Palestina: Tel Aviv fa saltare in aria interi edifici a Jenin. Intervista a Christian Elia
Palestina: Israele utilizza le tattiche militari genocidiarie ampiamente viste in 15 mesi su Gaza anche in Cisgiordania. Nel mirino c’è sempre Jenin, al 14simo giorno consecutivo di assalti, con la morte di 25 palestinesi, decine di feriti, centinaia di persone rapite e altrettante case abbattute.
Al riguardo, nelle ultime ore,20 interi edifici sono stati fatti esplodere dalle forze di occupazione sioniste, in immagini(clicca qui) che ricordano da vicino quelle viste, su ampia scala, nel nord devastato della Striscia di Gaza. Tornando a Jenin, il Municipio locale ha denunciato come almeno 15.000 persone siano state sfollate, parlando espliticamente di “disastro umanitario in corso”.
Da 2 giorni Tel Aviv assedia anche il campo di Al-Far’a a Tamoun, a sud di Tubas, chiudendo gli ingressi, spianando strade e occupandole case intorno al campo, costringendo i residenti a fuggire e trasformandole in caserme militari. L’Anp ha definito “pulizia etnica” l’operazione in corso in Cisgiordania e chiede di convocare un Consiglio di sicurezza dell’Onu ad hoc.
Replica – indiretta – di Tel Aviv; i coloni israeliani hanno preso d’assalto la sede dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (Unrwa) nel quartiere di Gerusalemme Est di Sheikh Jarrah. Il tutto dopo le due leggi votate dal Parlamento di Tel Aviv che di fatto puntano a privare decine di migliaia di rifugiati palestinesi di servizi essenziali, tra cui l’istruzione e l’assistenza sanitaria
Nella Striscia di Gaza intanto le squadre di soccorso hanno recuperato i corpi di 20 palestinesi uccisi a Zayed City; cadaveri che portano il totale delle vittime in 15 mesi a 47.500, con circa 112mila persone ferite. Sono però ancora migliaia le vittime sotto le macerie e per le strade.
Questo a Gaza, dove “le esigenze umanitarie sono enormi” ha ribadito il PAM delle Nazioni Unite rimarcando come “la ripresa della Striscia di Gaza richiede una risposta umanitaria globale con la cooperazione di tutte le agenzie delle Nazioni Unite”. Rimane quindi difficile la vita per le famiglie palestinesi che fanno ritorno alle loro terre nel nord dopo 15 mesi di genocidio israeliano.
Sul fronte diplomatico inizia poi la complicatissima “fase 2 dei negoziati”. Al riguardo una delegazione di Hamas si trova a Mosca, da dove ha fatto sapere di “essere pronta” a sedersi al tavolo. Sull’altro fronte invece nelle prossime ore, a Washington, faccia a faccia tra Trump e Netanyahu, che vola negli Stastes con l’esplicito obiettivo di assicurarsi il pieno supporto degli Stati Uniti per perseguire quello che definisce lo “sradicamento” di Hamas: lo scrive Haaretz secondo il quale “Israele si rifiuta di impegnarsi ad adempiere ai suoi obblighi nella seconda fase dell’accordo, ritirandosi completamente dalla Striscia di Gaza e dal corridoio di Filadelfia…senza raggiungere questo obiettivo”.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’analisi di Christian Elia, giornalista che si occupa da anni di Medio Oriente, autore del libro intitolato “J’accuse – Gli attacchi del 7 ottobre, Hamas, il terrorismo, Israele, l’apartheid in Palestina e la guerra“, opera nella quale ha raccolto la testimonianza della relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Occupati Palestinesi Francesca Albanese
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