Turchia alle urne: un voto decisivo per il Medio Oriente e per l’Europa [IN AGGIORNAMENTO]
Il 24 giugno delle elezioni anticipate volute da Erdogan è arrivato, con il suo carico di contraddizioni pronto ad esplodere.
La crisi economica e lo stato d’emergenza che opprimono il paese sono stati determinanti sia nella precipitazione del governo che delle opposizioni alla resa dei conti. Per il despota di Ankara sono in ballo sia il consolidamento definitivo del proprio potere, sancito dal referendum taroccato dello scorso anno sulla forma presidenziale, che la propria sopravvivenza politica, minata da scandali ed inchieste anche internazionali.
Ma la propaganda ultranazionalista ed islamista (l’AKP conta sull’”Alleanza del Popolo” con i fascisti del MHP e dei conservatori religiosi), la campagna elettorale globale con le interessate incursioni in Europa, Palestina e Myanmar, ed i sedicenti “risultati” della guerra totale lanciata contro i curdi nel sud-est, nella Siria del Nord ed in Iraq potrebbero non bastare alla sopravvivenza di un modello di sviluppo alla canna del gas per la crescente difficoltà nel finanziarsi. Nemmeno con i 6 miliardi elargiti da un’Unione Europea più che succube. Un voto per Erdogan sarà comunque un voto per avere ancora più guerra, ancora più nazionalismo, ancora più gente costretta a lasciare le proprie terre sotto il tiro, tra le altre, di una canna di pistola Beretta o della mitragliatrice di un elicottero Agusta.
Se tatticamente l’elettorato progressista potrà convergere all’eventuale secondo turno sull’Alleanza Nazionale dei partiti CHP, IYI e Saadet (capitanata dalla figura popolare e carismatica di Muharrem Ince) per un’evoluzione realmente democratica nella regione non c’è da farsi molte illusioni. Nonostante la prova di forza numerica (con le manifestazioni oceaniche di Ankara e Smirne) e la benevola ed ammiccante copertura dei media nostrani, il CHP resta il partito dell’establishment nazionalista e militare – pur decimato dalle purghe degli ultimi anni; l’IYI la formazione di un’ex ministra dell’interno responsabile del clima di repressione degli anni ‘90, ed indirettamente dell’ascesa di Erdogan; il Saadet il gruppo di un negazionista di massacri su base etnica e religiosa come quello di Sivas.
La vera sorpresa è la tenuta del Partito Democratico dei Popoli (HDP). Nonostante l’arresto negli anni dei suoi leader, parlamentari ed amministratori locali; gli assalti squadristi alle sue sedi, spesso culminati nella loro devastazione; la persecuzione dei militanti, alcuni dei quali persino uccisi durante la campagna elettorale dagli scagnozzi dell’AKP; il tentativo di fermarne l’afflusso degli elettori spostando i seggi, impedendo il voto fuori sede, concentrando le elezioni in periodi di lavoro stagionale; e la distruzione anche fisica delle sue roccaforti con le operazioni militari nel sud-est dal 2015 in poi con lo sfollamento della propria base, la tenacia della propria organizzazione e del suo leader Selahettin Demirtas (con una campagna elettorale condotta interamente dal carcere) potrebbe permettere una nuova entrata del partito in parlamento. Sufficiente a mettere in minoranza l’AKP ed i suoi alleati in parlamento e a mettere in pericolo mortale il disegno dispotico di Erdogan.
Seguiremo in diretta questo appuntamento, carico di implicazioni per il resto del Medio Oriente, a cominciare dal conflitto siriano e dalla rivoluzione del Rojava, per l’Europa e per tutto il mondo.
ULTIMI RISULTATI ELEZIONI PRESIDENZIALI
Dati Agenzia Anadolu (governativa) – 97% dei voti scrutinati
Aksener (IYI): 7,3%
Demirtas (HDP): 8,2%
Erdogan (AKP): 52,25%
Ince (CHP): 30,7%
Karamollaoglu (Saadet): 0,9%
Perincek (Vatan): 0,2%
***
ULTIMI RISULTATI ELEZIONI PARLAMENTARI
Dati Agenzia Anadolu (governativa) – 97% dei voti scrutinati
AKP: 42.4%
CHP: 22.7%
HDP: 11.4%
MHP: 11.1%
IYI: 10%
h 24 – Nonostante non vi sia ancora l’ufficialità dei dati Ince ha concesso la vittoria ad Erdogan con un messaggio via Whatsapp ad un giornalista. Cinque partiti entrano in parlamento: AKP, CHP, HDP, IYI e MHP. Molti dei brogli documentati in questa rassegna sembrano aver beneficiato quest’ultimo, reduce dalla scissione dell’IYI ed assente dalla campagna elettorale. Nonostante il calo dei consensi dei partiti della coalizione governativa di quasi otto punti percentuali rispetto alle elezioni del novembre 2015, dei loro seggi in parlamento e l’affermazione dell’HDP, il despota di Ankara è riuscito a rimanere in sella ancora una volta. A partire dalle energie ora mobilitate nel paese e dall’inconsistenza delle opposizioni nazionaliste, la caduta del regime dall’AKP non verrà dalle urne ma da imponenti lotte politiche e sociali.
h 23 – Secondo l’account twitter del quotidiano di opposizione Cumhuriyet il sito della testata sarebbe sotto attacco DDOS.
h 22 – Ince, candidato del CHP, comunica che rilascerà una dichiarazione solo a spoglio ultimato. Almeno 9 civili feriti ad Afrin dagli spari delle bande jihadiste che festeggiano la dichiarazione di Erdogan.
h 21 – Erdogan dichiara la vittoria e la sua elezione a presidente al primo turno mentre il CHP sostiene che la carica sarà decisa al secondo turno. Il leader dell’AKP ha già ottenuto le congratulazioni del primo ministro ungherese Orban. Bloccati dalla polizia sostenitori del CHP in marcia verso il Supremo Tribunale Elettorale ad Ankara (che non ha ancora ufficializzato i risultati), lacrimogeni ad Izmit. Arresti a Yuksekova tra i sostenitori dell’HDP che festeggiavano l’ingresso in parlamento.
h 20 – Si è diffusa tra i militanti dell’HDP la notizia che il partito ha superato la soglia di sbarramento del 10%. Folla di militanti a Diyarbakir.
h 19 – I primi risultati dell’agenzia stampa ufficiale Anadolu (inopinatamente ripresi dai media nostrani) danno l’Alleanza del Popolo, la coalizione di Erdogan, al 63%: per CHP ed HDP si tratta di una frode per indurre militanti e cittadini ad interrompere il monitoraggio dei seggi. I primi risultati ad uscire verrebbero infatti dalle aree in cui il sostegno ad Erdogan e all’AKP è maggiore. Hanno votato 56 milioni di persone pari all’87% del corpo elettorale. Incendio al tribunale di Nigde. Blackout a Kars. Secondo il portavoce HDP Bilgen i risultati reali sono completamente diversi da quanto riportato da Anadolu.
h 18 – Divieto da parte della polizia di raduno davanti al Supremo Tribunale Elettorale, sfidato da eputati delle opposizioni. Ancora minacce ad Adana ai sostenitori dell’HDP e aggressione ad Antalya a quelli del CHP. Nuovi blackout a Sanliurfa e Mugla.
h 17 – Arresto degli osservatori francesi e del loro interprete ad Ağrı. Diffuso un video che documenta la stampa seriale di schede pro-Erdogan a Mus. Un sindaco dell’AKP nel distretto di Antep sorpreso a fotografare il proprio voto. Aperte le urne prima della fine delle votazioni a Sanliurfa. Impedito l’accesso al distretto di Ceylanpınar a tre osservatori svizzeri ed un danese. Minacce, aggressioni e divieti di assistere al conteggio dei voti ad Istanbul ed Ankara.
h 16 – Seggi chiusi, inizia il conteggio dei voti. Il rischio è il passaggio elettronico a livello distrettuale, presidiato dal software del Ministero della Giustizia di Erdogan. Ucciso il dirigente distrettuale Mehmet Sıddık Durmaz del partito IYI da sicari dell’AKP ad Erzurum e tre suoi collaboratori. Chiusura anticipata dei seggi nel distretto di confine con la Siria di Akçakale per impedire il voto.
h 15 – Aggredito ad Istanbul mentre votava l’esponente del partito IYI Ümit Özdağ e feriti due suoi collaboratori; trovato un sacco con le schede di voto aperto; allontanati osservatori che cercavano di impedire la circuizione di votanti anziani; corrente saltata a Bakirkoy e Yesilkoy. Aggredito un osservatore ad Izmir, sventato un tentativo da parte del presidente di seggio di andarsene col timbro elettorale. Assalite tre persone a Suruc. Arrestati due osservatori ad Erzurum, uno dei quali successivamente rilasciato. Trovate a Sakarya schede di un altro distretto.
h 14 – 3200 nomi di militari della Gendarmeria aggiunti alle liste elettorali. Secondo l’agenzia DHA 3 persone arrestate a Suruc con 4 urne piene di schede.
h 12 – 3 osservatori tedeschi bloccati a Sirnak, 4 italiani a Batman e Diyarbakir e 3 svedesi a Bitlis.
h 11 – Numero ridotto di schede elettorali rispetto agli elettori ad Izmir. Aggressione ai danni di osservatori a Kocaeli. Multipli votanti nella stessa cabina a Suruc (da cui gli osservatori dell’OCSE sono completamente assenti). Pressioni su elettori anziani ed analfabeti ad Ankara per il voto al partito di Erdogan.
h 10 – Schede con voto già espresso per Erdogan reperite a Maltepe, Istanbul. Sempre ad Istanbul elettore fermato con due schede di voto. Gigantografie di Erdogan e del primo ministro Yildirim non rimosse da un seggio di Izmir. Urne già piene conteggiate a Suruc nonostante la maggioranza degli elettori non si fosse ancora presentata. Osservatori allontanati dai seggi ad Erzurum e ad Urfa, nella cui zona si segnalano un pestaggio ai danni di un elettore e voti espressi da uomini al posto di donne.
h 8 – Auto senza targa già avvistate nelle scorse elezioni in circolazione a Demirkapi, Istanbul. Fermato ad Ankara un elettore in possesso di busta e scheda elettorale (che devono rimanere all’interno dei seggi). Ingresso ai seggi impedito dalle Guardie di Villaggio nella cittadina curda di Coçkar.
h 6 – Elezioni in Turchia oggi. Con 250 giornalisti in carcere e 200 media chiusi negli ultimi mesi, le prime pagine dei giornali mainstream invitano a votare la coalizione AKP-MHP durante il silenzio elettorale. Divieto di vendita di alcool e consumo nei luoghi pubblici, chiusi i locali, divieto di porto d’armi per tutta la giornata.
(Fonti: Dokuz8 haber , Murat Cinar, Mutlu Civiroglu )
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