La polizia di Cancún spara contro le donne che chiedevano giustizia per i femminicidi
Città del Messico / Incappucciati, con giubbotti antiproiettile e armi lunghe, circa 50 poliziotti municipali hanno sparato per vari minuti di fronte al Palazzo Municipale di Cancún per disperdere una protesta di donne, che chiedevano giustizia per tre femminicidi registrati nel fine settimana a Quintana Roo.
Almeno due giornalisti che coprivano la manifestazione sono risultati feriti dai proiettili, che sono stati sparati a man salva dagli uomini in uniforme che sono apparsi all’improvviso quando le donne si accingevano ad entrare nell’edificio principale del Palazzo Municipale.
video: https://www.facebook.com/watch/?v=2683124478668692
Nella protesta i poliziotti hanno aperto il fuoco a tiro libero e hanno inseguito e colpito coloro che cercavano di registrare l’aggressione, così come hanno arrestato e hanno cercato di togliere telefoni e le macchine fotografiche ai giornalisti.
Secondo la giornalista Paola Chiomante, del periodico Novedades, i poliziotti hanno sparato dal tetto del Palazzo Municipale e quando sono entrati nella piazza hanno gridato “ora sì, non varrete niente fottute donne”.
video: https://www.facebook.com/watch/?v=765791923974190
La protesta è stata convocata dalla Rete Femminista di Quintana Roo e ha riunito circa 2 mila giovani che chiedevano giustizia al pubblico ministero Óscar Montes de Oca, al governatore Carlos Joaquín González e alla sindaca “Mara” Lezama, accusati di dedicarsi alla “cura dell’immagine” di Cancún e non alla sicurezza e protezione delle donne.
Le autorità di Cancún e dello stato si sono smarcati dai fatti, per cui nessuno si è assunto la responsabilità della brutalità della polizia. Nonostante ciò, la Lezama ha informato che il direttore della Sicurezza Pubblica di Cancún, Eduardo Santamaría, è stato allontanato dal suo incarico per procedere con le indagini ufficiali dei fatti.
video: https://www.facebook.com/watch/?v=868677790554957
Foto: Elizabeth Ruiz / AFP
Con informazioni di El País ed El Universal
10 novembre 2020
Desinformémonos
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