Kurdistan: attacco ad Ankara, bombardamenti turchi, colloqui con Ocalan
Giovedì, dopo la notizia di un riuscito attacco della guerriglia (rivendicato venerdì mattina) curda del PKK contro la principale industria di ingegneria bellica turca ad Ankara, l’aviazione di Erdogan ha scatenato sanguinosi raid aerei sulla Siria del Nord e sul nord dell’Iraq, dove il PKK sta infliggendo dure perdite all’esercito turco.
Allo stesso tempo, in una mossa inedita, l’estrema destra di governo del MHP apre ad una possibile trattativa tra Stato turco e PKK attraverso la promessa di un riconoscimento del partito DEM e offrendogli il ruolo di mediatore in un eventuale, futuro, processo di pace. In questo quadro di ricerca di una mediazione si inserisce anche la concessione ad Abdullah Öcalan, leader del PKK, della prima visita in carcere dopo 4 anni.
Il movimento curdo dimostra una notevole resilienza dopo 40 anni di attacchi, anche alla luce delle complicazioni nel quadro regionale emerse a partire dal conflitto che vede Israele opporsi non solo ai combattenti palestinesi ma anche a potenze regionali come l’Iran e alla rete di milizie sciite da esso finanziate, anche in Siria. La possibilità di un tavolo di trattative è sintomo di un mutato rapporto di forza tra Stato turco, guerriglia e strutture politiche del movimento curdo oppure è un tentativo da parte di Erdogan di trascinare il movimento curdo sul terreno del disarmo in cambio di una promessa di agibilità “democratica” – ad ora in Turchia fondamentalmente inesistente e difficilmente prevedibile in futuro?
Ne abbiamo parlato con Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Demoratica
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