
Ravenna: sequestrato materiale militare. Era diretto in Israele senza licenza
Ottocento pezzi acquistati dall’azienda Imi Systems, che rifornisce l’esercito. Il porto romagnolo teatro di proteste e di blocchi dei portuali di armi e navi israeliane
di Linda Maggiori da il manifesto
Nel porto di Ravenna da oltre un mese è bloccato un carico di 14 tonnellate di componenti di armi diretto a Israele. In tutto ottocento pezzi metallici classificati come materiale d’armamento e diretti all’azienda israeliana IMI Systems Ltd che rifornisce l’esercito israeliano. Il sequestro d’urgenza risale al 4 febbraio scorso, effettuato dall’Agenzia delle Dogane e convalidato dal Gip.
Una notizia finora passata sotto silenzio, senza comunicati stampa, giunta alla stampa locale solo ieri, quando il Tribunale di Ravenna ha esaminato la richiesta di dissequestro avanzata dall’avvocato Luca Perego che assiste la ditta Valforge di Lecco. Tutto è iniziato a metà 2024 quando la società lecchese, specializzata in fucina e stampa di articoli metallici, ha ricevuto un ordine di oltre 250mila euro dalla IMI Systems e a sua volta ha commissionato la fabbricazione dei pezzi a due aziende di Varese.
LA VALFORGE PERÒ, come contesta la procura, non ha l’autorizzazione a esportare il materiale bellico, né è iscritta nel Registro nazionale delle imprese istituito presso il ministero della difesa. È stato quindi indagato l’amministratore unico della società. La linea della difesa sostiene che l’azienda non era a conoscenza della destinazione militare, essendo questi prodotti dalla «funzione indistinguibile», usati anche nel settore civile.
Eppure la natura totalmente militare della Imi Systems e la classificazione dei pezzi come componenti militari avrebbe dovuto far sorgere sospetti già al momento dell’ordine. Ma a quanto pare non ne ha destato nessuno.
Così la “merce” prodotta a Varese, dopo aver passato il “test di qualità” a Lecco, è stata trasportata tramite tir al porto di Ravenna, dove l’attendeva una nave incaricata dall’azienda militare israeliana e diretta in Israele. Ma qualcosa si è inceppato. Lo spedizioniere avrebbe chiesto all’azienda di Lecco di sottoscrivere una certificazione e, secondo quanto riferisce l’avvocato nel ricorso, l’azienda si sarebbe soltanto a quel punto resa conto della destinazione militare e avrebbe annullato la spedizione, cercando di far tornare a Lecco la merce.
Nel frattempo però è intervenuta l’Agenzia delle Dogane con il sequestro. I container ora si trovano al Terminal container (Tcr) e il Tribunale del Riesame si è riservato alcuni giorni per esprimersi nel merito del ricorso. Non è la prima volta che Ravenna è crocevia di traffici militari. Nel 2023 una protesta aveva atteso il passaggio della nave israeliana Zim e nel maggio 2021 i sindacati del porto di Ravenna avevano bloccato il carico di armi per Israele, proclamando sciopero.
«ABBIAMO a che fare tutti i giorni con tantissimi container – spiega un portuale – Ci accorgiamo degli armamenti solo se abbiamo una soffiata o se sono ben visibili. Ma se sono pezzi smontati chiusi dentro ai container non è facile sapere di che si tratta. Non credo che questo sia l’unico né l’ultimo carico di armi di passaggio nel porto di Ravenna».
Un attivista del Coordinamento lecchese Stop al Genocidio e del Bds (la campagna Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni lanciata dalla società civile palestinese nel 2005) commenta: «La notizia è un’ulteriore dimostrazione del triste ruolo di aziende della Provincia di Lecco nell’esportazione di materiale di armamento a Israele sia nel 2023 che nel 2024 come riportano le statistiche del commercio estero dell’Istat e recenti inchieste di Altreconomia. Insieme all’Assemblea permanente lecchese contro le guerre, stiamo combattendo da mesi una lotta per raccogliere dati, denunciare e fermare queste produzioni di morte. Noi monitoriamo l’export autorizzato, che è già troppo, ma se a questo si aggiunge il traffico illegale di armi verso Israele il quadro è ancora più fosco». Per il 29 marzo è indetto un presidio in piazza a Ravenna contro il transito di armi nel porto.

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