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Sainte-Soline: le prove dell’intento di massacrare i manifestanti

«Non riesco più a contare quanti ragazzi abbiamo accecato! È stato davvero divertente!»

tradotto da Contre Attaque

Le immagini diffuse mercoledì 5 novembre da Médiapart e Libération fanno venire voglia di bruciare tutto e confermano ciò che tutte le persone presenti a Sainte-Soline il 25 marzo 2023 hanno provato: la volontà da parte dello Stato di uccidere, traumatizzare, distruggere mentalmente e psicologicamente un intero movimento ecologista, nel bel mezzo di un grande movimento sociale per le pensioni.

I due media hanno avuto accesso alle telecamere indossate dai gendarmi presenti intorno al controverso megabacino quel giorno. I militari sanno di essere ripresi e registrati, eppure si lasciano andare. Si possono sentire decine di insulti, inviti a commettere omicidi e persino discorsi apertamente fascisti. Soprattutto, questi video e questi scambi costituiscono prove schiaccianti di fatti criminali che rientrano nella competenza della corte d’assise.

Tra gli scambi registrati, questa discussione tra due gendarmi che lanciano granate sulla folla: «Non conto più i ragazzi a cui abbiamo cavato un occhio!». Il suo collega gli risponde: «Spero proprio che tu gli abbia cavato un occhio!». Il primo grida di gioia: «Che figata!».

Si sentono anche ripetutamente gli ordini impartiti dai superiori di uccidere o mutilare i manifestanti. Ad esempio questo ordine: «Mettigli una GM2L in bocca». Una «GM2L» è una granata esplosiva, potenzialmente letale, contenente C4. Queste armi da guerra possono strappare arti e hanno già polverizzato mani o piedi. Lanciata all’altezza del viso, una granata di questo tipo può strappare la testa. Altri ufficiali gridano ai loro uomini: «Teso, teso! Abbassa il fucile!». Un altro grida: «Ben fatto, dritto in faccia». Un gendarme chiede ai suoi colleghi tiratori: «Ancora più in basso, più in basso». Un capo ordina: «Sul gruppo, davanti, teso! Davanti, teso! Lanciate in tensione!» Un altro dice a un tiratore: «In tensione, in tensione, abbassa il fucile, cazzo, sbrigati».

Questi ordini dimostrano una volontà deliberata di colpire i corpi, in una situazione di illegalità generalizzata. L’arma che lancia i proiettili antisommossa si chiama «lanciatore Cougar», è un’arma da fuoco, considerata materiale bellico, che lancia proiettili di 56 millimetri di circonferenza in plastica dura, a piena velocità, fino a 200 metri. È categoricamente vietato utilizzare questi «lanciatori» con tiro diretto, poiché si rischia di uccidere.

I tiri devono sempre essere effettuati con traiettoria ad arco affinché le granate abbiano il tempo di esplodere in aria. I lanciatori Cougar sono inoltre appositamente angolati per impedire un uso illegale. Per effettuare un tiro diretto, i gendarmi devono quindi inclinare o capovolgere la loro arma, un gesto necessariamente volontario. A Sainte-Soline, la direttiva dei superiori era quella di utilizzare sistematicamente le armi nel modo più pericoloso e devastante possibile, in palese violazione della legge e delle regole interne alla gendarmeria.

Nelle registrazioni, i militari chiamano i manifestanti anche “figli di puttana”, ‘stronzi’, “puzza di piscio”… Si rallegrano di aver causato danni irreversibili in tempo reale: ad esempio, di aver colpito “in pieno volto”. Ridono di “fare male”, dicono che “bisogna ucciderli”.

In due ore, attorno a una buca in mezzo alla campagna, senza alcun interesse materiale, senza alcun obiettivo di mantenimento dell’ordine, un dispositivo di 3000 militari, supportati da droni, elicotteri e blindati, ha lanciato più di 5000 granate su una folla di civili. Quel momento è stato il culmine della codardia: i gendarmi sono pesantemente protetti dai loro elmetti, dalle loro corazze e dai loro scudi. Quel giorno erano anche in posizione dominante, schierati su cumuli di terra, e sempre a distanza dai manifestanti che non sono mai riusciti a raggiungere la conca. Quest’ultima era circondata da diverse file di recinzioni.

Bisogna quindi immaginare degli immensi codardi in uniforme, pagati e pesantemente equipaggiati dallo Stato, che riversano ridacchiando una pioggia di munizioni letali, senza correre il minimo rischio, su persone che difendono il bene comune.

Il giorno prima della manifestazione di Saint-Soline, Darmanin è intervenuto su Cnews per annunciare: «I francesi vedranno nuove immagini estremamente violente». Il ministro dell’Interno sapeva esattamente cosa era previsto per il giorno successivo a Sainte-Soline: una partita di tiro al piattello destinata a spezzare le reti ecologiste e anticapitaliste, nel pieno del movimento sociale. Tutto era stato pianificato, sceneggiato, dall’alto verso il basso della catena di repressione.

Nelle registrazioni del 25 marzo 2023 appena rese pubbliche, i militari non provano il minimo rimorso e dicono addirittura che hanno adorato versare sangue. Un tiratore dice al suo collega: «Questa gli darà un bel colpo sul naso, guarda». Risposta: «Bene», seguita da un’osservazione entusiasta: «L’ha preso nelle palle».

Un gendarme di nome Eduardo moltiplica i colpi mortali. Si sentono i suoi colleghi entusiasti: «Quello di Eduardo lì, l’ha colpito in pieno alla testa», «Il colpo di Eduardo è stato magnifico […] è quello che avrebbero dovuto fare tutti, così non si può identificare nessuno, grosso». Un altro ricorda: «Riparliamo del tiro teso di poco fa, pensavo che quel tizio non si sarebbe mai rialzato!».

I criminali in uniforme godono della propria violenza. Un ufficiale dello squadrone di Grenoble assume un accento tedesco e dichiara: «A tutti i piloti di Panzer, avanti». Mima un nazista e ne è orgoglioso. I militari esprimono il loro piacere dopo il massacro: «È magnifico», o ancora: «Ho firmato per questo, amico, ho aspettato dieci anni nella gendarmeria per vivere questo momento». Un altro si vanta: «Ho sparato 7 LBD, ne ho stesi almeno quattro».

Ricordate, nel marzo 2023, tutti i media ci avevano fatto credere che i gendarmi fossero “traumatizzati” dalla “estrema violenza dei manifestanti”, che alcuni fossero “gravemente feriti”. Per giorni abbiamo sentito infinite menzogne su questi poveri agenti esposti a pericolosi ambientalisti. Hanno cercato di suscitare la compassione della popolazione e hanno creato una narrazione completamente falsa. La realtà, come dicono gli stessi gendarmi, è che si sono “divertiti”.

Sono passati più di due anni da quella manifestazione che ha traumatizzato una generazione di attivisti. Più di 400 persone sono rimaste gravemente ferite quel giorno, due sono state messe in coma e molte sono rimaste mutilate a vita. Diversi chili di esplosivo hanno devastato i campi, le detonazioni hanno scavato crateri, come in una scena di guerra.

E nonostante le prove schiaccianti, le immagini, le testimonianze e le registrazioni degli stessi gendarmi, non è successo nulla. L’Ispettorato Generale della Gendarmeria Nazionale (IGPN) afferma di non aver “identificato” alcun autore di violenze. Eppure basterebbe collegare le registrazioni video al possessore della telecamera, dato che vengono citati nomi e identificati i mandanti! L’IGGN non ha nemmeno fatto finta di indagare: Mediapart spiega che nessun gendarme è stato interrogato sul contenuto delle immagini. E che tre squadroni di gendarmeria hanno persino rifiutato di consegnare le loro registrazioni agli investigatori, senza che ciò provocasse la minima reazione.

Dopo questa manifestazione, Serge, che era venuto a manifestare, è rimasto in coma per diverse settimane. Un colpo diretto alla testa gli ha fratturato il cranio, provocando lesioni irreversibili al cervello. Mentre era in bilico tra la vita e la morte, i gendarmi hanno impedito ai soccorsi di venire a prenderlo. Ha sfiorato il peggio e sta ancora lottando per recuperare le sue capacità.

Anche Mickaël, colpito al collo da un proiettile di gomma, è finito in coma. Avrebbe potuto morire a causa dell’ematoma cerebrale provocato dal proiettile. Alix è stata colpita da una granata alla mascella, che le ha frantumato le ossa del viso. Il proiettile è poi esploso nelle sue gambe.

Decine di altre persone, che hanno preferito mantenere l’anonimato, sono state colpite da proiettili mutilanti agli occhi, agli zigomi, al cranio, da esplosioni alle gambe o ai piedi, hanno avuto i timpani perforati dalle detonazioni. Migliaia di altre persone rimangono traumatizzate.

Sainte-Soline è stata la dimostrazione del fascismo già presente: per due ore, in un campo, lo Stato francese ha ordinato ai suoi soldati di massacrare una marcia di ecologisti. E la nostra risposta si fa ancora attendere. Queste rivelazioni, anche se arrivano in ritardo, meriterebbero di provocare da sole una rivolta.

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