La giustizia rivoluzionaria delle SDF segue il suo corso in Siria del Nord
A ridosso della caduta di Raqqa sia il giornalismo mainstream occidentale che i sostenitori del regime di Assad avevano puntato il dito contro una presunta collusione delle forze rivoluzionarie curde ed arabe con l’ISIS, in rapporto agli accordi per l’evacuazione della città e la liberazione degli ostaggi da parte dei terroristi.
Eppure, col passare dei giorni, quella narrazione si sta rivelando sempre più pretestuosa ed incapace di raccontare sia il dilemma umano e politico affrontato dai comandi delle SDF in quelle ore, che gli sviluppi delle operazioni militari contro l’ISIS; facendo passare in secondo piano una serie di importanti risultati conseguiti dai partigiani curdi ed arabi nella stabilizzazione della regione e nell’assicurazione alla giustizia rivoluzionaria dei responsabili delle atrocità commesse sia in Europa che nella Siria del Nord.
Infatti – sebbene la notizia sia stata diffusa in seguito – risale alla metà di dicembre la cattura di Thomas Barnouin ed altri jihadisti europei venuti a combattere sotto i vessilli dell’ISIS. Il terrorista, coinvolto nelle stragi di Tolosa e del Bataclan, stava cercando di varcare il confine con la Turchia – confine a suo dire molto permeabile in passato, avendo permesso sia l’afflusso di fanatici pronti a mettersi al servizio di Al Baghdadi in Siria che di terroristi di ritorno nelle metropoli occidentali.
Il giorno del giudizio è arrivato anche per Emilie Koenig, trentatreenne figlia di un poliziotto bretone, che una volta convertitasi ha svolto attività di reclutamento per conto dell’ISIS sui social network. Dopo l’arresto, la donna ha cercato di appellarsi per ottenere un processo in Francia; istanza negata dalla Ministra della Giustizia transalpina Belloubet la quale, pur non riconoscendo formalmente la giurisdizione locale (che equivarrebbe a considerare la Siria del Nord come uno stato) ha dichiarato sufficiente la possibilità di accedere ad un avvocato e al servizio di interpretariato per la Koenig – che dovrà ora sottostare al tribunale rivoluzionario.
Dopo essere stato gravemente ferito nel corso dell’assedio di Raqqa è stato ieri ucciso nel governatorato di Deir Ezzor anche il rapper tedesco Deso Dogg, pilastro dell’agenzia di propaganda salafita Amaq.
Ed ancora, ad inizio anno un team di YAT (le forze speciali delle YPG) ha eliminato al termine di uno scontro a fuoco nella città di Busayra Hisen El Welid, la mente del massacro di Qamishlo del 2016 costato la vita a 58 persone, tra Asayish e civili, ed il ferimento di decine di altre. El Welid, che aveva conseguito il rango di emiro nella provincia di Raqqa, era tra i supervisori delle difese della capitale dell’ISIS e responsabile di una serie di attacchi ai danni delle forze coalizzate.
Un processo lento ma inesorabile, che però rischia di essere messo a repentaglio dalle operazioni militari contro Afrin e il resto della Siria del Nord da parte della Turchia: paese he tuttora sponsorizza e protegge le formazioni islamiste radicali sottto l’ egida dell’ Operazione Scudo dell’ Eufrate.
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