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Orizzonte greco per la Spagna dell’austerità

 

Nell’anniversario della sollevazione popolare contro il golpe militare franchista del 1936, i cortei sono stati partecipatissimi dai dipendenti statali: medici, pompieri, professori, ovvero le categorie più colpite dalle ultime riforme. Ma non solo, sono scesi in campo anche gli studenti e tutta la composizione che lo scorso anno dette vita al movimento degli indignados. Dopo i cortei – specialmente a Madrid dove i manifestanti, con il cordone dei pompieri in testa, si sono diretti verso il Congresso – sono iniziati i fronteggiamenti con la polizia. Barricate, cassonetti incendiati e scontri che hanno portato a sette arresti e 26 feriti.

 

L’Unione Europea, dopo tagli per 65 miliardi di euro nell’arco di 2.5 anni, sarà entusiasta di Rajoy: da essa visto come il salvatore della Spagna (e della moneta unica), che con queste contromisure sta attuando un piano che arriverà a tagliare qualcosa come 123 miliardi di Euro. Definirlo un piano “lacrime e sangue” è sicuramente riduttivo: IVA aumentata del 3%, dal 18% al 21%; eliminate le tredicesime per gli statali; diminuiti i giorni di ferie per tutti; tagli dei dipendenti pubblici per circa un 30%; tagli ai sussidi di disoccupazione; riduzioni sugli sgravi fiscali.

 

La Spagna, che senza gli aiuti della BCE sarebbe già fallita, rappresenta il perno per il bailout totale dell’Unione Europea. Ma allo stesso tempo (come per tutti gli altri PIGS) l’esempio di come gli aiuti comunitari non possano, in sé, risolvere uno scenario di dissesto economico di cui non esiste un centro ma numerosi livelli che si interfacciano fra loro. I quotidiani mainstream puntano costantemente il dito contro i debiti pubblici dei governi presentandoli come problema prioritario, di risoluzione imprescindibile per ripristinare l’ordine economico in crisi. Ma – come emerso in Italia con il caso della Sicilia – anche in Spagna al debito pubblico si aggiunge il debito regionale totalmente fuori controllo; e se vi si aggiungono i problemi del deficit, della disoccupazione paurosa, dello spread sul Bund, della bolla immobiliare, del debito privato e della crisi bancaria, vediamo come ogni pretesto sia quello buono per attuare trasferimenti discrezionali di ricchezza dall’alto a seconda delle emergenze del momento, ed impoverire ancora di più le popolazioni.

 

Una partita che tuttavia va facendosi di volta in volta sempre più rischiosa, fino a giocarsi sul filo del meltdown dell’eurozona: un processo che oggi realmente può partire dalla Spagna. Sia per motivi dimensionali che, soprattutto, per gli effetti di contagio – a partire dalla voragine del sistema bancario spagnolo in primis.


Spagna, le piazze contro Rajoy. Commento di Mariangela Casalucci (da RadioBlackOut)

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