Movimenti turchi e curdi tra elezioni e processo di pace. Intervista ad un compagno del movimento di Gezi Park
InfoAut: L’appuntamento elettorale da poco concluso in Turchia rappresentava un passaggio centrale, forse definitivo della progressione autoritaria di Erdogan e nel consolidamento del suo blocco di potere; la cui importanza si può desumere dal massiccio ricorso alla censura, alleazioni squadriste verso sedi e militanti dell’HDP fino al vero e proprio terrorismo di stato nelle zone del paese a maggioranza curda -non ultimo l’attentato dinamitardo al comizio finale del partito filo-curdo ad Amed/Diyarbakir. Il voto è stato comunque un evento molto partecipato, ed ha visto sia l’affermazione dell’HDP ed il suo ingresso in parlamento che, seppure in diminuzione rispetto al passato, una parte considerevole dei votanti esprimersi a favore dell’AKP di Erdogan. Come si prefigura lo scenario post-elettorale e che impatto pensi possa avere su quest’ultimo blocco? Quali pensi che saranno le prossime mosse dell’AKP e degli altri partiti, dai gulenisti al CHP ed ai nazionalisti di destra? Al di là della sua capacità di impedimento delle riforme autoritarie promosse da Erdogan,vi è qualche altro beneficio derivante dalla presenza di HDP in parlamento per le istanze progressiste?
Per rispondere a questa domanda, il modo migliore per iniziare è forse quello di provare a capire ciò che ha reso l’AKP così compatto; l’AKP è (o era?) un incredibile progetto di coalizione tra la prospettiva dell’islamismo conservatore, il neocapitalismo e i media mainstream, basato sulll’influenza sui meccanismi delle strutture di potere del governo. E la ragione che ha reso questa coalizione così compatta è sempre stata il supremo predominio dell’AKP sul governo (in quanto partito di governo), che ha approvato ogni singola mossa che questo “neocapitalismo” o “neoliberismo” ha effettuato in Turchia. Realizzazione di grandi opere, processi di gentrification,privatizzazione dei beni comuni e loro uso mercificato: con pratiche legali o meno, legittime o meno, l’AKP -come coalizione- ha sempre usato qualunque mezzo necessario (modifiche costituzionali, utilizzo procedurale del sistema giudiziario, minacce contro i movimenti libertari e democratici, terrore di stato, violenza poliziesca, ecc) per mantenere questo stato dell’arte.
Con l’HDP divenuto in grado di entrare nel parlamento e il calo dei voti dell’AKP, ora quest’ultimo si trova ad affrontare il problema di non essere in grado di formare un proprio governo. Ciò può causare direttamente – e già lo sta causando- alla coalizione suddetta di vacillare lentamente e forse collassare. Già oggi siamo in grado di osservare alcune dichiarazioni da parte dei membri di questa coalizione (come gli editori dei media, capitalisti che hanno sostenuto AKP) su come sia solo una questione di tempo affinchè tutti “vadano fuori controllo e fuggano a gambe levate”. Aldilà del collasso di questa coalizione economica, essa affronta un problema ancora più grande che minaccia la sua legittimità politica; casi di corruzione di massa, il ridicolo palazzo governativo di Erdoğan, il futuro del processo di pace, l’intera situazione in Medio Oriente, il ruolo della Turchia nella guerra civile siriana, e così via …Queste due tematiche sono indirettamente collegate tra loro, mettendo in discussione la legittimità dell’AKP e fondamentalmente chiudendolo in un angolo insieme ai propri sostenitori. Non dimentichiamo che AKP fu eletto nel 2003 con il 34% dei voti, ma come partito di governo con forte legittimazione; sebbene oggi abbia più o meno il 40% dei voti, la sua legittimità e il suo potere governamentale sono in discussione.
Personalmente, non ho molte idee su quella che sarà la prossima mossa delle forze che hai citato (AKP, Gulenisti, CHP, MHP ecc), ma ne ho sicuramente su ciò che non faranno. L’AKP non potrà mantenere unita la sua coalizione e dovrà, molto amaramente, fare i conti con alcuni crimini che ha commesso. lI CHP dovrà riconsiderare la sua politica sulla questione curda essendo l’opposizione socialdemocratica, l’MHP avrà difficoltà a consolidare i suoi sostenitori rispetto all’HDP, un partito di sinistra filo-curdo, avendo meno seggi in parlamento di quest’ultimo. Vorrei sottolineare che io sono un semplice militante di strada, così le domande riguardanti i “grandi temi politici” come elezioni, partiti e parlamenti per me sono complesse da gestire e potrei essere impreciso, non sono mai state nel mio ordine del giorno come soggetto politico. E credo che ciò possa aiutare il passaggio verso l’ultima parte della domanda; se si possa creare solidarietà tra l’HDP in parlamento e le strade/ i movimenti.
Sono abbastanza convinto che l’HDP possa aprire molto spazio sia per iniziative progressiste che per i movimenti sociali antagonisti. Senza dimenticare le critiche a cui sono soggetti in quanto partito, non si può dimenticare che nei primi giorni di Gezi i soggetti che riuscirono a fermare il lavoro dei bulldozer erano non solo persone comuni, ma anche i parlamentari dell’odierno HDP (soprattutto uno di loro, Sırrı Süreyya Önder). La presenza dei parlamentari in una manifestazione politica aiuta qualsiasi movimento a costruirsi più velocemente una forma di legittimità agli occhi di tutti. E inoltre, il potere (per esempio la polizia) davvero non sa come reagire a manifestazioni, raduni ed azioni creative: in breve, “possibilità di contropotere”. Credo che i parlamentari possano svolgere un ruolo produttivo sulla costruzione di questi contropoteri fintanto che si mettono in movimento come esecutori di tali manifestazioni/ azioni/ movimenti. Ed esaminando i membri dell’HDP, si vede come molti di loro siano stati nelle strade e tuttora giochino un ruolo importante nel Movimento di Liberazione Curdo. Per farla breve, credo che questi “incontri” ed “eventi” tra i movimenti e i membri/parlamentari del partito portino un enorme potenziale di contropotere. L’unica domanda rimane quella del come si comporteranno i soggetti in questione; con l’atteggiamento settario che lacerò la sinistra e i movimenti più volte per molto molto tempo o con l’esperienza che la maggior parte di noi in qualche modo ha condiviso durante Gezi della “coesistenza attraverso il dialogo”? Sono molto fiducioso per il prossimo futuro a dire il vero, e non credo che Gezi e il risultato di queste elezioni coincidano.
InfoAut: Parliamo un po’ dell’HDP. Qual’è la sua composizione e qual’è il suo rapporto con il movimento storico curdo e quello di Gezi Park? In che contesto e sulla base di quali considerazioni matura la convergenza di questi movimenti verso una, pur tattica, opzione elettorale? Dopo l’imponente mobilitazione generale di Gezi Park e Piazza Taksim del 2013 che forme di organizzazione e territorializzazione si è dato il movimento nato in quell’occasione e che livelli repressivi ha dovuto sostenere? Verso quali obiettivi potrebbe adesso muoversi e cosa può guadagnare in questo nuovo contesto di fase? Nel movimento e nel mainstream italiano c’è chi accosta un po’ acriticamente e perfino strumentalmente l’esperienza di HDP a quelle di Syriza e Podemos (già esse stesse non pienamente equiparabili): quali sono le eventuali concordanze e le differenze in termini di organizzazione e di programma?
L’HDP (Partito Democratico del Popolo) si definisce come il prodotto dell’HDK (Congresso democratico del popolo). Il congresso è stato chiamato a riunirsi dal BDP (Partito per la Pace e la Democrazia, il Partito Kurdo) e dal Movimento di Liberazione Curdo con la partecipazione di partiti di sinistra, movimenti radicali/civili/sociali e individui che hanno creduto nell’importanza di formare un fronte politico per affrontare la questione della pace in Turchia e anche per formare un dialogo in grado di colmare la distanza tra la sinistra in Turchia e il Movimento di Liberazione Kurdo. Quindi in pratica il congresso era un’alleanza politica che ha avuto luogo tra Movimento di Liberazione Kurdo e l’opposizione pubblica. La formazione del Congresso e del partito è molto simile a quanto avvenuto per il processo di pace in Sud Africa (con la formazione di ANC e SACP). Questo può essere un breve inquadramento del partito; cosicché, in risposta alla corrispondente domanda, esso può vantare un legame forte ed organico con il Movimento di Liberazione Kurdo.
Ma da lì in poi, è giusto dire che la sua connessione con Gezi sia più vaga e complessa: l’HDK si direzionò verso la creazione dell’HDP dopo i fatti di Gezi, affermando che di fronte ad una tale rivolta nella Turchia odierna, l’HDK avrebbe dovuto evolversi in qualcos’altro. Ciò portò alla formazione dell’HDP, l’alleanza di sinistra (per me sono più una coalizione socialdemocratica ma comunque…). Ad ogni modo quella di Gezi è stata una così massiccia ribellione e un tale spazio complesso di antagonismo che sarebbe sbagliato descriverla come un movimento che è riuscito a trasformarsi in un “corpo”; per ora, solo il suo “spirito” aleggia in giro. Quindi il comportamento di un tale movimento senza un corpo, non può essere immaginato come “A partire da oggi, ci organizzeremo all’interno dell’HDP.” L’HDP riesce a contattare ed intrecciare solidarietà con alcune parti e soggetti di Gezi mentre altre parti di Gezi stesso lo considerano ancora come una minaccia terrorista o come una riproduzione della democrazia rappresentativa che voleva essere sostituita dai soggetti/partecipanti di Gezi con la democrazia diretta. Ma per di più, il più importante legame che HDP e Gezi hanno sarebbe il dialogo che in qualche modo si è affermato tra curdi e turchi, tra Est e Ovest. Vedo l’HDP come spazio per la continuazione di quel dialogo tra quei giovani che hanno portato bandiere turche e bandiere di Abdullah Öcalan; che non erano mai riusciti prima ad entrare in contatto, a vedere o capire l’altro, e che si sono incontrati per la prima volta in un piccolo parco nel centro della città, Gezi Park.
La convergenza di questi movimenti verso un’opzione elettorale credo sia successa attraverso molte cause che sarebbe difficile elencare in breve. In primo luogo va chiarito che Gezi, come movimento, non ha un meccanismo decisionale complessivo; è all’oggi decentralizzato in assemblee di quartiere, centri sociali e così via, è di fatto una discussione aperta che sono davvero felice di osservare su “Decentralizzazione della politica e democrazia diretta con autonomia”. Quindi ciò che l’HDP ha fatto durante gli ultimi due anni post-Gezi è stato visitare questi forum di quartiere, quello che rimane dello spirito di Gezi, e discutere l’intero processo insieme. Così la convergenza verso una scelta elettorale non è accaduta attraverso la riproduzione di un credo nella democrazia parlamentare, ma attraverso le possibili reti di solidarietà che questi movimenti possono formare; e dalla mancanza di spazio per ogni azione politica causata dal regime autoritario dell’AKP e dall’intolleranza di questo, che è cresciuta contro ogni cosa che andasse contro la sua strada. “Per avere un po’ di spazio per respirare”, mi ha detto mio zio, un abituale elettore del CHP, quando gli ho chiesto la ragione dietro alla sua decisione di votare questa volta per l’HDP.
Ci siamo presi la più grande piazza di Istanbul per 15 giorni, con migliaia di persone, e causato una massiccia eruzione di movimenti paralleli in tutta la Turchia 2 anni fa. Oggi, è quasi impossibile tenere una manifestazione ovunque vicino a Taksim, e tantomeno in quella stessa piazza. In ogni caso, descrivere questa convergenza in chiave unicamente “tattica” sarebbe davvero sminuente ma solo il tempo confermerà quanta parte di ciò sia vera come credo. Per ora vorrei soltanto rilassarmi e guardare il parlamento impazzire su alcuni argomenti che HDP vi porterà; la quota del 50% di donne o il sistema della co-presidenza (il presidente del partito non è uno, ma due, un uomo e una donna) tipici dell’HDP in ogni livello dell’organizzazione, la legittimazione del movimento kurdo e dei curdi nel loro complesso agli occhi di milioni di persone in Turchia, la politica sul tema LGBTI (… Q), il confederalismo democratico e l’autogestione, l’ecologia, l’anticapitalismo, i nuovi, spiritosi toni rispetto alla politica tradizionale..nonchè dichiarazioni come “non fidatevi delle mie parole, le parole ed i leader non ci salveranno, ma lo faranno i princìpi.” dette da Demirtaş. Per quanto riguarda le critiche a cui sono soggetti, anche quelle pretestuose: penso che dovrebbero esserci fino all’ultimo giorno, l’HDP ha bisogno di critiche: perché, non importa quanto siano buone le intenzioni, si tratta un gioco pericoloso a cui giocare. “Il potere corrompe.”
Preferisco davvero non parlare di somiglianze di HDP con SYRIZA e Podemos dato che sono al di fuori di queste opzioni, HDP compreso. Così, invece di condividere un punto di vista cinico e pragmatico affermando “HDP è una scelta migliore rispetto a loro” o “SYRIZA non ha fatto questo, Podemos non ha raggiunto quell’altro”, preferisco capire le rilevanze storiche di questi partiti con il movimento nel suo complesso. Non credo che l’emergere di ognuna di queste organizzazioni sia una coincidenza per i movimenti; stanno riflettendo la crisi che il capitalismo neoliberale sta affrontando in tutto il mondo. E’ importante ricordare che sia SYRIZA che Podemos stanno cercando di formare una sorta di solidarietà tra di essi; così personalmente ho paura di danneggiarla, con delle critiche che possano essere interpretate come ciniche. Inoltre, io non sono un membro di HDP, solo un mero sostenitore e un critico costante delle sue politiche. Ma sicuramente ci sono alcune differenze che personalmente riscontro tra queste organizzazioni. La precisa differenza tra HDP e SYRIZA è che l’HDP sarà l’opposizione in parlamento. E con Podemos, è giusto dire che la partecipazione dei Movimenti di Liberazione Curdi all’HDP e la collaborazione di HDP con altri movimenti radicali siano su un piano differente. Per quanto mi è possibile comprendere sia SYRIZA che Podemos stanno costruendo la loro agenda politica a partire dalla profonda crisi economica esperita dall’Europa, e cercando di formulare un’unità anti-capitalista del popolo iniziando da questo discorso. Per SYRIZA ad esempio, anche qui la maggior parte delle persone si chiede quanto scenderanno a compromessi con l’UE e in particolare con la Troika). Sembra che Podemos dovrà affrontare una situazione simile, se vincerà l eelezioni.
L’HDP invece non ha a che fare con una crisi economica (almeno per ora) e con le sue conseguenze “sulle persone”. Così i compromessi per il bene della stabilità dell’economia non sono nella sua agenda. Per ora l’HDP sta trattando con alcune altre criticità (Processo di pace, questione curda, gestione dittatoriale del paese,sistema costituzionale e giudiziario, corruzione..). Così, come ricordato [dalla domanda], le organizzazioni non sono pienamente comparabili. Eppure, è giusto dire che HDP ora non è nella posizione di compromettersi, bensì in quella di attaccare il potere. Poichè spero che essi siano consci della fragilità della fiducia che hanno stabilito con le persone che li vedevano come “terroristi curdi”, con gli anti-stato e gli anti-autoritari che non avevano mai votato prima, ma che hanno creduto in certe possibilità e principi condivisi dall’HDP e con i curdi che non credono che nulla di buono possa mai venire da parte dello Stato, ma che hanno compreso come il modo di legittimare il movimento e il processo di pace passasse anche attraverso la visibilità nel parlamento. Anche il leader del PKK Ocalan vi crede, in una certa misura. Per qualsiasi altra critica da chiunque altro in Italia, sarebbe davvero salutare leggere o sentire ciò che hanno da dire di persona. Altrimenti qualsiasi cosa andrei a dire sarebbe una cieca difesa propagandistica di HDP che non soddisferebbe dialetticamente la critica, fuorviando i lettori.
InfoAut: Sullo scacchiere della rete di conflitti in corso nel vicino oriente, cosa può comportare la vittoria schiacciante dell’HDP nelle province a ridosso della Siria? E per il ruolo regionale della Turchia (alcuni quotidiani italiani insinuano che formazioni come Hamas e Al-Nusra, che a vari livelli avevano Ankara come riferimento, siano già alla ricerca di nuovi protettori)? C’è da aspettarsi un rallentamento dei flussi di uomini e mezzi dalla Turchia in sostegno dell’ISIS (considerata anche la vittoriosa avanzata delle YPG verso il valico di GireSipi/Tel Abyad) e una messa in crisi del progetto reazionario del Califfato nel suo complesso?
Per prima cosa la questione curda non è una questione che riguarda solo la Turchia ma anche dell’insieme di Iraq, Siria ed Iran. Il problema deriva da questa geografia, del Kurdistan quadripartito (tra Bakur, Basur, Rojhelat, Rojava) dal Medio Oriente e dai suoi popoli/abitanti. Così la sola esistenza di un partito come l’HDP che si definisce come il risultato dell’HDK, rispondente al processo di pace e al Movimento di liberazione Kurdo non andrà solo ad interessare la scacchiera a cui si fa riferimento; ma allargherà la scacchiera stessa, cambiando e modificando le stesse regole del gioco. Il discorso di “coesistenza” che l’HDP rimarca continuamente può essere facilmente ritrovato negli accordi sociali dei cantoni del Rojava; il primo articolo [dell’ordinamento N.d.T.] in ogni Cantone inizia con “Noi, il popolo del tale Cantone; curdi, turchi, assiri, arabi, armeni ..” e così via. Quella difesa della pluralità si è dimostrata nella resistenza di Kobane, evidenziando come le guerre settarie che hanno infestato il Medio Oriente per generazioni possano essere superate.
La resistenza dell’YPG non solo in Kobane ma anche a Shingal, Tel Hamis, Heseke e ora a Tel Abyad può essere un punto di svolta per la pace sociale in Medio Oriente come modello. L’HDP, è probabilmente stato l’unico sostenitore della resistenza a Kobane, mobilitando il suo intero movimento e molti altre reti/individui nelle città di confine senza alcun aiuto visibile da parte del governo; presumibilmente salvando migliaia di civili, ed ora giocando un ruolo chiave nella ricostruzione della regione. Possiamo facilmente leggere la posizione del governo sul Califfato da tutto ciò. Il governo non ha mai sostenuto Kobane, al contrario ha alimentato, aiutato e supportato l’ISIS e le gang di jihadisti in tutta la Siria, accordandosi con l’amministrazione Barzani per chiudere i valichi di confine tra il Cantone di Qamishlo [Cizire N.d.T.] e l’Iraq del Nord (o Kurdistan meridionale, Basur). Così le vittorie dell’YPG nella regione, come oggi la marcia verso TelAbyad, stanno sicuramente mettendo lo stato in una situazione disperata. Il governo o lo stato non si sarebbero mai aspettati tali lunghe e importanti vittorie, né la solidarietà transnazionale che si è formata in tutto il mondo, soprattutto in Europa. Potrà essere col rallentamento negli aiuti riguardo uomini o risorse, oppure con dichiarazioni di aperta condanna dell’ISIS, oppure con l’apertura dei valichi di confine con il Rojava; ma in un modo o nell’altro, il loro cedimento sulla questione sarà palese. È inevitabile.
InfoAut: Ma parliamo anche del processo di pace in Turchia ed oltre, dato che i due aspetti ci sembrano strettamente relazionati. Da una parte assistiamo, a partire dalla lotta di liberazione kurda, ad una sorta di movimento fetale di un’entità transnazionale, interetnica ed interconfessionale a venire, attraverso una pluralità di direttrici concomitanti ed idealmente convergenti: la svolta di queste elezioni amministrative locali nel Bakur, l’autonomia conquistata palmo a palmo nel Rojava, i moti insurrezionali di Mahabad nel Rojhelat, la resistenza interetnica sul monte Sengal e negli altri territori del Başur in opposizione alla minaccia dell’ISIS ed al ruolo inibitore del PDK filo-statunitense. Nel contesto e nei limiti della sua epoca, Lenin negoziò la pace di Brest-Litovsk con le potenze reazionarie ed oscurantiste degli Imperi Centrali, per aprire quello spazio e quel tempo necessari al consolidamento del suo progetto rivoluzionario. Come viene declinato il tema della pace all’interno dei movimenti turchi e curdi e quali prospettive apre in merito l’esito di questa tornata elettorale?
C’è un famoso slogan usato dai Kurdi che recita; “Kurdistan, goristan, ji bo faşistan”, che tradotto significa “Il Kurdistan sarà la tomba del fascismo”. Per anni questo slogan è stato interpretato dalla prospettiva della liberazione nazionale curda (e, talvolta, considerato troppo nazionalista) dalla sinistra turca. Oggi non solo la sinistra sta riconsiderando il suo approccio a questo slogan, ma lo sta facendo l’intera regione. In particolare lo si nota quando si guardano le resistenze che hai citato in tutto il Kurdistan. L’autonomia che sta cercando di affermarsi in Rojava è una rottura storica. Forse qui si può fare un piccolo riferimento ad Harvey: la storia non è stata definita dal tempo e dalla sua continuità, ma come somma di momenti politici o eventi che si sono verificati nello spazio. Ciò ha creato un’immensa cesura nella politica turca; quasi un anno dopo Gezi, la Resistenza di Kobane aiutava la comprensione del movimento kurdo nella sinistra turca.
Se consideriamo il Rojava come una catena di eventi di aiuto alla comprensione ed al divenire comune dei movimenti in Turchia, è giusto dire che il processo di pace detiene la stessa possibilità per il popolo, per chiunque. I kurdi guadagnano legittimità, pubblicità e visibilità attraverso di essa e questo permette alle persone che non sono mai state in grado di capire od incontrare la loro lotta (a causa dei processi di assimilazionismo e simulazione di identità, del militarismo, del nazionalismo ecc) di poter lentamente cambiare opinione. Gli eventi in Rojhelat o Shingal sono rilevanti per la lotta naturalmente, e credo che ognuno di essi detenga il potenziale di molti altri processi di pace; in particolare la pace sociale del popolo, non delle potenze come lo Stato e il capitale. La rivoluzione che i Kurdi vogliono oggi non è un’amministrazione come quella del PDK di Barzani, ma un’autonomia decentralizzata in ogni angolo del Kurdistan come ad esempio sta succedendo in Rojava.
Abbiamo molto da imparare da questo evento di incontro e voglio credere che l’HDP possa essere una delle basi per far sì che ciò accada. L’HDP come partito è un soggetto del processo di pace. Non importa quanto noi si voglia cambiare questo fatto, ma per la maggioranza delle persone in Turchia, il Parlamento è il corrispettivo della democrazia. Così il fatto che l’HDP possa entrare in parlamento come partito, come alleanza politica e come soggetto del processo di pace non farà che rafforzare la possibilità di una pace giusta, vera e duratura e che possa essere un esempio per tutto il Medio Oriente. Questa è una delle ragioni principali per cui molti compagni militanti e molti attivisti mobilitati hanno votato per loro. Non farà male ripeterlo; è una delle ragioni per cui ho votato per loro, nonostante non creda nella democrazia parlamentare o rappresentativa.
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