Grecia, riforma del codice penale e rivolte nelle carceri
Lo scorso ottobre il governo greco presieduto dal partito di destra Nea Demokratia ha votato una serie di modifiche al codice penale nazionale sotto spinta dell’UE e della Corte Europea.
La riforma si inserisce in un pacchetto di leggi e politiche portate avanti negli ultimi anni che hanno come scopo l’aumento della repressione su dissidenti politici, persone migranti e povere. Si ricorda la legge sull’ingresso della polizia in Università che di recente ha visto applicazione, la creazione di un corpo speciale che si occupa di presidiare gli atenei, la militarizzazione che da anni vede occupato il quartiere di Exarchia ad Atene, l’aumento dei fondi destinati alle forze dell’ordine e il riarmo.
A redigere la legge è Sofia Nikolaou ex segretaria generale per la politica anti-criminale, pioniera della tolleranza zero all’interno delle mura carcerarie e chiamata “killer di prigionieri” a causa dei continui incidenti che vedono la morte dei detenuti e delle detenute in tutto il paese. Obiettivo della norma sarebbe quello di migliorare le condizioni di detenzione all’interno delle carceri greche e garantire la parità di trattamento e il reinserimento sociale, la realtà è che le modifiche portano a numerosi passi indietro rispetto a conquiste ottenute attraverso decenni di lotta. In Grecia le condizioni di sovraffollamento dsono drammatiche, le carceri del paese hanno una capacità di 6.500 persone mentre attualmente ne contengono 14.500.
Nel comunicato dei prigionieri di Korydallos si afferma che attraverso il nuovo Codice Penitenziario, “il governo si vendica dei prigionieri che hanno commesso certi tipi di crimini e impone loro una seconda pena da scontare contestualmente alla prima”. Risulta che chi compie uno stupro potrà ottenere permessi a 1/5 della pena mentre un prigioniero politico, accusato di associazione a delinquere (art.187) ma anche rapina o spaccio, potrà ottenerli soltanto dopo aver scontato gran parte della condanna. Il provvedimento rimuove centinaia di detenuti dal diritto di spostarsi nelle carceri rurali e ristabilisce le prigioni di tipo C – soprannominate “prigioni di alta sicurezza” – dove dovrebbero venire rinchiusi arbitrariamente coloro che sono ritenuti “particolarmente pericolosi”.
Contro le condizioni delle carceri i detenuti e le detenute si sono storicamente mess* in lotta e già dalla fine di ottobre sono iniziate nuove mobilitazioni contro la riforma. Prima nelle prigioni di Korydallos e poi nelle prigioni di Larissa, Corfù, Patrasso, Trikala e Domokos. Le reazioni sono state il rifiuto di rientrare in cella a mezzogiorno e trattenere il cibo. “Questa reazione iniziale può sembrare simbolica, ma è una resistenza essenziale dei detenuti con i pochi mezzi a loro disposizione”.
Si delinea un sistema vendicativo e punitivo con uno Stato che da una parte si accanisce contro specifiche categorie di persone e crimini, dall’altra protegge e tutela i potenti. Coloro che sono nelle carceri greche accusati di organizzazioni terroristiche o criminali, rapine o reati legati allo spaccio e consumo devono subire la violenza del nuovo codice penitenziario con la possibilità di ottenere licenze e libertà condizionali molto dopo quello che prevedeva la legislazione precedente. Emerge invece un trattamento privilegiato per i reati legati a violenze sessuali e per i reati finanziari. Si applica sostanzialmente un nuovo regime di esenzione e differenziazione tra i detenuti e si delinea un diritto di classe volto a colpire ancora una volta chi è ai margini o mette in discussione lo status quo. La prigione diventa strumento di consolidamento del capitalismo ed è finalizzata a punire chi mette in luce le sue contraddizioni.
Le riforme in merito di diritto penale e sistema carcerario “riflettono i rapporti sociali e di classe in qualsiasi momento”, riguardano infatti una serie di provvedimenti che il governo greco ma anche quello italiano sono obbligati a prendere a seguito della pendenza di multe e richiami che la Corte Europea impone per dare sollievo alle disastrose condizioni carcerarie. Si cerca di non esporre il Paese a livello internazionale per questioni di diritti dei detenuti, “la scelta del tempo per modificare il codice non è casuale. Il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa, a seguito di una visita effettuata a novembre e dicembre 2021 in Grecia, ha annunciato in un rapporto la sua intenzione di rilasciare una seconda dichiarazione pubblica sulle condizioni di detenzione degradanti e offensive nelle carceri greche . Si noti che dal 1992 ad oggi questo comitato è dovuto intervenire solo dieci volte contro cinque paesi.”
Anche in Italia numerose sono state le proteste contro le condizioni carcerarie legate al sovraffollamento, alle vergognose condizioni sanitarie e igieniche, alla mancanza di adeguati spazi e progetti di socialità. Mai così numerosi sono stati i suicidi all’interno delle prigioni che dall’inizio dell’anno hanno portato a 78 morti.
Il governo Meloni ha rinviato l’approvazione della Riforma Cartabia sulla giustizia penale finalizzata a snellire i processi, tali modifiche dovranno in ogni caso entrare in vigore entro la fine dell’anno per rispettare gli accordi europei riguardanti l’ottenimento dei fondi Pnrr. È stato approvato invece recentemente il testo sull’ergastolo ostativo che vede l’inasprimento delle condizioni di pena: per accedere ai benefici penitenziari il/la condannat* non dovrà tenere solo buona condotta carceraria o la partecipazione al trattamento ma dovrà anche fornire «elementi specifici» che consentano di escludere l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata o il rischio di ripristino di tali contatti e la richiesta di liberazione condizionale potrà essere presentata dopo aver scontato 30 anni di detenzione. Come dare prova di tali “elementi specifici” appare incomprensibile mentre è evidente la volontà di privare il detenuto con qualsiasi relazione significativa all’esterno.
L’esperienza greca ci fornisce ancora una volta strumenti utili per la lettura del presente che attraversiamo, mostrando continuità tra i passi mossi da nea demokratia negli ultimi anni e l’attuale governo Meloni. Si delinea un’idea di Stato liberale che in nome dell’efficienza utilizza i dispositivi di ordine pubblico per affermare non soltanto il suo dominio ma una specifica configurazione economica capitalista razzista e patriarcale. Abuso di strumenti vecchi e nuovi che permettono di mantenere l’egemonia dei grandi capitali, che fomentano conflitti e guerre tra poveri da una parte mentre flessibilizzano i controlli di chi detiene la maggior parte della ricchezza dall’altra.
Si riporta parte del comunicato dei detenuti della prigione di Korydallos:
“È una lotta di resistenza per non essere sepolti vivi! È una lotta per la speranza, per la libertà, per la vita stessa”.
Detenuti della prigione di Korydallos
VITTORIA NELLA LOTTA DEI DETENUTI CONTRO IL NUOVO CODICE PENALE
Il governo neoliberista di Nea Demokratia, volendo abbattere ogni tipo di resistenza, distruggere ogni passo verso un soffio di libertà e in generale imporre la “reclusione”, come la percepisce la sua stessa politica di estrema destra, ha votato, a ottobre, il nuovo Codice Penitenziario.
Il presidente della commissione legislativa che ha creato questo disegno di legge è la famigerata ex G.G. di Politica Anti-Criminale, Sofia Nikolaou. (p.s. ricordiamo che durante i suoi giorni era considerata una “killer di prigionieri”, dopo continui incidenti con la morte di prigionieri in tutto il paese). È stata essenzialmente la pioniera della dottrina della tolleranza zero all’interno delle mura e si è posta l’obiettivo di abolire molti decenni di successi.
Come assemblea riteniamo che la politica sulla criminalità e sulle carceri, così come si descrive di volta in volta nei codici penali e carcerari, sia parte di una politica complessiva che cerca di essere applicata in ogni campo della vita sociale e, naturalmente, economica. Le modifiche legislative e gli emendamenti al codice penale riflettono i rapporti sociali e di classe in qualsiasi momento. Riflettono anche i legami geopolitici internazionali, il corso della scena politica ed economica internazionale e le direzioni delle formazioni transnazionali, come l’Unione Europea, e le correlazioni al loro interno. Nessuna manifestazione politica dovrebbe essere considerata individualmente, ma sempre indissolubilmente legata al quadro generale.
Al momento, con la crisi economica – che imperversa da quasi 15 anni – che si aggrava nuovamente a causa degli effetti della crisi sanitaria e della guerra in Ucraina, con la crisi energetica, le possibili imminenti pressioni alimentari e inflazionistiche globali che creano un miscuglio finanziario insostenibile per la maggioranza delle classi medie e principalmente dei proletari e dei poveri, gli stati internazionali, compreso quello greco, riorganizzano le loro forze, adattando – in direzione reazionaria e conservatrice – le loro politiche e si fortificano contro i nemici interni ed esterni. Si fortificano in tutti i livelli.
Dal livello materiale dell’equipaggiamento dell’esercito e della polizia, alla pertinente legislazione antioperaia e repressiva di ogni tipo e, naturalmente, alla propaganda. Lo Stato greco, sulla stessa linea, ha lanciato, con particolare intensità durante gli anni del governo ND, un attacco su ogni campo sociale ed economico. Progetti di controriforma, e polizia universitaria, saccheggio dell’ambiente naturale, alimentazione di precisione a favore del grande capitale, soppressione violenta dei partiti che resistono e partecipano ad ogni tipo di lotta.
Il nuovo codice penale, come tutti i cambiamenti nel diritto penale degli ultimi anni, si inserisce in questa politica complessiva. Ed è la parte che lo Stato trova sempre più facile da attuare, poiché attraverso la propaganda e il silenzio dell’informazione, le questioni relative alla criminalità e alle carceri sono solitamente tenute nell’oscurità o strumentalizzate nella direzione del consenso sociale.
Ma ci sono anche momenti in cui la rabbia degli infernali e dei dimenticati all’interno delle mura esplode violentemente contro i loro oppressori. Dove la militanza e la volontà di una vita dignitosa attaccano la violenza dell’istituzione carceraria e conquistano vittorie, che nella storia delle carceri greche sono abbastanza e sono quelle che hanno vinto ciò che oggi i detenuti stanno lottando per mantenere ed espandere. La fiamma della resistenza è stata accesa
I detenuti delle carceri greche lanciano il proprio messaggio di resistenza contro il nuovo codice penale più severo realizzando un ciclo di mobilitazioni crescenti. Del resto, non è la prima volta che i detenuti si ribellano contro SK con corrispondenti mobilitazioni che assumono dimensioni ampie e vengono vinte con il sangue, come nei moti nelle carceri del Malandrino nel 2007, lo sciopero della fame dei prigionieri politici nel 2008, e nel 2015 ma anche più recentemente nel biennio 2017-18 nelle carceri di Korydallos e la mobilitazione degli insorti a Tebe durante il periodo della pandemia.
Dal 28/10 i detenuti delle carceri di Korydallos (reparti A,B,C,D,E) e gradualmente i detenuti delle carceri di Larissa, Corfù, Agios Stefanos, Patrasso, Trikala e Domokos hanno iniziato le mobilitazioni. Come primo passo, si rifiutano di partecipare al loro blocco all’ora di pranzo – conteggiati da parte delle guardie carcerarie, mentre in alcune delle carceri di cui sopra hanno anche rifiutato la paga giornaliera, una pratica che dovrebbe diventare universale.
Il prossimo anno, i detenuti delle carceri di Komotini e Diavata, così come le carceri giovanili di Avlonas, dovrebbero partecipare alle proteste. Questa reazione iniziale può sembrare simbolica, ma è una resistenza essenziale dei detenuti con i pochi mezzi a loro disposizione. Anche se i prigionieri ricevono un ricatto dal servizio, dichiarano di essere pronti a intensificare la loro lotta e portarla fino alla fine.
Il codice penale è stato approvato per la prima volta nel 1999 e ogni 4-5 anni e di solito dopo ogni cambio di governo, è stato emendato per adeguarsi alla politica attuale. È un insieme di regole per la gestione dei detenuti e determina il modo in cui operano le carceri, mentre allo stesso tempo dovrebbe sancire e garantire i diritti dei detenuti. Diritti conquistati dopo lotte, sacrifici, discipline e ribellioni avvenute negli ultimi decenni. Ricordiamo a questo punto che il codice penitenziario (al contrario del codice penale) ha efficacia retroattiva, cioè riguarda e colpisce anche i detenuti che attualmente si trovano nelle carceri greche e stanno scontando la loro pena.
Una violazione senza precedenti dei diritti dei detenuti
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Nessuno di noi si fa illusioni sulla direzione delle politiche statali, dentro o fuori le carceri. Sosteniamo con tutte le nostre forze ogni lotta e ogni richiesta dei detenuti in lotta, avendo sempre come visione la distruzione dell’istituzione carceraria. La formazione e la sopravvivenza dello Stato e del capitalismo si intrecciano con lo sfruttamento che è sulle spalle degli oppressi. La sovranità si evolve dispiegando molteplici meccanismi di potere, caratterizzati da complessità, flessibilità ed espansione in campo sociale, rendendoli capaci di rispondere a condizioni sociali, economiche e politiche in continua evoluzione. In ogni condizione, tuttavia, sia che costituisca un potente stato sociale o un duro regime basato sulla repressione, il suo ruolo si concentra nell’imposizione della pace sociale e nello sterminio o isolamento dei comportamenti devianti. La punizione e la “reclusione” di quest’ultimo è imposta dalla democrazia. In tale contesto, l’esistenza della prigione diventa parte integrante e necessaria del flusso della macchina capitalista. Tutto ciò mostra la continua fortificazione dello Stato contro coloro che lottano per la sua distruzione. E man mano che la lotta si intensifica (fughe, scioperi della fame, ribellioni, ecc.) lo Stato intensificherà anche la guerra che conduce da sempre.
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