo di Bologna vedrà striscioni e bandiere per Davide Bifolco oltre che quelli per Francesco.
Il presidio al fianco della famiglia di Davide si è poi spostato in corteo per le vie della città, mettendo in campo l’occupazione dell’assessorato alle politiche sociali della Regione; qui è stato chiesto un incontro all’amministrazione dove i manifestanti porteranno il tema dell’aumento delle spese sociali nei quartieri popolari, con la volontà di legare il lavoro sulla vicenda Bifolco ad un progetto complessivo di riscatto dei territori.
I quartieri popolari napoletani come rione Traiano, che proprio per la marginalizzazione economica e sociale a cui sono sottoposti vedono crescere al proprio interno terreno fertile per il ripetersi di tragedie come quella che ha visto Davide protagonista, sono così rinarrati come terreno di contesa dove le lotte e i percorsi di solidarietà possono contare. E dove tragedie come quella della famiglia Bifolco possano rompere l’idea che i problemi sociali possano essere risolti solamente con laumenti di una militarizzazione assassina e inutile.
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