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Prima udienza contro Damiano Piccione

Questa mattina ha avuto inizio il processo legato al ricorso contro il licenziamento di Piccione Damiano da parte dell’azienda ITINERA S.p.A. facente parte del gruppo Gavio.

La vicenda risale ad un anno fa, quando l’azienda sospese e poi licenzio il lavoratore contestandogli la partecipazione alla contestazione di Bonanni avvenuta all’interno della Festa del PD. In quella giornata diverse decine di lavoratori e studenti contestarono Raffaele Bonanni per le scelte sindacali sue e della propria organizzazione alla luce del contratto separato con la FIAT.

Tale atto non poteva essere digerito senza colpo ferire ne dal sindacato giallo e ne dal Gruppo Gavio,(come già spiegato altre volte Damiano da sempre era percepito dall’azienda come una spina nel fianco visto il suo impegno a difesa della sicurezza sul lavoro), il giorno dopo l’accaduto(8/09/2010 data della contestazione) da subito l’azienda si mosse affinchè l’operaio venisse sospeso senza dare nessuna motivazione .

In difesa della vertenza aperta dal lavoratore e dal suo avvocato Stefano Bisacca per richiedere il reintegro, in tantissimi si mobilitarono contro un licenziamento dal sapore politico, facendo prendere vita ad una campagna di raccolta firme che denunciava la palese ritorsione dell’azienda nei confronti di chi da sempre si muove per la difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, la campagna che partì aveva come parola d’ordine:” Il dissenso non si licenzia”.

E bene questa mattina finalmente siamo arrivati alla prima udienza del processo, dove il giudice obbligatoriamente doveva tentare un eventuale possibilità di conciliazione tra le parti. Chiarita la procedura la parola è passata alle parti in causa, dapprima la difesa di Damiano ha sottolineato che l’intenzione resta la richiesta del reintegro ,se però si avesse dovuto monetizzare il danno al lavoratore, l’eventuale proposta non avrebbe potuto che raggiungere una cifra pari alla retribuzione di almeno 24 mensilità.

Tale richiesta ha svegliato il legale dell’azienda che ancora non aveva detto nulla in merito ad un passo verso un eventuale conciliazione, evidentemente sicura della propria posizione di parte lesa, ha avanzato un’offerta che sapeva più di provocazione che di una leggera presa in considerazione dei fatti in questione, la somma di 5 mensilità pari a circa 6 mila euro. Ma ha fatto ancora di più sostenendo che il lavoratore avrebbe danneggiato il Gruppo Gavio con la propria conferenza stampa fatta non appena saputo della sua sospensione e di conseguenza l’azienda si impegna a chiedere fin da subito i danni d’ immagine. Peccato che a onore della cronaca altri sono i danni di immagine di una società, quella della Famiglia Gavio, da sempre alle prese con inchieste legate a tangenti e appalti fin dagli anni 90,ultima l’inchiesta per la vicenda Penati e la somma esorbitante pagata per l’acquisto della Serravalle. Poco male, come detto Damiano vuole portare avanti il processo per avere soprattutto una sentenza verso il suo reintegro, cosi da poter essere utilizzata per altre controversie lavorative legate ai licenziamenti. Dopo aver preso atto dell’impossibilità di accettare la non offerta da parte dell’azienda, la difesa di Piccione Damiano con l’avvocato Stefano Bisacca e Maria Spanò hanno chiesto che si procedesse nel trovare la data della prossima udienza, dove si aprirà finalmente un vero dibattito sulla vicenda del ricorso.

La data sarà per il primo di Febbraio alle ore 9.

 

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