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#AyotzinapaSomosTodos: in fiamme il Palazzo Nazionale di Città del Messico

Nel pomeriggio di venerdì il Procuratore generale della repubblica, nel corso di una conferenza stampa, aveva reso noto di aver raccolto le dichiarazioni di 3 narcos del cartello Guerreros Unidos, i quali avrebbero confessato di aver giustiziato il gruppo di studenti desaparecidos e di aver poi fatto sparire i corpi bruciandoli in una discarica. I familiari delle vittime hanno accolto la notizia con dolore ma anche con sospetto, perché è già accaduto che prime ricostruzioni sulla vicenda della strage di Iguala venissero successivamente smentite. E così le dichiarazioni del Procuratore non si sono tradotte in rassegnazione ma in rinnovata rabbia, mentre su Twitter diventava virale l’hashtag #NoLoAceptamos che rifiutava la nuova versione delle autorità e continuava a rivendicare di riavere indietro vivi i 43 normalistas. “Li hanno presi vivi, li rivogliamo vivi” è lo slogan che parenti e amici continuano a intonare da settimane.

L’indicazione di responsabilità che si leva dalle proteste di questi giorni è chiara: “Fue El Estado” (“E’ colpa dello Stato”). E così ieri la rabbia è arrivata fino a Città del Messico, dove migliaia di manifestanti hanno marciato per le strade della capitale chiedendo le dimissioni del presidente Enrique Pena Nieto. Al termine del corteo, una folla inferocita ha tentato di fare irruzione nel Palazzo Nazionale, uno dei luoghi-simbolo del potere governativo, usato dal Presidente per le cerimonie. Respinti dalla polizia, i manifestanti hanno dato alle fiamme il portone d’ingresso. Gli scontri sono proseguiti a lungo e la polizia ha ferito e arrestato diverse persone nel tentativo di disperdere la protesta.

Nuove manifestazioni anche nel Guerrero, dove a migliaia sono tornati in piazza dietro uno striscione che recitava #AyotzinapaSomosTodos e si sono diretti verso il palazzo nazionale di Chilpancingo, già dato alle fiamme da studenti e insegnanti a metà ottobre. All’esterno dell’edificio una decina di veicoli, tra cui anche furgoni e auto della polizia federale, sono stati dati alle fiamme e vergati con la scritta “Vogliamo giustizia!”.

La protesta che infiamma il Messico da settimane promette così di tornare a riempire le strade nei prossimi giorni.

 

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