InfoAut
Immagine di copertina per il post

Betlemme occupata

Quello che segue Twal è un rituale antico che però si svolge all’interno delle enormi difficoltà politiche del presente che soffocano Betlemme. La città dove secondo la tradizione ha visto la luce Gesù Cristo, era e resta sotto occupazione militare, circondata da un muro israeliano di cemento armato alto fino a otto metri che la separa da Gerusalemme e stretta tra gli insediamenti colonici in continua espansione. E che, come il resto dei Territori occupati, subisce i riflessi di conflitti vicini e lontani. Sono i giorni del Natale, quelli che dovrebbero dare tanto ossigeno all’economia locale e invece Betlemme si lecca ancora le ferite dopo il brusco calo di presenze turistiche registratosi durante l’offensiva israeliana contro Gaza. Dopo la visita di papa Francesco, lo scorso maggio, i palestinesi avevano sperato in un anno all’insegna del turismo e di superare i 2,66 milioni di visitatori a Betlemme nel 2013. Le cose sono andate nella direzione opposta.

Il clima a Betlemme in apparenza è sereno. I palestinesi cristiani hanno addobbato case e negozi, le luci natalizie colorano le strade del centro cittadino e in Piazza della Mangiatoia domina un alto albero di Natale con i colori della bandiera palestinese e una grande stella rossa. Le botteghe artigiane da giorni sfornano presepi di legno d’olivo, di ogni forma e grandezza. Nell’animo degli abitanti tuttavia regna una grande amarezza e la sfiducia nel futuro. «Va proprio male – ci dice Khalil, proprietario di un negozio di souvenir religiosi a poche decine di metri dalla Chiesa della Natività – degli ultimi anni questo è il peggiore. A causa della guerra di Gaza e delle (recenti) tensioni a Gerusalemme, tanti stranieri hanno cancellato le prenotazioni. I turisti che passano per la città visitano i luoghi santi e non spendono nulla nei nostri negozi. La disoccupazione sfiora l’80%».

Il calo delle prenotazioni nei mesi scorsi è stato drastico, del 60%, dicono i dati del ministero palestinese del turismo e delle antichità. I mancati introiti sono quantificabili in circa 30 milioni di dollari. Un crollo che pagano per primi i proprietari dei 48 alberghi di Betlemme, ci spiega Lubna Bandak, proprietaria del Grand Hotel. «Negli anni passati in questo periodo avevamo (in hotel) già un buon numero di presenze, da ogni parte del mondo. Dopo la guerra di Gaza gli stranieri hanno scelto altre destinazioni e annullato le prenotazioni a Betlemme». Bandak ci spiega che sono attesi migliaia di visitatori nei giorni del Natale ma che si tratta di palestinesi in gita o di lavoratori rumeni o asiatici impiegati in Israele che si limiteranno ad una breve visita alla Chiesa della Natività e alla Piazza della Mangiatoia. Quindi niente pernottamenti.

I turisti stranieri sono in prevalenza russi e polacchi che, sostengono i commercianti di Betlemme, spendono poco. Assenti gli europei, frenati dalla crisi economica e dalle notizie di tensioni in Terra Santa. Fanno eccezione i pellegrini italiani ma in calo rispetto agli anni passati. Pesano sulle difficoltà economiche di Betlemme anche gli ostacoli legati alle restrizioni imposte da Israele, come la limitazione ai tour operator e l’impossibilità di cercare clienti nella vicina Gerusalemme. Secondo i dati in possesso dei palestinesi, il 90% dei tour operator sono israeliani e hanno tutto l’interesse a far rimanere i turisti a Gerusalemme invece che a Betlemme. Senza dimenticare che Israele gestisce in maniera esclusiva diversi siti turistici tra Betlemme e Hebron, quindi nei Territori occupati, come Herodium, dove Erode il Grande fu sepolto 2000 anni fa, e Qumran, dove furono ritrovati i rotoli del Mar Morto. Secondo Fadi Kattan, la politica del turismo praticata da Israele significa una perdita di 1,4 miliardi di dollari l’anno per l’economia palestinese e in particolare per quella di Betlemme.

Occupazione israeliana, crisi economica e disoccupazione sono tra i motivi che spingono le famiglie cristiane a tentare di ricostruirsi la vita in un altro Paese, preferibilmente negli Stati Uniti. Il sindaco, Vera Baboun, riferisce che 40 famiglie hanno lasciato Betlemme solo in questi ultimi mesi. La città che nel 1948 era cristiana per un 80 per cento ora lo è solo per il 22 per cento.

Di Michele Giorgio, da Il Manifesto

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

betlemmenataleoccupazionepalestinaturismo

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Milano: “fermiamo la macchina di guerra”. Presidio lunedì 20 ottobre alla Malpensa

Lunedi 20 ottobre è prevista la partenza da Malpensa del volo CV06311 con cinque carichi di ali di F-35 diretti allo stabilimento Lockheed Martin di Fort Worth, USA, per l’assemblaggio e la successiva spedizione verso Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dalla strategia di Trump ai pakal

Nelle analisi non è bene separare le diverse dimensioni della dominazione, né di nessun oggetto di studio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nel Paese Basco meridionale: risposta antifascista contro i nostalgici di Franco

Durante il raduno, i sostenitori della Falange hanno moltiplicato i saluti fascisti, sfilando con bandiere spagnole e simboli della dittatura militare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA: quasi 7 milioni di persone partecipano alla giornata di protesta No Kings Day

Di seguito traduciamo il comunicato del movimento No Kings dopo l’imponente mobilitazione di ieri che ha visto la partecipazione di milioni di persone in tutti gli Stati Uniti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Questa notte ho fatto un sogno.. Cronache della mobilitazione di Udine contro la partita Italia-Israele

Ripubblichiamo il comunicato congiunto scritto dalle polisportive popolari che hanno partecipato e animato la mobilitazione a Udine contro la partita Italia-Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Udine: i/le giovani scendono due volte in campo contro Israele

Più di 15.000 a Udine solidali con la Palestina: considerazioni sul corteo del 14 ottobre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ricostruzione a Gaza: il business della “pace” dopo la distruzione

Mentre le macerie di Gaza raccontano l’ennesimo atto di pulizia etnica e annientamento coloniale, il governo italiano si prepara a “sedersi al tavolo della ricostruzione”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Alba: Blocchiamo tutto! Free Palestine!

Alba. Venerdì scorso un corteo in sostegno alla popolazione palestinese è partito da Zona h (parco cittadino) in direzione del teatro sociale: si inaugurava la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco; oltre al presidente della regione Alberto Cirio, era previsto l’intervento di Paolo Zangrillo ministro del governo Meloni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Udine: in 15mila mostrano il cartellino rosso ad Israele

In migliaia da tutta Italia hanno raggiunto Udine per manifestare contro la partita della vergogna Italia – Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

In Belgio ondata di proteste contro l’austerità

140.000 persone nelle strade di Bruxelles, blocchi mattutini, traffico aereo quasi paralizzato, scontri violenti: questo è ciò che è successo martedì 14 ottobre dai nostri vicini belgi.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Nuovo DDL nucleare: via libera all’energia dell’atomo in Italia. Alcune considerazioni per prepararsi al contrattacco

Pubblichiamo il primo di una serie di contributi sul tema del nucleare. Questo testo è stato realizzato dal collettivo Ecologia Politica di Torino che prende parte al progetto Confluenza.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Firenze: in 10mila per la GKN sfondano il cordone di polizia e occupano l’aeroporto, “Nessuno ferma la rabbia operaia”

Un corteo numeroso e rumoroso, partito intorno a alle 15.30 dal polo universitario di Novoli, area ex Fiat, ha sfilato per le strade di Firenze a sostegno del progetto operaio della fabbrica di Campi Bisenzio, ex Gkn.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

31 ottobre – 8 dicembre 2005 / 31 ottobre – 8 dicembre 2025 : avere vent’anni è avere sogni grandi!

Sono passati vent’anni da quei giorni che hanno segnato la storia della nostra valle.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

La Procura, la Mafia e il Dissenso in salsa torinese

Domenica 12 ottobre una intera pagina della Stampa di Torino era dedicata al “Dissenso violento”.
Una pagina immonda (così immonda che non ce la sentiamo di pubblicarla) frutto della ormai consolidata collaborazione tra stampa e procura: il giornalista ricopia fedelmente il dispositivo emesso dal Gip, parola per parola, e correda il tutto con fotografie, nomi e cognomi dei giovanissim3 attivist3.