Soluzioni o svolta securitaria e repressiva?
La mobilitazione dei movimenti per il diritto all’abitare con l’occupazione della sede dell’Anci in via dei Prefetti 46, che si è conclusa poche ore fa, porta come risultato l’incontro con il presidente Fassino il 26 settembre alle ore 19.
Questo incontro vedrà la partecipazione di delegazioni nazionali dei movimenti impegnati contro gli sfratti, i pignoramenti e gli sgomberi, ed è aperto ai sindaci di varie città interessate. Un importante risultato che interroga i primi cittadini rispetto al proprio ruolo di prossimità e alla necessità di una moratoria urgente che sospenda gli sfratti, compresi quelli per morosità, 250mila secondo dati del Ministero dell’Interno.
Affrontare la drammatica emergenza nazionale, riconosciuta anche dai Tribunali che emettono le ordinanze, con strumenti utili per avviare un processo in grado di risolvere con azioni concrete una situazione decisamente grave, è cosa ben diversa da ciò che è accaduto stamane a Torino.
La tentazione di assegnare alle forze dell’ordine il compito di gestire e colpire le crescenti mobilitazioni dell’inquilinato resistente e delle occupazioni non deve prevalere in nessun modo né a Roma né altrove.
Per questo le dichiarazioni del Prefetto Pecoraro e del sindaco Marino in merito agli sgomberi e alla giornata di “sollevazione generale” del 19 ottobre non ci sembrano andare nella giusta direzione. Perché invocare la legalità nei confronti di chi lotta contro la rendita e la corruzione, invece di affrontare seriamente il malaffare di chi in questa città attraverso il cemento ha devastato il territorio e imposto scelte urbanistiche e scempi irrecuperabili?
Fermare ulteriore consumo di suolo, abbandonare il regime delle compensazioni, difendere il patrimonio pubblico e tassare l’invenduto delle grandi proprietà, garantire un alloggio a chi non ce l’ha, è ciò che i movimenti chiedono incessantemente. Tutti temi che declinano una diversa legalità dove prevalgono i diritti e le necessità di chi colpito dalla crisi fa fatica ad arrivare a fine mese.
Mentre il mercato immobiliare e le banche invocano ordine e sicurezza, le amministrazioni locali che decidono? Il sindaco Marino ha pensato di seguire le fresche orme di Alemanno e le più antiche di Veltroni? Chi comanda Roma sta tirando fuori gli artigli, è evidente, e la discontinuità che ogni nuovo primo cittadino eletto proclama va a farsi benedire nel giro di pochi mesi. Anche il Messaggero, di proprietà, di Caltagirone è tornato a tuonare contro le occupazioni di dicembre e aprile.
Affrontare questa situazione ripristinando un astratto concetto di legalità è miope e pericoloso. L’emergenza rappresentata anche dalla mobilitazione di oggi e dai numerosi picchetti antisfratto in tutt’Italia, dalle occupazioni per necessità, dalle lotte diffuse contro le devastazioni ambientali e le nocività non si risolve indossando caschi e impugnando manganelli, o con sgomberi più o meno pesanti.
Il diritto alla casa non è una questione di ordine pubblico e men che meno mediatico. Le soluzioni devono essere concrete e urgenti. Questo chiedono i movimenti da Torino a Palermo e questo solleveremo nell’incontro del 26 settembre con l’Anci.
Stessa impostazione per la mobilitazione di lunedì 23 settembre in Campidoglio alle ore 15, stesse richieste al sindaco Marino che deve ritirare la delibera di giunta appena approvata sui residence.
La lotta per la casa, il reddito e la dignità non si arresta! Liber* tutt*, liber* subito!
Movimenti per il diritto all’abitare
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