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Il progetto Pizzone II: la battaglia delle comunità locali e del Coordinamento No Pizzone II contro il colosso di Enel Green Power
Pubblichiamo questo contributo che riguarda il progetto di una centrale idroelettrica all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dal nome Pizzone II. Ci sembra importante perché approfondisce un aspetto del ragionamento complessivo di Confluenza rispetto al tema energetico, ossia l’idroelettrico, mostrando l’esempio concreto di sovrapposizione di impianti laddove ne esiste già uno; inoltre, sulla nostra strada abbiamo incontrato il Coordinamento No Pizzone II e abbiamo avuto così la possibilità di conoscere da vicino questa esperienza e rispondere all’esigenza di darne visibilità al di fuori dei confini regionali. La rete si allarga e soprattutto stringe i nodi con l’obiettivo di costruire una forza collettiva che avrà un primo momento di incontro il 29 e 30 marzo al Convegno nazionale sul tema della speculazione energetica che si terrà a Livorno.
I fatti
Il 7 agosto 2023, Enel ha inviato ufficialmente ai comuni coinvolti un progetto denominato Pizzone II, senza informare né coinvolgere le comunità che vivono nei territori interessati. L’opera prevedeva la realizzazione di una nuova centrale idroelettrica da 300 MW nel territorio di Pizzone, dove è già presente un impianto (da qui il nome Pizzone II), e l’installazione di condutture forzate che, attraverso un sistema di pompaggio, porterebbero l’acqua dal lago di Castel San Vincenzo (IS) a quello della Montagna Spaccata (AQ) e viceversa.
Solo pochi giorni prima della scadenza, il 7 settembre 2023, data termine per la presentazione delle osservazioni, alcun* abitanti della Valle hanno scoperto la presenza del progetto sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Nel giro di qualche ora, cittadin*, associazioni e alcuni dei comuni coinvolti hanno elaborato delle osservazioni per segnalare le numerose criticità dell’opera.
Da quel momento, Il Coordinamento No Pizzone II, nato come entità autonoma, si impegna a contrastare la realizzazione della mega centrale idroelettrica di Enel Green Power, attraverso l’organizzazione di incontri informativi, sit- in, manifestazioni e volantinaggio.
L’opposizione non si limita al progetto in sé, ma riguarda anche l’approccio adottato da Enel: la multinazionale sembra ignorare l’interesse e i bisogni delle comunità locali, tentando di imporre il proprio progetto senza adeguati approfondimenti in merito alle questioni ambientali, sociali ed economiche.
Enel punta all’approvazione del progetto a tutti i costi, anche forzando ogni normativa, così dimostra la richiesta di proroga della sospensione della VIA dai 120 giorni inizialmente concessi alla società a settembre, estesi senza giustificazioni valide fino al 31 agosto 2024. Nel frattempo, i comuni di Barrea (AQ), Alfedena (AQ) e Rocchetta a Volturno (IS) avevano impugnato la proroga al TAR Lazio.
A un anno di distanza, il 18 settembre 2024, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato la “versione rivisitata” del progetto.
Le criticità del progetto:
Le problematiche sollevate già in risposta al primo progetto si ritrovano nel secondo, benché di portata ridotta (150 MW), e riguardano gran parte la tutela ambientale e la compatibilità del progetto con il territorio. Tra i principali rischi:
- l’opera verrebbe realizzata all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e in alcuni siti di interesse comunitario come la zona umida del pianoro Campitelli, in violazione della legge 394/1991 istituita per tutelare le aree protette;
- gli scavi potrebbero compromettere irreversibilmente il regime delle acque, con il rischio di intercettare le falde deviando il corso delle acque;
- gli enormi cantieri comparirebbero sul territorio a ridosso dei centri abitati, dei laghi e di aree di grande pregio ambientale;
- le faglie attive presenti nel territorio appenninico in questione verrebbero attraversate dai nuovi condotti, aumentando il rischio sismico;
- gli scavi per la realizzazione dei tunnel e il passaggio continuo di camion genererebbero un significativo inquinamento acustico e atmosferico, con effetti dannosi sulla fauna e flora locali. L’area interessata dai lavori rappresenta infatti un habitat prediletto dell’orso bruno marsicano, specie simbolo del Parco e a rischio estinzione;
- l’oscillazione su base giornaliera del livello delle acque con intorpidimento dei laghi, renderebbe le sponde sempre meno fruibili, con inevitabili ripercussioni anche sul turismo e la perdita di attrattività dell’Alta Valle del Volturno accelererebbe il già esistente fenomeno di spopolamento e depressione socioeconomica.
La pericolosa superficialità di Enel
Il 18 ottobre scadeva il termine per inviare le osservazioni sulla nuova versione del progetto: il Coordinamento, la comunità civile, alcune delle amministrazioni locali e regionali coinvolte, e il PNALM hanno presentato le loro, evidenziando la totale superficialità e approssimazione con cui Enel sta affrontando un contesto così estremamente fragile e delicato.
Già nel primo progetto il Parco aveva infatti osservato come la relazione dell’Enel facesse riferimento a un impianto “eolico” anziché idroelettrico, riportando un refuso che evidenzia la superficiale attenzione da parte dell’ente. Il Parco ha poi sottolineato la mancanza di evidenze chiare e scientifiche per supportare le affermazioni di Enel, che minimizzano gli impatti ambientali come “di medio-bassa significatività e reversibili”: affermazioni che sembrano piuttosto frutto di valutazioni soggettive “senza alcun supporto bibliografico”.
Le analisi geologiche sono risultate altrettanto insufficienti: il progetto riporta una ricostruzione continua e regolare dell’andamento e della superficia piezometrica, mentre, come indicato dal PNALM, la falda “può presentare potenziali piezometrici differenti anche a poche centinaia di metri di distanza”. L’Enel non si è sentito in difetto ad ammettere la superficiale valutazione nella Relazione Tecnica riportando di aver “tentato” di valutare l’andamento della falda dell’acquifero interessato dalle opere di scavo, “benché non vi siano a disposizione misure recenti di soggiacenza delle falde acquifere riconosciute nell’area di studio”.
Le compensazioni:
Infine, le compensazioni proposte da Enel sono effimere e senza una reale conoscenza e comprensione dei bisogni delle comunità locali. Dalle piattaforme galleggianti alla realizzazione di parcheggi per automobili e camper e stazioni di ricarica per biciclette elettriche, tutto è presentato a sostegno della “fruibilità turistica e ricreativa”. Ma la vera ricchezza del territorio sono il capitale naturale e il turismo lento e sostenibile che le popolazioni cercano di tenere in piedi: l’unico futuro possibile, non quello voluto da Enel, è visto attraverso la protezione dell’ambiente.
Prospettive future
Ad oggi la partita si gioca su due fronti: il giudizio di ammissibilità della proroga della sospensione concessa dal Ministero e l’autorizzazione ministeriale sulla base della nuova versione progettuale.
Il Coordinamento è determinato a difendere il territorio contro un progetto che sfrutta le retoriche della transizione ecologica per giustificare interventi che in realtà mettono a rischio il patrimonio naturalistico del territorio, sotto la logica estrattivista di un colosso che non si preoccupa del territorio sul quale vuole agire, e delle sue reali necessità. Si tratta dell’ennesimo scontro tra i profitti delle grandi aziende e le comunità locali, pronte a resistere a queste operazioni speculative. Enel ha sottovalutato la determinazione di una popolazione, sulla quale pensava di calare dall’alto il progetto demolitore, e che invece non vuole fermarsi ad attendere quello che sceglieranno di fare della propria terra.
Le foto
Il Lago di Castel San Vincenzo e le Mainarde
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di Fabio Converio
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di Simona Carracillo
Il lago della Montagna Spaccata, Alfedena
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di Fabio Converio
Le piattaforme previste
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