Non sarà qualche condanna a farci dimenticare Genova
Pensare che da oggi vivremo in un paese più giusto in cui la polizia non potrà più agire indiscriminatamente con la sicurezza dell’impunità è pura illusione. Quotidianamente, nelle strade e nelle carceri, le forze dell’ordine si rendono protagoniste di abusi e violenze che spesso rimangono sotto silenzio coperte dall’omertà di media e magistratura. In Val di Susa abbiamo visto più volte e oggi, con la prima udienza del processo contro i No Tav, ricordiamo le giornate del 27 giugno e del 3 luglio per cui 46 persone sono
imputate in un processo spettacolarizzato mentre nessun magistrato sembra interessarsi dei lacrimogeni ad altezza d’uomo, dei lanci di pietre e dei pestaggi operati dalle forze dell’ordine in quelle giornate.
Non sono i giudici a decidere qual è la verità, perché quella è la loro verità, ne tantomeno decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, perché quella è la loro giustizia.
Per tornare a Genova 2001 e saggiare questa giustizia basta confrontare l’esito giudiziario per i massacratori della Diaz e quello per i manifestanti: nei prossimi giorni la Cassazione deciderà anche delle condanne riguardanti 10 ragazzi che erano nelle strade di Genova 11 anni fa, in questo caso la costruzione accusatoria ha evitato il sopraggiungere della prescrizione e 10 persone rischiano complessivamente 100 anni di carcere per qualche vetrina rotta e poco più.
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